Che fine ha fatto l’estetica della musica? [7]

 

Che fine ha fatto l’estetica della musica? [7]

Di Agostino, del suo stile e della sua filosofia, ci sembra importante ed urgente riscoprire la capacità di contemplare la Bellezza, anche nella musica. Contemplare, che letteralmente significa guardare a lungo, osservare con attenzione una qualcosa che desti meraviglia ed ammirazione, è un verbo tanto caro ai filosofi di un tempo, anzi con certezza possiamo dire che è il verbo motore dell’attività filosofica, nata come contemplazione della conoscenza, del sapere, delle cose, delle idee, e richiama a sé la prerogativa dello stupore, del meravigliarsi davanti s tutto ciò che ci circonda, scorgendovi un bene che figura come desiderabile e positivo per noi. Agostino vive di contemplazione costantemente e nel De musica ce lo dimostra e ce lo sottolinea, a più riprese, proprio per evidenziare l’atteggiamento filosofico con cui trasmette ciò che, prima, ha contemplato e riflettuto.

La contemplazione ha un vero e proprio primato, che Agostino ribadisce con convinzione, in quanto è l’esigenza primordiale del cammino filosofico, fardello che nessuno impone ma che dobbiamo portare durante la ricerca fino all’acquisto della verità, e che anche qualora ci venisse addossato da altri dovremmo comunque accettare e portarlo lietamente perché non è possibile filosofare senza il sacrificio della ricerca. Sottolinea Agostino che la contemplazione è anche un andare alla fonte per attingere le virtù di ciò che si contempla e, in seguito, portarle alla vita quotidiana e agli altri, per dissipare le tenebre dell’errore e permettere a quante più persone possibile di bearsi della contemplazione stessa[1]. È facile rivedere qui la missione che Platone dichiarava quando, nel mito della caverna[2], mostrava come il filosofo, decisosi ad uscire dalla caverna ed essendo riuscito a contemplare la verità del mondo e delle idee, doveva ritornare dentro la caverna per trarre in salvo dalla menzogna delle apparenze e degli errori i suoi amici. Ugualmente Agostino traccia una via contemplativa che è redentiva e che, nel suo sviluppo cristiano, sarà l’itinerario di santificazione, per giungere alla somma contemplazione che è quella di Dio, alla quale dedica tutto il libro De Trinitate. Il discorso agostiniano sul primato della contemplazione si riduce al primato dell’amore della verità, che è il primato dell’amore di Dio; all’eternità della vita contemplativa rispetto di quella attiva, che dura solo in questa vita; infine all’altezza dei doni che accompagnano il vivere contemplando e la beatitudine cui si giunge a godere.

La contemplazione, via estetica agostiniana prediletta, si fonda su un ulteriore elemento che ora vogliamo richiamare, avviandoci alla conclusione: l’amore.

Nella tradizione classica, la via estetica è il primo gradino al filosofare. Scrive Agostino:

In gergo popolare si chiama filocalia[3]. Non disprezzare questo termine a causa dell’uso non letterario, poiché filocalia e filosofia sono denominate quasi da una medesima radice e vogliono apparire sorelle e lo sono. Che cosa è infatti la filosofia? L’amore della sapienza. Che cosa è la filocalia? L’amore della bellezza. Informati dai greci. Ma che è dunque filosofia? Non è essa la vera bellezza? Son dunque veramente sorelle e nate da un medesimo genitore. Ma questa, impedita di salire al suo cielo dal visco della libidine e chiusa nella fossa dei profani, ha tuttavia ritenuto la comunanza del nome per avvertire chi la usa a non disprezzarla. Spesso dunque la sorella, che vola nel libero cielo, la riconosce, sebbene sia senza penne, insudiciata e bisognosa, ma raramente la libera. Difatti soltanto la filosofia è competente a riconoscere le origini della filocalia.[4]

Dunque, la filocalia è l’amore per la Bellezza, amore che trova la sua sorgente e il suo fine nella contemplazione di essa. E ciò altro non è che la realizzazione della kalogakathìa di cui abbiamo parlato.

 

 

[1] Cfr. A., C. Faust., 22, 52-56.

