APPROFONDIMENTI: la censura silenziosa – necrosi dell’Occidente terminale
La necrosi è l’insieme delle alterazioni di un organismo vivente che comportano la morte di cellule, tessuti e porzioni di organi. Si tratta di una morte traumatica, caratterizzata da una serie di modificazioni della forma cellulare. Se trasferiamo il concetto allo stato attuale della civilizzazione euro occidentale, non possiamo che prendere atto delle innumerevoli necrosi che ne stanno uccidendo la struttura. Ne individuiamo almeno una dozzina, un elenco non esaustivo, del tutto provvisorio. Le necrosi, infatti, invadono pezzi sempre nuovi dell’organo-civiltà, e determinano ulteriori crisi che rendono più penosa l’agonia a cui assistiamo.
Dilaga l’odio contro l’uomo bianco sessualmente normale, protagonista, fabbro della civiltà aggredita dalle necrosi. Si fa guerra alla mascolinità (e, indirettamente, alla femminilità). Avanza il fanatismo egualitario, da cui è esclusa l’economia, in cui domina la privatizzazione del mondo e l’accentramento verso l’alto, in pochissime mani oligarchiche, delle risorse, del reddito e delle opportunità. Viene diffusa l’ostilità verso la polarità sessuale e tutte le identità definite. Si espande una volontà di degradazione e di ri-creazione dell’animale-uomo verso il basso. E’ dimenticato e rimosso ogni passato sino al disprezzo della Tradizione e alla cancellazione di ogni costume, uso, idea comunitaria. Viviamo nell’ossessione di ridurre l’intera vita a calcolo, meccanismo, aritmetica.
Questo ha determinato, per l’azione congiunta dell’egoismo, dell’individualismo, della sfiducia e paura nel futuro e dell’odio di sé, il crollo della natalità dei popoli europei e la programmata sostituzione etnica, il cui ritmo va accelerando. La perdita delle tradizioni proprie, unita al disprezzo dell’autorità (il declino della figura paterna ne è il paradigma più chiaro) produce un nichilismo disperato figlio della perdita di senso dell’esistenza. Tutto ciò ha permesso la costruzione di un sistema di controllo totale della popolazione e di repressione delle idee, che avanza in parallelo con una forma impressionante di materialismo , alienazione mentale e decostruzione civile-culturale in nome del progresso, descritto come unione delle due religioni secolari che hanno sostituito quelle trascendenti; l’economia ( di mercato) e la scienza, rappresentata oggi dall’incipiente dittatura sanitaria costituita attorno alla pandemia, al terrore sparso da oltre un anno e mezzo e alla riduzione della vita a semplice esistenza biologica.
Un aspetto impressionante è la facilità con cui questi elementi, che chiamiamo, con Michel Foucault, biopotere (ossia potere sulla vita) stanno sconfiggendo la razionalità umana, la cultura e il diritto fondato sulle libertà vanto della civiltà europea e occidentale sin da Roma antica. E’ saltato, con divieti, intromissioni nella sfera intima, affermazioni dello stato d’eccezione (permanente) finanche l’habeas corpus, il possesso del corpo fisico da parte della persona. In particolare, sta cedendo la diga delle libertà concrete, eretta attraverso il diritto alla libertà di espressione, di movimento, di pensiero.
Una dittatura di tipo nuovo, le cui sbarre elettroniche non sono meno reali di quelle materiali, sta prendendo piede nell’indifferenza dei più, con la collaborazione impaurita di una maggioranza di terrorizzati per indottrinamento coatto. La censura è ancora – in parte- silenziosa, ma non per questo meno dura. Si resta sbigottiti dal distacco crescente tra la realtà e la legge scritta. Torna alla mente il canto XVI del Purgatorio di Dante, la riflessione di Marco Lombardo sul potere e il libero arbitrio, il celebre verso in cui afferma “le leggi son, ma chi pon mano ad esse? “. Nessuno, e la ragione profonda è la corruzione, materiale, spirituale e morale che proviene dall’alto e fa sì che la gente si conformi ai pessimi esempi che riceve.
L’era tecnoglobale, in questo senso, ha conseguito un conformismo e un’ignoranza assolutamente impressionanti. Nessuno ricorda l’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, il cui contenuto è il seguente: “ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. Sono rispettati la libertà e il pluralismo dei media. “Osservava un maestro di diritto che non serve avere ragione se nessuno la riconosce. A questo siamo: un edificio di libertà faticosamente conquistate distrutto giorno dopo giorno, necrotizzato nel silenzio più sconcertante. Tacciono le opinioni pubbliche addormentate e manipolate, tacciono gli organi di garanzia (tribunali, corti costituzionali) il cui unico compito sembra essere fornire eleganti giustificazioni teoriche alle malefatte del potere.
