Mala tempora currunt, possiamo dire coi latini. Non vi sono dubbi circa la portata escatologica di quanto stiamo vivendo, né tantomeno per quanto riguarda ciò che ci aspetta, ormai sempre più chiaro e svelato anche dai burattinai e dai carcerieri di questo mondo. Ciò che invece è, forse, meno chiaro, è quale sia il nostro ruolo in questo momento della Storia, cosa sia richiesto a noi, personalmente, uno ad uno.
Capita spesso nella vita di domandarsi quale sia il proprio scopo, la propria missione, cosa ci stiamo a fare in questa vita; non con la stessa frequenza, però, si passa dal quesito alla scelta e alla conseguente azione, facendo la nostra parte, realizzando quel fine di cui si ambisce la conoscenza e il traguardo. Per dirla in parole semplici, è facile lamentarsi che il mondo va male e la vita fa schifo, ma non è altrettanto facile compiere una scelta e cambiare le cose, cambiare la propria vita, cambiare la società intera. Nel momento in cui una buon’anima acquista la consapevolezza che la propria vita ha valore e che può fare qualcosa per evolversi e trasformarsi, così da fare la stessa cosa anche per gli altri, ecco che subentrano ragionamenti infiniti e contorti, calcoli smisurati sulle spese e sull’utile, e minuto dopo minuto una serie interminabile di pensieri ed emozioni negative vanno a massacrare tutti i buoni propositi maturati fino a quel momento. Crollata la speranza, crollano i fatti, e si torna a punto e a capo. Niente è cambiato, la solita vita va avanti, forse addirittura peggio di prima, ma va bene così perché, ci viene detto, bisogna essere realisti e non siamo nessuno per poter pensare di cambiare il mondo; dobbiamo metterci al nostro posto, assolvere i doveri del nostro stato di vita così come la società ci indica, rispettare tutto e tutti in nome di non si sa di preciso quale legge del “si è sempre fatto così”.
È impressionante, se ci fermiamo a pensare un attimo ed osserviamo noi stessi, come sia esattamente questo il problema dell’ora presente: la soluzione a tutto la abbiamo già, è dentro noi stessi, anzi siamo noi stessi, ma siccome ci è sempre stato detto di fare in un certo modo e di rispettare determinate regole, non cambiamo mai e niente, attorno a noi, cambia. La programmazione interiore che la società – il cosiddetto “sistema” – fa di noi è pressoché totale: ci viene lasciata l’illusione di avere libertà e di poter fare di noi ciò che vogliamo, ma in realtà restiamo all’interno dei limiti della gabbia dorata in cui veniamo intrappolati sin da piccoli, godendo del sadismo dei nostri carcerieri, ed anzi omaggiandoli come benefattori dell’umanità ogni qual volta ci sentiamo in piacevole sintonia con loro per le briciole o i bocconi che ci lanciano dal di là delle sbarre, rinchiusi in quello spazio che noi pensiamo essere “libertà” ma che, in realtà è vera e propria schiavitù. E niente, lo ripeto, cambia. Tutto resta identico, il sistema prosegue indisturbato il suo corso, la vita è un accontentarsi perpetuo e il mondo crolla inesorabilmente, ma a noi va bene perché ci basta avere la Champions League, i reality show e qualche nuovo prodotto del mercato da consumare con acquisti compulsivi su qualche sito web.
Fermiamoci un attimo. Osserviamo.
Vogliamo davvero continuare a vivere così?
La verità è che noi e soltanto noi stessi, singolarmente, anzi personalmente in tutta la nostra inestimabile dignità, possiamo cambiare le cose, a partire dal cambiare noi stessi. Osservarsi è il primo passo per svelare le trame delle sovrastrutture che ci sono state costruite sopra dalla società distopica in cui viviamo: “conosci te stesso” è il leggendario motto delfico e fine di tutta l’esperienza filosofica, nonché primo passo per risvegliare le coscienze e trasformarsi. Cambiare il proprio modo di pensare e, dunque, di vivere, perché il potere è in mano a noi, e questo gli uomini di Potere lo sanno molto bene e lo temono, motivo per cui ci tengono in schiavitù senza farci vedere con chiarezza le catene. Tutto il cosiddetto sistema crolla – e crollerà – nel momento in cui non ha più chi lo alimenta, ma ci sbagliamo se pensiamo che dipenda da qualcun altro, che sia costituito da, non si sa, elementi eterei o chissà cosa: siamo noi parte del sistema, ed abbiamo la libertà di scegliere se esserne oggetti o soggetti e, quindi, creare o trasformare.
La libertà, questa parola meravigliosa per la quale si lotta da secoli, convinti che sia un qualcosa di esterno, un tesoro nascosto sull’isola deserta; quando, invece, è dentro di noi, solo che la mappa per comprendere questa verità ci è stata di proposito tolta, occultata, secondo il già più volte ricordato principio del dividere per comandare, che vale anche per la singola persona.
Urge, come un imperativo categorico, come un grido della coscienza che si dirama nel mondo, di prendere consapevolezza e cominciare ad essere noi il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo. Cambiare mentalità, costituire un pensiero nuovo, forte, vero, volto al bene, è la nostra missione, ma tutto questo può avvenire soltanto a partire da noi stessi, con una scelta libera della propria volontà. Le costituzioni politiche, economiche, scientifiche e via dicendo vengono strada facendo, poiché cambiando il tutto che è in noi cambia anche il tutto che è “fuori” da noi.
Compiamo una scelta. Per uscire da questo Matrix, la scelta spetta a noi. La rivoluzione globale è in atto, nell’ora presente.