Caro Indro ti scrivo

 

Caro Indro ti scrivo

Così mi distraggo un po’ avrebbe continuato una canzone del celebre Dalla. Qui invece di distrazioni ce ne sono a iosa quindi per chi ancora li ha consiglio vivamente di tenere  aperti gli occhi.

E’ di qualche giorno fa uno dei tanti filmati “vomitati” dal circuito di amici che ho attraverso la rete in cui un Indro Montanelli in gran forma viene intervistato da Alain Elkann in una trasmissione che andò in onda dal 1995 al 2001 dal titolo “la settimana Montanelli “ovviamente “ben nascosta “ dalla rete di “dis-informazione” nazionale. [di seguito il link per vedere l’integrale della intervista  https://youtu.be/KBt_mtaU6rs )

Ci sono delle risposte per alcuni forse provocatorie  e tendenti al populismo, per altri, “ limitati “ forse come il sottoscritto, spaesanti e apocalittiche.

La disamina che fa del popolo Italiano, a distanza di 30 anni e più di quella intervista/profezia, in cui lui dice che noi siamo un grande popolo che purtroppo però, andando fuori a dare il contributo, non ha problemi a fondersi con la società che trova, è naturalmente vera.

E fa l’esempio degli ebrei che, pur essendo ancora alla ricerca di una “terra promessa”, vivendo negli angoli più remoti di madre terra, non hanno perso di certo la loro morale ( nel senso latino del termine ), il loro retaggio, il linguaggio e tutto ciò che fa sì che un gruppo di persone si possa identificare con l’appellativo di popolo; e cita anche altri popoli che, pur essendo immigrati,  conservano a tutt’oggi il bagaglio positivo e negativo delle prorie tradizioni.

Noi, fatta salva la madonna e il mandolino, in sparuti casi oramai siamo risucchiati dal sistema ospitante; motivo per cui se andiamo in Germania diventiamo “ ultra tedeschi” e così in Inghilterra, Svezia,  Norvegia,  America… Non è un caso che è stato un nucleo ben strutturato di

“ terroni” a costituire nel Nord Italia la passata Lega Nord e non mi stupirei se un domani un Nigeriano rivendicasse più diritti dei miei ad essere Italiano nella forma e contenuto perché purtroppo noi sappiamo essere tutto ma non conserviamo nulla.

La chemin du massacre ( VEDI COME è LA CAMICIA DEL MASSACRO ) viene indossata già con la prima non troppo battuta “donatagli alacremente” da Ugo Ojetti che gli disse: “ ma tu non hai ancora capito; questo è un Paese di contemporanei senza antenati ne successori; non legge la sua storia non la sa ed è per questo che è condannato a vivere senza memoria “

Un dato di fatto è questo: singolarmente siamo tutti  Leonardo, Michelangelo, Enrico Fermi o Mattei che sia, ma poi, a livello di popolo o comunità, diventiamo  una sparuta moltitudine di senza terra, senza fede, senza tradizione, senza storia, insomma senza “comunità”.

Non servono tanti giri di parole per dargli ragione; e se qualcuno può pensare che i fessi hanno ragione, anche se non ha fatto mai la conta dei suoi, che con la scusa dell’opinione hanno legiferato, indottrinato e con la scusa del pensiero democratico inculcato ed educato ad un sentire comune, non si preoccupi allora di giudicare il buon Montanelli come “ l’ultimo dei fascisti”. Al di là della Ideologia è la Storia a dargli ragione: la stessa in cui cadiamo –  per dirla con una canzone  – “io e te “

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