Dopo Verona. La famiglia è di destra?

 

Dopo Verona. La famiglia è di destra?

Il congresso delle famiglie di Verona ha chiarito molte cose. Il crinale amico-nemico è apparso più netto dopo l’isterica contromanifestazione preventiva, gli attacchi scomposti della grottesca troupe itinerante degli indignati di professione, l’imbarazzo umiliante della Chiesa cattolica, la presa di distanza dei cosiddetti moderati, la discesa in campo dell’intero corpo d’armata del sinistrume mediatico, culturale, politico. Nell’anno del Signore 2019, la famiglia è di destra. Chi ci segue conosce la nostra idiosincrasia per il termine. Eppure, il nocciolo della questione, lo diciamo con tristezza, è tutto qui.

Altrettanto lo è affermare che il sole sorge ogni mattina e i bambini hanno un padre e una madre. Lo spettacolo devastante di odio, triviale intolleranza, la discesa in campo dell’anti Italia dinanzi al congresso delle famiglie dovrebbe aprire gli occhi a chiunque abbia occhi per vedere e cervello per pensare.

L’Occidente terminale ha trovato il suo nemico definitivo, l’ultimo da sgominare, la famiglia appunto. I bambini non devono avere un padre e una madre, addirittura non è bene che si distinguano tra maschietti e femminucce; la sessualità tra uomo e donna è solo uno tra i tanti “orientamenti”, il più fastidioso, giacché porta a nascite indesiderate. L’omosessualità è bellissima, l’eteropatriarcato è una schifezza.

La battaglia sui principi fondanti di una società è più importante dell’assetto economico. Abbiamo nemici numerosi, potentissimi. Alle Boldrini, Camusso e Bonino di sempre si sono uniti esponenti di centro e centrodestra. Sorprendono dichiarazioni come quella del governatore veneto Zaia, secondo cui “l’omofobia è una malattia, senza se e senza ma”, l’indifferenza ostile dei liberali, la timidezza dei preti.

I toni utilizzati dal nemico che ci vuole distruggere, nemico è chi il nemico fa, sono volgari, disgustosi e sovreccitati. La qualità di essere umano è revocata senza appello a chi non la pensa come loro. Sono razzisti etici, suprematisti, poiché la loro ragione è unica. Vivono in un’ignoranza fatta di luoghi comuni di terz’ordine: i richiami al Medioevo sono così numerosi e irritanti da rendere inutile ogni replica.

Chi crede nella famiglia, non santifica l’aborto, è contrario all’omosessualismo, vive nel Medioevo. Niente di male, fu un millennio in cui operarono Benedetto da Norcia, Francesco d’Assisi, Caterina da Siena, Carlo Magno, Dante Alighieri, Federico II, Tommaso d’Aquino, il tempo in cui nacquero le università, in cui le conquiste della matematica e dell’ingegneria portarono alla costruzione delle cattedrali, ma anche alle grandi opere di irrigazione e ingegneria civile. Nel Medioevo furono inventate la scrittura musicale e la bussola e Giotto dipingeva meglio degli espressionisti astratti. Però non si abortiva legalmente e Pier Damiani poteva scagliarsi contro la sodomia del clero senza essere denunciato per omofobia.

I signori del progresso stanno lasciando nelle nostre mani una battaglia fondamentale, per nulla confessionale, anzi laicissima. Le idee di famiglia e di matrimonio sono un elemento centrale dell’ingresso delle comunità umane nella civiltà. Distruggerle significa regredire di migliaia di anni, uscire dal recinto della legge e precipitare negli istinti. Qui sta il punto: è il capitalismo nella sua versione terminale, il nemico assoluto. La famiglia è il bastione più forte contro la mercificazione globale.

E’ il regno –l’ultimo- della gratuità, in cui si prende e si dà senza cartellino del prezzo. Prima hanno ricondotto tutto, matrimonio compreso, a un contratto con articoli e capitolati; ora passano alla fase ulteriore, nessun legame, tutto deve essere liquido, casuale. I figli sono prodotti da ordinare sul mercato, statura, colore della pelle, sesso, pardon genere. Osceni cataloghi sono disponibili in rete.

Hanno inteso mettere tutti contro tutti, uomini contro donne, giovani contro anziani, genitori (1, 2, 3 quanti ne vogliamo) contro figli. Nessuno deve essere ciò che è, ma quello che gli impone il sistema. Oggi sei donna, domani etero, dopodomani ti senti cinese e l’anno prossimo chissà. Importante è essere buoni consumatori.

Loro sono tutto amore, gli altri malvagi dispensatori di odio. Presto avremo le nozze a tempo, il problema è come fare con i figli. Ma esiste la soluzione: possono essere affidati a cooperative, imponendo di non farli crescere secondo istinto biologico naturale. Essenziale è che si estirpi la famiglia.

Lascia senza fiato il farmaco che inibisce lo sviluppo sessuale secondo natura prima della pubertà, da somministrare già a dieci-undici anni. Questi sono i frutti del “loro” amore, il segno del progresso.

Il congresso di Verona ha sintetizzato un progetto esistenziale che, volenti o nolenti, è un potente programma politico, un’entusiasmante grido in difesa della vita e della Patria. Chiede di sbarrare il passo a pratiche immonde come l’utero in affitto, alias gestazione per altri (sempre l’imbroglio politicamente corretto). Esige di stabilire il diritto per i bambini ad avere un papà e una mamma, a ricevere un’educazione che non metta in discussione la loro identità biologica, vivere un’infanzia e una prima giovinezza libere dalla precoce sessualizzazione. Chiede alla politica di istituire un fondo salva famiglie e di salvaguardare i diritti delle madri che decidono di non abortire, nonché di dichiarare ciò che è evidente, la natura di esseri umani dei nascituri. E’ incredibile rivendicare tali ovvietà, ma a questo siamo.

E’ un programma rivoluzionario ma non estremista, nè negatore dei diritti di chicchessia. Chi afferma il contrario è in malafede.

Siamo convinti di avere ottime ragioni e comunque vada la battaglia, noi lasceremo traccia, a differenza dei vili, degli opportunisti. Quando si rappresenta una giusta causa (quasi) perduta, bisogna tentare l’ultima sortita.

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