“Sterminio sistematico delle minoranze religiose da parte dell’Isis” titolava una risoluzione UE del gennaio scorso sulla persecuzione del Daesh contro gli infedeli. Finalmente la Vucciria di Strasburgo, negazionista delle radici cristiane, vergava un oibò! sul genocidio sistematico di comunità minoritarie etniche e religiose. Nel titolo è volutamente omesso il sostantivo cristiane, si resta sul vago per non turbare i lucrosi affari col Medio Oriente, anzi i farisei in doppiopetto imputano di carneficina solo l’ISIS, facilità da vili sparare in gruppo su un unico bersaglio armato da loro. Quel sassolino ha fatto plip, senza increspare lo specchio delle onde radio, la timida denuncia è morta lì, era atto dovuto a una mozione del gruppo Pop., poi la coperta dell’ignavia ha soffocato il pigolio, i grassi laici del Vecchio Continente han ben altro per la testa, PIL, spread, borse, import-export, Brexit. ec.
Il 3 maggio la BBC pubblicava un report commissionato dal Ministro degli Esteri britannico Mr. Jeremy Hunt dalla traccia: “un’inchiesta indipendente sulla persecuzione globale dei cristiani”. Un’ indagine sul genocidio muto di una confessione, quella cristiana, sottoposta da anni a feroce persecuzione, dove? Soprattutto nei Paesi islamici, dal Medio Oriente all’ Africa, dove vige o s’invoca la sharia, la legge coranica fatta legge di Stato. Chapeau alla perfida Albione, eretica per DNA ai dogmi, ora a cuneo contro l’indifferenza della messianica “correttezza politica”, causa primaria del martirologio fastidioso degli adoratori della Pasqua, antagonisti scomodi dell’unica religione d’Occidente, il profitto, quel cane gira vorticoso mordendosi la coda nel cerchio pazzo prodotto-consumo, la testa volta all’estremità finale, passando per il ventre e l’ano.
La gabbietta dell’integralismo islamico è un chiaro sofisma ecumenico del politically corret, perché, come ammoniva l’eretica Fallaci, non esiste un Islam moderato col quale cazzeggiare facendo buoni affari e poi un orco jihadista di cellule impazzite, un accidente irrazionale di fanatici terroristi. C’è invece un Islam al potere e uno in agguato per coglierlo, come il giaguaro con la preda, avanza lentamente tra i rami del sistema, moltiplica figli e moschee in gran silenzio ricorrendo alla spada quando occorre per incutere paura quanto basta ad ottenere il servaggio. “L’islamizzazione si annida in una civiltà che coltiva l’odio di sé” sostiene lo scrittore Shafique Keshavjee a commento del suo romanzo “Il profeta e la principessa”, saggio sulla conquista islamica dell’occidente. Qui il genocidio dei cristiani lascia indifferenti perché il Dio dei nostri padri è negato, strappato via con tutte le radici, omicidio d’ ogni valore naturale, d’ogni credo o comandamento, in nome d’ una mielosa tolleranza vista quale porta dell’integrazione. Il nihilismo edonista ha scavato un abisso dove l’Islam infila il proprio imbuto versandoci le sūre del Profeta. Il modello di riferimento è una società sottomessa alla legge coranica, pare un assurdo ma non lo è guardando ai progressisti dem inginocchiati in preghiera per il Ramadan.
L’inchiesta Hunt suona la sirena, la ghigliottina per i cristiani è alzata dalla Palestina di Al Fatah alla Nigeria, dal Sudan all’Egitto al Pakistan fino al Corno d’Africa, dalla sunnita Arabia Saudita all’Iran della teocrazia sciita, in Afghanistan “il cristianesimo non può esistere”. La scusa per la carneficina è lo stereotipo delle crociate o il colonialismo ammuffito, ma la verità del genocidio è tutta lì, nel Corano, risibile la sua esegesi pacifista giocando sulle sūre meccane o medine o la tesi di un’errata comprensione testuale non sapendo l’arabo.
Il libro sacro dell’Islam è un testo integralista, induce alla violenza contro gli infedeli per cui uccidere un cristiano o un ebreo non è reato anzi è la remissione dei peccati con porta spalancata allo Janna, Paradiso di delizie, per i martiri bomba quanto per i tagliagole.
Le minoranze cristiane presenti nei Paesi mussulmani nulla hanno a che fare col colonialismo, sono la fascia sociale tra le più povere del mondo, con radici arcaiche nel cristianesimo mille e più anni prima delle avventure coloniali.
In queste aree la presenza cristiana è crollata, mediamente, da un 20% all’attuale 4%, facile prevederne, a breve, l’estinzione. Secondo l’elenco della World Watch List 2019 di Open Doors, ci sono 50 paesi (di cui 38 mussulmani) in cui i cristiani sono perseguitati, emarginati, ma l’oppressione islamica è la fonte primaria di tale persecuzione, il che significa che per milioni di cristiani, ripeto milioni, professarsi discepoli di Cristo comporta conseguenze drammatiche fino alla morte.
Il rapporto inglese, che si è avvalso del supporto dati fornito da più organizzazioni internazionali, chiude fornendoci un numero impressionante: 245.000.000 sono i cristiani perseguitati nel mondo, escluso l’occidente, ma tra i Paesi, ad essere obiettivi, spiccano anche l’India e la Cina.
La democrazia sarà l’antidoto all’integralismo? La domanda contiene una speranza pleonastica.