Non c’è più- se mai ci fu- un giudice a Berlino, al quale chiedere giustizia. I diritti di libertà dei quali teoricamente disponiamo sono carta straccia, resi inutili dallo strapotere delle reti sociali, della radio, della stampa scritta e digitale, dalle chiusure dell’università (una volta luogo per eccellenza della libertà di pensiero e indagine), dell’industria culturale. La maggioranza schiacciante dei potenti è allineata al discorso – unico e indiscutibile- politicamente corretto, alla proibizione verbale e del pensiero. I ribelli, i dissenzienti sono espulsi silenziosamente – nel senso che non hanno neppure più il diritto di tribuna – e perdono ogni influenza sociale. Il destino sono le catacombe, dalle quali, tuttavia, il cristianesimo delle origini trasse fortezza morale e slancio per vittorie durate duemila anni. Non si può più avere opinioni, né manifestarle. Lo impediscono le autorità pubbliche e le imprese private.
Le reti sociali e il vasto reticolo del potere tecnologico decidono chi ha diritto di parola e chi no: Facebook, Twitter, Google, Instagram, Youtube sono al di sopra delle legislazioni e degli Stati nazionali (di quel che ne resta) e fissano arbitrariamente i criteri non della libertà, ma della concessione della parola. Le reti sociali decidono quali contenuti si possono pubblicare, quali utenti hanno la possibilità di avere profili, pubblicare contenuti e immagini. Il grande imbroglio, la chiave di volta delle proibizioni è di natura etica, se è lecito usare questo nobile sostantivo: i custodi della nuova virtù, i neo puritani proclamano di difendere l’universo mondo da “discorsi e comportamenti che incitano all’odio”. Il criterio con il quale si determina l’odio – o il contenuto vessatorio – è privato, arbitrario, affidato all’impersonalità attiva degli algoritmi.
Tecnocensura esercitata da conglomerati transnazionali di aziende tecnofinanziarie più potenti degli Stati, vincolate all’agenda ideologica progressista globalista. Il pensiero unico- che diventa discorso unico- ha imposto un singolare clima di fanatismo ideologico in cui il politicamente corretto è la voce obbligatoria del padrone. Nessuno può sfuggire all’ atmosfera opprimente che copre tutto e circonda la vita quotidiana, di cui non sempre ci rendiamo conto con la necessaria chiarezza. Ci accontentiamo – servi volontari della gleba – del misero “diritto” di postare le immagini del cibo che consumiamo, di noi stessi nelle più varie situazioni o pose, di ripetere come scoperte geniali i più ridicoli luoghi comuni suggeriti dal potere.
Ci basta l’onda compiacente di messaggi seriali tutti della stessa natura, le parole d’ordine del Dominio che modellano un soggetto felicemente sottomesso, acritico, debole, allineato. Fabbricano un consumatore globale a taglia unica, il cretino globale digitale, alla ricerca non solo di merci sempre nuove, ma avido di contenuti insulsi, corrivi, che compiacciano i sentimenti più bassi, il godimento immediato, il piacere, i capricci /desideri più assurdi, egoisti, edonisti e materiali, meglio se antinaturali.
E’ un’era il cui relativismo sgomenta, nega la realtà, la natura e la verità, nella quale la politica diventa biopolitica, ferreo controllo da remoto. Il turbo globalismo impone un regime algoritmico di sorveglianza e repressione in cui la virtualità delle reti ci avviluppa ogni giorno, invadendo la quotidianità e la vita reale. Siamo sudditi “datificati”, un agglomerato di dati raccolti scrupolosamente per l’eternità, funzionali alla distopia fatta realtà, realizzata da quelli che “fanno il lavoro di Dio”. Basti pensare non solo alla mole immensa di informazioni che offriamo attraverso le reti sociali, le carte magnetiche che utilizziamo, gli apparecchi telefonici, le conversazioni e riunioni che in questo interminabile anno e mezzo di prova dittatoriale abbiamo svolto via Zoom e piattaforme similari. Quelle parole, quelle idee, quei volti e quei nomi- i nostri- sono a disposizione del Dominio.
Non ci rimane che l’autocensura, che pratichiamo modificando parole e concetti per sfuggire all’onnipotenza pervasiva degli algoritmi. Tutto nella post modernità può essere, tutto è possibile, secondo volontà e desiderio di ogni individuo-atomo. L’unica cosa non permessa è dissentire. Al Dominio, la libertà concessa ieri non serve più: non rientra nei piani. Il ribelle è letteralmente cancellato da questa falsa realtà. Chi osa opporsi, o soltanto dire- come il bambino della fiaba di Andersen- che il re è nudo, diventa nemico del popolo, un soggetto eliminato dai radar, uno strumento del male assoluto, etichettato, stigmatizzato da una quantità di aggettivi squalificativi applicati secondo convenienza dai numerosi servitori degli iperpadroni.
