APPROFONDIMENTI: La chimera della libertà
La chimera era una creatura mitologica dei popoli antichi. Per Omero “era il mostro di origine divina, leone la testa, il petto capra, e drago la coda; e dalla bocca orrende vampe vomitava di foco. “(Iliade, libro VI, 180-183). La biologia moderna ha aggiornato il profilo: la chimera è un animale con due o più popolazioni differenti di cellule geneticamente distinte originate da diversi zigoti. Sempre di mostri si tratta. In senso figurato, chimera è un’idea senza fondamento, un sogno vano, una strana, utopica fantasticheria. La chimera del presente è, disgraziatamente la libertà. Per il potere è un mostro da uccidere, per la scienza un’opportunità da cogliere per ridisegnare la natura, per noi- gente comune- è un sogno che svanisce insieme con la sua ancella minore, la democrazia.Libertà di pensare ed esprimersi compressa, libertà di muoversi, padroni di se stessi a partire dal corpo fisico, fortemente limitata. Sarà il virus, ma la ricreazione della libertà è finita. Il principe Antonio De Curtis, in arte Totò, avrebbe esclamato, davanti a chi affermasse che questo è il migliore e più libero dei mondi, “ma mi faccia il piacere! “. I tempi sono così brutti che possono essere affrontati solo con la leggerezza dei comici, unici fortunati che, ridendo, possono dire la verità. Ogni limite ha una pazienza, direbbe con il suo sorriso sbilenco il principe di Bisanzio, re della risata. Tra uomini e caporali (la massa conformista e servile) forse ripeterebbe: e poi dicono che uno si butta a sinistra! Bisognerebbe buttarsi a destra, se la destra politica abbandonasse la sua fascinazione per il liberalismo e smettesse di fare il solletico, per calcoli di breve periodo, al peggiore egoismo individualista.Fatto sta che la libertà è davvero diventata una chimera. Contro i popoli e le persone l’imbuto è impugnato dalla parte più stretta, mentre le oligarchie di potere stringono ogni giorno la presa. Una prova è data dal cosiddetto “grande reset”, termine che non sappiamo o vogliamo tradurre nella lingua di Dante, che significa nuovo inizio, cancellazione per ricominciare su nuove basi. Tutto deciso dall’alto, da un pugno di iperpadroni di cui i governi – autoproclamati democratici – sono il braccio armato. Se la cantano e se la suonano: la loro arroganza arriva al punto di fingere di fare opposizione a se stessi.Klaus Schwab, fondatore e direttore del Foro Economico Mondiale, ha affermato che il grande reset deve abbandonare il neoliberismo. Facce toste senza confronti, i banditori del Nuovo Ordine Mondiale osano dire senza arrossire di vergogna che “il fondamentalismo del libero mercato ha eroso i diritti dei lavoratori e la sicurezza economica, scatenato un cammino di deregolazione totale e una competizione fiscale rovinosa, ed ha permesso il sorgere di nuovi, massicci monopoli globali “ . Poiché sappiamo a nome di chi parla Schwab, corre un brivido lungo la schiena. Fingono di opporsi a se stessi per imporre un’agenda ancora più distruttiva, in cui, con il pretesto del virus e la virtuosa giustificazione di un’economia ecologica – l’aggettivo chiave è sostenibile – rastrelleranno quel che resta del reddito privato e dell’economia libera, continuando a diffondere finti diritti civili e restringere progressivamente gli spazi delle libertà concrete, politiche, di pensiero, opinione, espressione.Per chi non ci sta, cartellino rosso e marchio d’infamia: negazionista, diffusore di falsità, complottista, populista, eccetera. L’officina delle parole è sempre aperta e occorre prendere l’abitudine di interpretare al contrario i discorsi del potere, come il gioco infantile in cui si dice sempre il contrario di ciò che si vede e si pensa. Ce lo ha insegnato il bispensiero di Orwell: verità è menzogna. |