Campioni e campionari di Europa


 

Campioni e campionari di Europa

Finalmente.

Dopo esserci inginocchiati davanti a “razzismi” di ogni genere, dopo aver fatto improbabili trenini solidali e aver prepotentemente ribadito il nostro concetto (perché solo di concetto si tratta) che siamo tutti uguali perché tutti diversi, dopo aver discusso sul se fosse il caso di chiamare lo spinotto che collega la chitarra (purtroppo femminile) al jack (purtroppo maschile) e se invece sarebbe stato il caso di trasformarlo in  “jackka” o “ neutrojack”, dopo il tutto e il suo contrario, le lobbies delle idiozie e i denari che “non hanno colore” si sono dovuti fermare dinnanzi alla schiacciante vittoria dell’ Italia condita da poco fair play ( anche se hanno la presunzione di portarne l’etichetta) dei discendenti della perfida Albione alias l’Inghilterra.

Nel suo volto più genuino e naturale infatti, c’è quella medaglia da secondo posto messa e tolta dalla nazionale Inglese davanti alle telecamere; gesto di sintesi di come tutta quella “umanità”, che volevano farci trasparire con queste immagini ipocrite ed inutili, sia – come reflusso – rivenuto a galla nella sua più genuina forma.

E dovrebbe farci riflettere e a lungo perché è sempre e grazie allo sport che una società viene in maniera chiara fuori; perché è nel gioco del calcio fatto di business e di forzature di ogni genere ma soprattutto di regole che ci si dovrebbe accorgere di come stanno le cose al livello di assetto europeo ed extra europeo.

Del resto “i figli di quella corona senza scrupoli”, ritornati poi in un loro stato naturale ad “hulligans”, sono gli eredi di quello stesso “statista”, Winston Churcill, il quale   – dopo aver perso un’occasione di stare zitto oltre a quella di una possibile alleanza civilizzatrice con l’Italia stessa – era solito affermare che “gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono guerre come se fossero partite di calcio”.

Bontà sua se dall’ oltre tomba avesse potuto vedere tutto quello che a lui in vita è mancato; non solo “anima e core” ma anche e soprattutto vero fair play, per usare il suo stesso linguaggio e senso di quella extra territorialità che rende un popolo “sbagliato in tutto, traffichino in tutto” un popolo purtuttavia onesto.

Già oggi ci diranno che sono le mafie, le stesse che aiutarono i berretti verdi e le truppe inglesi a “occupare” l’Italia, a tifare per la nazionale; noi, fregandocene, diremo loro che, sebbene le stesse tifino la nazionale, il popolo italiano, con tutte le sue contraddizioni e amenità, è lo stesso che ha saputo, in maniera signorile, non raccogliere le volgari provocazioni e rispondere sul campo.

E’ un peccato – e di questo non vi può che essere anche dal sottoscritto un grande rammarico – che tutte quelle energie utilizzate per “sfogare”, almeno una volta ogni tanto, il nostro sentirci parte di un qualcosa, essere cuore di una nazione, possa funzionare solo ad europei e mondiali; così come è peccato che tutte quelle energie di popolo non possano essere convogliate nei palazzi del potere a difesa di quella bandiera indegnamente in mano a quel bivacco di soggetti che riempiono i posti che in passato furono di veri senatori e parlamentari.

Anche per questo però sarà necessario educare le persone; riiniziare partendo dalle differenze che esistono, ci sono ed è bene che ci siano perché solo se “ se si sa chi si è si può”.

Differenze di sicuro fatte per unire non per dividere ma che partano dalla persona, la stessa in grado di debellare quel concetto, molto illuminista poco illuminato, di individuo che sta demolendo e ha demolito la società civile con la complicità del potere   più meschino e scabroso che nella storia del cammino umano possa esserci.

 

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