APPROFONDIMENTI: Un pensiero nuovo, un pensiero forte

 

APPROFONDIMENTI: Un pensiero nuovo, un pensiero forte

Siamo in dittatura. Da pochi giorni, non lo pensano, dicono e scrivono solo pochi isolati dissidenti. La dittatura, la proibizione, la sorveglianza, l’obbligo, ovvero il biopotere disciplinare, sono finalmente diventati, quasi all’improvviso, temi all’ordine del giorno nell’orizzonte mentale di molti. Una minoranza, ma non tanto piccola, come dimostrano le manifestazioni tenute in almeno cento città contro il passaporto sanitario. Capiremo nel tempo se una rondine non fa primavera, o se, invece, qualcosa è cambiato nell’immaginario collettivo.

Non è questa la sede per dibattere sulla natura del Covid 19, sull’evidente operazione di ingegneria sociale ad esso collegata all’interno del “grande reset”, ovvero la cancellazione del mondo di ieri e la riconfigurazione da parte del potere globalista di un’umanità diversa, disciplinare, un gregge zoologico dalla cui vita è scomparsa la libertà. A livello simbolico, ha un peso rilevante la presa di posizione dei due maggiori filosofi italiani, Giorgio Agamben e Massimo Cacciari, la solenne messa in guardia, pubblicata dall’Istituto Italiano di Studi Filosofici, nei confronti di un mondo in cui la discriminazione, l’obbligo e – specularmente- il divieto- diventano il destino obbligato dell’antiquato homo sapiens. Insomma, siamo entrati in uno di quei tornanti della storia dai quali usciremo cambiati in profondità.

I due temi decisivi sono la libertà- declinata nei suoi significati più ampi, filosofici, etici, ma anche pratici e quotidiani – e l’umanesimo, nel senso del recupero della centralità della persona umana, nella sua dimensione di essere senziente, politico perché comunitario, dotato di libero arbitrio, formato da corpo, anima e spirito. Sono i grandi interrogativi di sempre, costitutivi dell’essenza della condizione umana. Le ultime decisioni del potere globale, accolte dai governi, hanno finalmente scosso una parte dell’opinione pubblica.

Le popolazioni hanno taciuto per decenni dinanzi alla dittatura finanziaria, alla cui vigenza non hanno creduto; non hanno battuto ciglio dinanzi alla privatizzazione del mondo, estesa a risorse vitali come l’acqua, il cibo, i farmaci. Non hanno ascoltato gli allarmi, provenienti da varie parti, nei confronti dello strapotere dei giganti informatici digitali, ai quali è permesso addirittura di esercitare la censura preventiva. Hanno trascurato la messa in guardia dalla cancellazione generale della nostra civiltà e non sembrano in grado di reagire neppure di fronte alla messa in discussione- da parte di un apparato di comunicazione potentissimo – dei fondamenti della natura e della biologia.

L’uomo-Dio ha deciso che non esistono maschio e femmina, che maternità e paternità non siano ruoli assegnai dalla natura, che non sussista una polarità sessuale basata sulla coppia uomo-donna. Silenzio assordante su questa enorme negazione dell’ordine naturale. Indifferenza, incredulità, accuse di complottismo paranoico anche sul versante del controllo tecnologico: chip, carte elettroniche, l’abolizione progressiva del denaro contante, vengono considerati come comodità, opportunità e non altrettanti mezzi di controllo, sorveglianza, conoscenza di ogni aspetto ed attimo della vita quotidiana. Chi ha espresso opinioni dissonanti su questi argomenti decisivi combatte in solitudine, voce di chi grida nel deserto, mentre l’opinione corrente accetta di buon grado censure, insulti, stigmatizzazione sociale a carico di hi dissente.

Poi, a un tratto – ma la scintilla pazientemente alimentata sotto la cenere è servita a qualcosa – una misura, un provvedimento governativo, non solo in Italia, ha prodotto un risveglio che, per quanto ancora limitato a un settore minoritario di opinione, fa presagire che esistano spiragli, che non tutto sia perduto. Sono le avanguardie a cambiare il mondo.

