Che ne sarà di noi

 

Che ne sarà di noi

Proprio così recitava una vecchia canzone del noto Grignani; pur non essendone un fervido fan ricordo che c’era una strofa dove diceva: “Ma è vero che oltre la salita/ lo hanno visto in tanti già
c’è la vita, la vita, la vita”.
Si: la vita. Ma quale?

Nei periodi di malattia e di pestilenza è lì e solo lì che si vede il volto degli Uomini; siamo capaci di essere ciò che non siamo quando “tutti stiamo bene” buttando il cuore e l’anima oltre l’ostacolo e facendo quadrato nel superarlo ma poi? Al di là dello #stareincasa quando questa pandemia finirà ci renderemo conto di quanto volontariamente abbiamo fatto in tempi di Salus Rei Pubblicae per uccidere noi stessi quei contatti sociali che dovrebbero farci sentire parte integrande del vivere stesso? Siamo così bravi adesso a battere le mani a creare un nuovo paradigma di eroi nazionali fatti da medici in prima linea ed infermieri e poi? Poi ritorneremo ai nostri campionati europei che si svolgeranno perché il dio denaro comanda e comanderà su tutto e tutti; torneremo allo spread, al PIL e a tutto ciò che ha fin ora regolato e sta continuando a regolare la nostra esistenza.

Torneremo ad essere comandati “da quello o da quell’altro reuccio Europeo” e prima ancora che da loro, da fogli excel e grafici più o meno accreditabili.

Torneremo ad essere tutta quella pantomima che siamo quando piuttosto che confrontarci verbalmente guardandoci negli occhi e rendendoci conto che humanitas nel senso più specifico del termine è ritorno alla terra, faremo ancora uso dei “ponti piattaforme “social perché in quel caos quotidiano “ non abbiamo tempo per”. Ci ri-comporteremo come abbiamo sempre fatto e il Covid 19 “venutoci ad insegnare qualcosa “ se pur “ non in pace ma in una guerra dove tutti siamo coinvolti” non ci ha insegnato nulla; ci appelleremo alle parole di un Papa o di un Imam o di un Rav ma solo alla forma  all’ apparenza; avremmo ancora bisogno di una Greta per parlare di ciò che abbiamo come le nostre stesse mani distrutto o contribuito a farlo, e ci asciugheremo la coscienza nella bandiera Guelfa o Ghibellina che a secondo del nostro piacere sosteniamo, e allora? Resteremo umanuncoli; sempre e solo così.

E questo momento non troppo di passaggio che ci avrà insegnato? nulla come la Storia stessa mistificatrice non ci insegna.

Ricrocifiggeremo insomma, lo stesso Cristo e poi ci faremo il segno della croce davanti a lui quando tramite autocertificazione avranno appurato che è lui il messia ma potrebbe arrivarne un altro. Faremo gli stessi “orrori “di sempre e se lì farà qualcun altro meglio! Così lo potremmo condannare perché noi al posto suo non li avremmo fatti mai. E in che cosa saremo diversi da chi portava una clava, un ascia bipenne o il gladio o una spada? Dal fatto che se ce lo permetteranno “ci darem’ battaglia” sui campi di twitter o all’ ultimo whatsapp? Chiamandoci amici o fratelli o semplicemente contatti ci illuderemo che il virus è passato; festeggeremo per le strade il nostro senso di inquietudine da isolamento e il giorno dopo – come il primo gennaio sul 31 dicembre – ci sentiremo ancora più soli, ancora più falsi, ancora più inermi, ancora più inutili. E le nostre coscienze non le potremo di certo lavare con l’Inno di Mameli e nemmeno con Azzurro o con tutti i flash mob di questo mondo se non avremmo imparato anzitutto il nuovo paradigma che questo “sterminator cortese” non ci ha insegnato.

Saranno inutili i giorni della Memoria e della tanto declamata Shoah se non capiremo che lo sterminio passa comunque e sempre dal vulgus che non è poi così tanto inerme ma si comporta ed è -a tutti gli effetti – complice di una esistenza fondata sul delitto.

E il motto “mors tua vita mea “riecheggerà indefesso; e mai sconfesserà ciò che – a parte la creazione della cravatta come politically correct – ci permetterà, lestofanti mercenari e boia travestiti da mêtre di essere ahinoi ciò che sempre siamo.

E il virus prima che dalla medicina perirà per la nostra ignoranza; la stessa che ha governato i secoli, la stessa che continua a mettere al rogo tutto e tutti …

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