Colpirne uno per educarne cento (o di come Xi Jinping, senza saperlo, ci sta salvando)

 

Colpirne uno per educarne cento (o di come Xi Jinping, senza saperlo, ci sta salvando)

In Occidente ci dimeniamo da quasi trent’anni in problemi la cui soluzione assoluta sarebbe alla portata, ma viene rifiutata in virtù di problemi morali, etici o di opportunità costi (sicuri) e benefici (probabili ma non sicuri).

Uno di questi è che quando troppa ricchezza di accalca attorno a poche persone od enti essa diviene progressivamente pericolosa. La soluzione sarebbe quella di impedire questa aggregazione, o attraverso mezzi per evitare questa aggregazione (leggi patrimoniali, tassazione progressiva, leggi sui lasciti, ecc) o attraverso strumenti per rompere queste aggregazioni (leggi antitrust, interventi mirati, ecc).

Sul motivo per il quale queste aggregazioni siano dannose e debbano essere evitate, esso è talmente condiviso che non c’è davvero motivo di ripeterlo. Praticamente ogni scuola di economia politica considera l’accumulo di ricchezze o un fenomeno negativo o un brutto indice da evitare. Persino la scuola neoliberale, teoricamente, considera l’accumulo di ricchezze indicativo di un sistema poco performante in cui qualcosa (secondo loro lo Stato, ma nessuno è perfetto) si è rotto.

In Occidente noi assistiamo a questo accumulo con molti lai e poche azioni concrete. La tassazione è diventata progressivamente regressiva, e dove (come in Italia) essa sia rimasta progressiva ha perso in efficienza ciò che ha guadagnato in esosità. Altrove si è tentato, perlomeno, di costruire sistemi di vasi comunicanti in cui un po’ dell’assunto magico della Trickle-down economy si verificasse. Poco ha funzionato, e quando le cose cominciavano a funzionare (legislazione socialdemocratica) prontamente è stata smantellata.

In Cina è recente la notizia della lotta lanciata dal PCC a Jack Ma. L’antefatto è molto semplice: Jack Ma attraverso ANT group, una controllata di Alibaba, aveva dato inizio ad una scalata economica per costituirsi come fornitori di servizi finanziari. Il PCC (nella persona dello stato cinese) prima ha bloccato questa scalata con i mezzi legali relativi (potere interdittivo degli organi regolatori), e poi con mezzi meno cristallini ha isolato Jack Ma, reo, peraltro, di aver rotto il patto per cui i ricchi non fanno politica chiedendo allo stato cinese una serie di riforme liberalizzanti.

Perchè i cinesi si sono comportati così? Per due motivi (credo):

 

  • Perchè in Cina c’è una grossa fetta di operatori che chiede una riforma delle regole economiche verso maggiori libertà, e questo era prevedibile. Se è glorioso arricchirsi i compagni poi si vogliono arricchire sempre di più. Lo stato cinese questo lo sa, ma sa anche molto bene (e lo ha imparato dalla dissoluzione russa anni ’90) che gli oligarchi non devono mai fare politica. Quindi il ritmo delle riforme e la loro delineazione è sempre nelle mani dello stato e del Partito, e il peccato di Jack Ma non è stato tanto dire alcune cose, ma farsene interprete politico. Con una mano Pechino fa uscire il nuovo codice civile che acclimata meglio le imprese e ne garantisce alcuni diritti fondamentali, dall’altro ribadisce che i ricchi NON fanno politica in Cina.

2) Perchè i cinesi hanno letto Roosevelt, e sanno che si parla in modo mellifluo ma ci si porta sempre dietro un bastone. Per decenni il governo cinese ha trattato gli arricchiti e gli imprenditori cinesi con la carota, adesso gli ricorda (in grande stile) che c’è anche il bastone. Se (come sembra) Alibaba verrà smembrata (o, si mormora, ma è improbabile, nazionalizzata) Xi Jinping avrà dimostrato come si prendono contromisure contro l’aggregazione di ricchezze. Se Hegel ha ragione e la quantità diventa qualità dopo un certo livello, lo stato cinese sa molto bene che bisogna interrompere l’accumulo di quantità prima di questa soglia.

 

Noi inorridiamo di fronte a questo agire, ma nella realtà languiamo di fronte ai Gates, ai Bezos e a molti altri con i quali stati, organi regolatori e milioni di cittadini vorrebbero fare la stessa identica cosa. Xi Jinping ricorda a tutti (ma agli occidentali, con cui firmerà un accordo tra breve, un po’ di più) che la politica deve terrorizzare l’economico, ricordargli sempre che è lì perchè ha una concessione per starci. Tutti i soldi di Jack Ma, in Cina, non comprano la sua sicurezza politica. I soldi, ci ricorda Xi Jinping, non difendono dal potere (se il potere si ricorda chi è).

C’è una ineguaglianza di fondo tra l’ordinatore politico e l’ordinatore economico. L’esempio cinese costituirà, negli anni a venire, il più grande monito a tutti di come il Politico possa e debba sopravanzare l’ordinatore economico. Come il timore della rivoluzione bolscevica ha per decenni costretto le classi industriali e dirigenti a forme di socialdemocrazia, così la paura del dirigismo autocratico cinese farà abbassare la cresta al mondo s-catenato dell’impresa occidentale.

Sempre che le forze economiche non riescano ad imporsi anche in Cina.

PS: No, non c’è il comunismo in Cina, non va tutto bene e Xi Jinping non verrà a salvarci da Jeff Bezos. Le autocrazie sono per loro natura accondiscendenti come le democrazie, perchè hanno soglie di confidenza più basse. Ma rimane il fatto che abbiamo assistito al colpo battuto da un Katehon della superiorità del politico.

 

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