Il passaporto vaccinale- che il pensiero debole dei colonizzati chiama green pass– ha fatto riflettere una buona volta. Qualcuno comincia a rendersi conto che viviamo in una dittatura – di cui l’emergenza sanitaria è diventata maschera e alibi – e che si sta giocando con le nostre vite, qui, adesso, subito. La violenza verbale di alcuni capitan Fracassa del Dominio ha prodotto effetti contrari: chi chiede confinamenti in casa, chi propone punizioni di ogni tipo, aggravi fiscali, divieti di lavoro, di vita, di movimento. Stavolta non tutti hanno abboccato. Riaffiora il fantasma delle libertà e quello – sotterraneo come un fiume carsico- dell’umanesimo ferito, cardini della civiltà figlia di Roma, Atene e Gerusalemme.

Una lunga premessa, o meglio la descrizione della cornice entro cui ci muoviamo, con lo scopo di rilanciare il tema decisivo: ci vuole un pensiero nuovo, ci vuole un pensiero forte. Si avverte l’urgenza di un nuovo paradigma; per Thomas Kuhn, esso non è semplicemente la teoria dominante, ma l’intera visione del mondo in cui quella teoria esiste, con tutte le implicazioni che ne derivano. E’ il momento di cambiare il paradigma e prendere atto che tutte le ideologie, le visioni, i modi di pensare del passato non reggono più e devono essere superate per sempre, attraverso sintesi in grado di individuare le criticità del nostro tempo e oltrepassarle con progetti nuovi. Non si può risolvere un problema con la mentalità che l’ha generato. Parola di Albert Einstein.

E’ irrazionale affrontare sfide totalmente nuove utilizzando strumenti vecchi. Allo stesso modo, non è sufficiente individuare problemi, criticità, drammi, deplorandone le conseguenze, senza riconoscerne le cause e operare per rimuoverle. Affermiamo da tempo che il male – non più oscuro- è la vittoria schiacciante del liberismo economico, diventato paradigma assoluto di un’intera concezione della vita, del mondo e della società che si presuppone addirittura unica, il solo “stato di natura” rimasto.

Il totalitarismo che ne deriva è una vera e propria bomba atomica scagliata contro l’umanità e contro ciascun essere umano per l’alleanza velenosa con il marxismo culturale, depurato dell’unica componente “liberatoria” che conteneva, l’ansia di attribuire a ciascuno dei diritti sociali. E’ rimasta la componente dirigista, totalitaria, tesa a normare, organizzare, imprigionare l’esistenza. L’esito di questa alleanza è il mondo globale in cui tutto si equivale, tutto è calato, organizzato, sorvegliato dall’alto, da una minoranza minuscola ma potentissima che controlla- in quanto possiede materialmente – le risorse finanziarie, gli apparati tecnologici, la ricerca scientifica, il potere culturale e mediatico.

I padroni universali intendono decidere su tutto e sono arrivati ad essere addirittura i proprietari del nostro corpo, in cui inseriscono sensori di controllo e inoculano preparati di cui non conosciamo la vera funzione e le conseguenze sanitarie ed antropologiche. Abbiamo talora citato un economista liberale, Friedrich Von Hajek, per il quale chi possiede tutti i mezzi, determina tutti i fini. Se esistono – e finalmente la gente se ne accorge sulla pelle – i padroni di tutto, noi siamo i loro schiavi, bestiame umano di cui vogliono stabilire il numero (siamo troppi!), la durata della vita, la salute e la malattia, le tecniche di riproduzione e le idee alla quali conformarci. Un’oligarchia estrattiva – nel senso doppio che estrae da noi il reddito, ma anche i dati e i metadati delle nostre vite- per la quale il resto dell’umanità non è che un gregge da trattare secondo principi zootecnici.