Nascono e diventano legge dello Stato – diritto chiamato positivo- sentimenti definiti delitti, l’omofobia e il giudizio negativo, riconvertito in odio. Vengono definiti nuovi peccati teologici, come l’accusa di non curarsi del pianeta e dell’emergenza climatica gridata dai megafoni del Dominio, l’Onu e – per i più emotivi- la triste ragazzetta Greta. Le accuse di delitti d’opinione – o addirittura abuso di sentimenti – condannano alla morte civile. Puntano il dito contro di te per maschilismo, xenofobia, eccetera. Decretano la tua morte civile, cui seguiranno la prigione e la confisca dei beni. L’inversione dell’onere della prova – vige non la presunzione, ma la certezza preventiva di colpevolezza – rende inutile ogni difesa, non soltanto nell’ambito sociale, ma anche dinanzi a una giustizia che non terrorizza ladri, assassini e mascalzoni, ma le persone normali, gli innocenti che non dovrebbero temere nulla.
In più, è in corso di completamento la dittatura sanitaria, tassello decisivo del regime di vigilanza globale e censura permanente. Non c’è posto per i dissidenti, i liberi pensatori, i ribelli, nella società sedicente aperta, tollerante, inclusiva, resiliente, sostenibile, digitale, ecologica, sanificata. Diventato cosa tra le cose, l’eretico è eliminato senza rimorsi: la superiorità morale autoproclamata dei servi del Dominio avalla tutto, e ha dalla sua la legge “positiva” dall’interpretazione discrezionale. Il pensatore tedesco coreano Buyng Chul Han ricorda che eresia significa in origine scelta, e l’eretico è colui che sceglie liberamente.
Non si può fiatare. La sinistra di ieri aveva una visione del mondo; quella di oggi, banditrice del nuovo, è semplicemente contro il mondo, contro il reale, a partire da tutto ciò che è tramandato e conserva tracce di storia. Ignora l’oggettiva decadenza etica e intellettuale, simboleggiata dalla costante diminuzione del quoziente intellettivo degli occidentali, mentre la destra, teoricamente antagonista, si limita a deprecare, senza smettere di fare affari e di centrare l’attenzione esclusivamente sull’economia, applaudendo il mercatismo e la fine dei diritti sociali.
La censura, imposta con la negazione del pensiero libero e l’imposizione delle parole conduce all’uniformità forzata della società. Per i nuovi inquisitori, i Torquemada color fucsia, l’esercizio della libertà di parola ha una linea rossa insormontabile: l’adesione al verbo progressista. Non si è mai vista una tirannia tanto insidiosa, tanto sottilmente crudele come l’attuale, la silenziosa dittatura tecnologica globale. Il Nuovo Ordine proibisce di esprimere idee che non si conformino al diktat dell’equivalenza. Per parafrasare un’immagine usata da Hegel, viviamo nella notte arcobaleno in cui tutte le vacche sono arcobaleno, un mondo in cui i ricchi fanno turismo spaziale e gli altri devono mangiare vermi e carne sintetica, bevendo, per non disseccare le fonti, acqua ricavata dall’urina, come ha fatto pubblicamente uno dei superpadroni, Bill Gates re delle punturine.
Twitter espelle gli utenti le cui opinioni considera scorrette. Lo stesso fa Facebook con i medesimi argomenti: messaggi di odio, omofobia, razzismo, mettere in dubbio le certezze dispensate h.24 dai sacerdoti della dittatura finanziaria, tecnologica e sanitaria, gli oscuri signori di Mordor del Biopotere. Lo fanno, dicono, per il nostro bene: è per codesto nobile obiettivo che utilizzano l’intelligenza artificiale, attivano modelli matematici per scoprire contenuti “inappropriati”. E’ anche per questo che i lettori talvolta si sentono delusi dai loro referenti di pensiero (il Dominio li chiama influencer…), costretti allo slalom speciale tra parole proibite, contenuti gravati dalla scorrettezza politica e concetti più allusi che espressi.
L’abbiamo già subito sulla nostra carne, ma non possiamo accettare che ci umilino e ci sottomettano all’ordine uniforme che i potenti offrono graziosamente allo schiavo rassegnato, o soddisfatto della sua condizione. Il gusto amaro che resta in bocca a chi collabora a mezzi di comunicazione dissidenti è un misto di rabbia e di impotenza, unita alla tenace volontà di non cedere. E’ evidente che il potere globalitario avanza con moto accelerato, ma sta apparendo qualche fenditura; le crepe esistono e bisogna saperle individuare, resistere e rafforzarsi nella lotta per la libertà di uomini e donne che hanno mantenuto salda la loro identità e la vogliono trasmettere ai figli. La censura ci fa paura e la dobbiamo subire, ma non accettiamo l’uniforme di schiavi.
Vogliono farla finita con noi e le nostre libertà. Ci possono riuscire, ma non vinceranno per sempre se manterremo lo spirito, se accenderemo migliaia di fuochi di ribellione, migliaia di scintille di verità, la reazione umana, naturale, contro l’oppressione del totalitarismo tecnico. E’ necessario recuperare la dignità e l’orgoglio di essere figli dei nostri padri e padri dei nostri figli. Non è facile, ma anche la marcia più lunga inizia con un piccolo passo. Abbiamo l’onore di impugnare la bandiera delle libertà, della verità, della realtà. Il mondo assurdo di lorsignori crollerà, come presentì Thomas S. Eliot, non con uno schianto, ma con un lamento.
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