[2] Il celebre “mito della caverna” di Platone, che troviamo nel Republica (VII, 514b-520a), merita di essere ripetuto. Il filosofo racconta di una caverna profonda, stretta ed in pendenza, simile ad un vicolo cieco. Sul fondo ci sono gli uomini che sono nati e hanno sempre vissuto lì, i quali sono seduti ed incatenati, rivolti verso la parete della caverna. Non possono liberarsi, né uscire, né vedere quel che succede all’esterno. Fuori dalla caverna vi č un mondo normalissimo: piante, alberi, laghi, il sole, le stelle. All’ingresso della caverna c’è però un muro dietro il quale ci sono persone che portano oggetti sulla testa: da dietro il muro spuntano solo gli oggetti che trasportano e non le persone, un po’ come il teatro dei burattini dove si vedono solo i figuranti ma non le persone che li muovono, dice Platone stesso. C’è poi un gran fuoco, che fornisce un’illuminazione differente rispetto a quella del sole. Questa è l’immagine di cui si serve Platone per descrivere la nostra situazione e per comprendere occorre osservare una proporzione di tipo A : B = B : C. La caverna sta al mondo esterno così come nella realtà il mondo esterno sta al mondo delle idee. Nell’immagine platonica, il mondo esterno rappresenta un mondo ideale, volendo illustrare la differenza di vita nel mondo sensibile rispetto a quella nel mondo intellegibile. Noi siamo come questi uomini nella caverna, costretti a fissare lo sguardo sul fondo, che svolge la funzione di schermo: su di esso si proiettano le immagini degli oggetti portati dietro il muro. La luce del fuoco, meno potente di quella solare, illumina e proietta questo mondo semi-vero. Gli uomini della caverna scambieranno le ombre proiettate sul fondo per verità, così come per le voci degli uomini dietro il muro, che invece è solo l’eco delle voci reali. Gli uomini della caverna avranno, quindi, un sapere basato su immagini e passeranno il tempo a misurarsi a chi è più bravo nel cogliere le ombre riflesse e tale è l’unica forma di sapere a loro disposizione ed il più bravo sarà colui il quale riuscirà a riconoscere tutte le ombre. Ora, supponiamo che uno degli uomini incatenati riesca a liberarsi: subito si volterà e comincerà a vedere fuori gli oggetti portati da dietro il muro non più riflessi sul fondo della caverna; uscirà dalla caverna piuttosto riluttante perché infastidito dalla luce solare alla quale non era abituato; quando finalmente sarà fiori del tutto si sentirà completamente smarrito e disorientato, comincerà a guardare indirettamente la luce solare riflessa sul lago. Man mano che la vista si abitua guarda gli oggetti veri: gli alberi, le piate, i fiori e via dicendo, poi in un secondo tempo le stelle e infine riuscirà perfino a guardare il sole.

Curioso è che l’atto di voltarsi da parte degli uomini nella caverna venga espresso, in greco, con la parola “convertirsi”: è l’atto fondamentale per il cambiamento della propria prospettiva esistenziale. Le cose dietro il muro riflesse nello specchio d’acqua rappresentano la dianoia, gli enti matematici; gli alberi ed i fiori sono invece le idee vere e proprie, la noesis. Il sole, invece, è il Bene in sé. Le stelle sono le idee più elevate (ideali). L’uomo che è fuggito dalla caverna e ha visto tutto si trova in una situazione piuttosto ambigua, perché da un lato vorrebbe rimanere all’aperto, mentre dall’altro sente il bisogno di far uscire anche i suoi amici incatenati nella caverna. Alla fine decide di calarsi nuovamente là dentro e, quando arriva in fondo, non vede più niente, è come accecato. Sostiene di essere tornato per condurli in un’altra realtà, ma essi lo deridono perché non riesce più neppure a vedere le ombre riflesse sul fondo. Lui, però, continua a parlar loro del mondo esterno, ma i suoi “amici” lo deridono e si arrabbiano arrivando addirittura a fargli violenza. Qui Platone, riprendendo velatamente la storia di Socrate, ci vuole fari riflettere sugli uomini che hanno visto realtà superiori e cercano di farle conoscere agli altri, ma le persone non accettano la rivelazione della verità.

[3] Dal greco Φιλοκαλία, letteralmente significa “amore della bellezza”.

[4] Cfr. A., C. Acad., II, 3, 7.

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