La sfida è talmente grande e inedita da far tremare le vene e i polsi. Per una volta, anche noi invocheremo il numero (“loro” sono una minoranza, noi un’enorme folla) per animare una rivolta- ideale ma anche concreta, quotidiana- la cui parola d’ordine deve essere libertà. Libertà “per”, libertà individuale e comunitaria, di pensiero, di movimento, ed anche libertà economica. Abbiamo ripetuto più volte che i padroni universali possiedono tutto e non intendono lasciare neppure le briciole. Uno slogan raggelante del Grande Reset è “non avrai nulla e sarai felice”. Già, perché tutto sarà nelle loro mani e la felicità di cui parlano non è che la sazietà dell’animale dopo il pasto, deciso in quantità, qualità, orario e luogo da lorsignori. E’ un terribile neo feudalesimo: i servi della gleba non avevano diritto di movimento ed erano costretti a prestazioni a favore del signore. Costui, per lo meno, aveva l’obbligo di provvedere al mantenimento dei servi. Ecco l’unica differenza, in peggio, rispetto al presente. 

Un pensiero forte non può che ripartire dai fondamenti, l’individuazione del nemico. Qualunque movimento nasce in opposizione a qualcosa o qualcuno. In queste settimane, le manifestazioni hanno come bersaglio le restrizioni alla vita, ai movimenti, alla libertà di scelta legate al Sars –Cov 2; Mario Draghi è stato individuato come nemico, raffigurato in divisa militare e con i baffetti di Hitler. Semplificazioni e banalità, ma intanto qualche italiano prende atto che non si tratta di un esponente politico, ma del commissario generale dei poteri forti. I più curiosi avranno scoperto il suo buio passato di svenditore dell’economia pubblica italiana ai poteri economico finanziari privati. Per alcuni aspetti, Super Mario è il nemico ideale, giacché la gente ha bisogno di “vedere” fisicamente colui a cui si oppone.

La confusione è grande sotto il cielo, dunque è il momento ideale per lanciare un progetto metapolitico all’altezza del Terzo Millennio, che getti nella spazzatura vecchi modelli, linguaggi sorpassati, contrapposizioni che hanno perduto senso. Vanno ricercate nuove sintesi e alleanze inedite, partendo da una lenta riconquista del territorio, attraverso associazioni, comunità, reti, singoli in grado di riunire attorno a un’idea e ad obiettivi precisi, e riconquistare, metro dopo metro, lo spazio pubblico e la sovranità perduta. Inutile la ricerca di sponde politiche: le organizzazioni esistenti sono – tutte, purtroppo- espressioni del Dominio. Un potere così astuto e potente da scegliersi, costruire, finanziare, le opposizioni di comodo di cui ha bisogno per legittimare il vuoto della democrazia e delle istituzioni. La parabola di Grillo insegna.

Inizia il lavoro per costruire una grande contenitore di idee, principi, linguaggio, valori da mettere a disposizione di chi vorrà impegnarsi, un centro di gravità da contrapporre alla dittatura multiforme, all’imbroglio arcobaleno di destra, centro e sinistra, residui di un passato che ha fatto sin troppi danni. Nel segno della libertà, della dignità dell’uomo, delle sue comunità, della dimensione pubblica, dei beni comuni da sottrarre all’arbitrio del mercato misura di tutte le cose. Individuati gli obiettivi, messi nel mirino i nemici, preso atto del carattere non redimibile del sistema, comincia la marcia, prende forma la battaglia delle idee.

Ne tratteremo ancora. Chiudiamo con un pensiero tratto da un romanzo umoristico, Tre uomini in barca, la storia di un viaggio lungo il fiume. A proposito di quanto sarebbe servito per l’avventura, un protagonista avverte: non porteremo con noi tutto quello che ci potrebbe servire, ma solo ciò di cui non potremmo fare a meno. Bagaglio leggero, idee forti.   

 

 

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