Conosciamo bene il livello di manipolazione raggiunto dalla cultura e dalla comunicazione contemporanea. Allo stesso modo, ci siamo convinti della falsificazione ideologica delle cosiddette scienze umane, al servizio di un’antropologia interessata a creare l’uomo nuovo, il consumatore fluido e tendenzialmente transgender.
Ciononostante, la realtà supera la fantasia; si resta a bocca aperta nel leggere gli incredibili retroscena di un articolo pubblicato sulla rivista americana Gender, Place and Culture. Vi si tratta dei parchi per cani, luoghi apparentemente innocenti. Secondo uno studio firmato dalla dottoressa Helen Wilson di una fantomatica Portland Ungendering Initiative, la realtà è assai più sinistra. I parchi canini, sostiene, sono luoghi completamente pervasi da una cultura oppressiva ed eteropatriarcale tesa alla violazione della natura, dove animali innocenti sono oppressi come riflesso diretto della violenza maschilista, strutturale nella nostra società.
Non stiamo inventando nulla. L’articolo è apparso su una paludata rivista scientifica, tra le più importanti nel giro degli studi sul genere (gender), dopo essere passata attraverso un processo di revisione “scientifica”.
Si tratta, però, di un falso, o meglio, un’operazione di smascheramento del miserando livello morale, culturale e scientifico di alcuni sedicenti studiosi. Helen Wilson non esiste, ed è la prima buona notizia. Non esiste neanche, ovviamente, lo studio preliminare realizzato per scrivere l’articolo. Il testo è il lavoro collettivo di tre accademici, stufi di constatare che i dipartimenti di scienze umane delle università americane si sono riempiti di gente che scrive assurdità senza capo né coda.
I tre professori tenuti in ombra si sono messi al lavoro, producendo ben venti articoli, pura logorrea di radicalismo postmoderno, studi di identità, sessualità, di genere, inviati alle pubblicazioni di maggiore influenza in ciascuna disciplina affrontata. Il risultato è stato brillante, l’accettazione e pubblicazione di ben sette articoli, la richiesta di poche revisioni per altri sette. Solo sei rifiutati prima che il trio nascosto dietro lo pseudonimo di Helen Wilson rendesse pubblica la burla (chiamiamola così).
Vale la pena riferire alcune “perle” pubblicate per renderci conto dell’ampiezza del problema culturale e etico sottostante. Oltre a caldeggiare l’uso dei vibratori anali, in un altro intervento hanno affermato che “tutte le critiche agli articoli sulla giustizia sociale sono immorali e basati sul privilegio “. Un pensoso pistolotto sul divorzio è stato scaricato da un sito di poesie per adolescenti. Il capolavoro è il brano seguente: “la nostra lotta è la mia lotta; femminismo solidale come risposta intersezionale al femminismo neoliberale e elettivo”, una polemica pro- gender risultata una perifrasi dal capitolo 12 di Mein Kampf. Hitler politicamente e sessualmente corretto…
Un altro elemento chiarisce il livello della sedicente nuova cultura, ed è la circostanza che i tre buontemponi sono stati in grado di scrivere decine di articoli destinati al giudizio di titolati accademici con pochi giorni di studio preparatorio. Il vero dramma è la decadenza a livelli davvero infimi di parti importanti dell’educazione e della cultura americana ed europea.
I fatti dimostrano che un settore delle scienze sociali – una volta avremmo detto le scienze dello spirito, se non vi fossero pesanti incursioni nella biologia e nella medicina – si dedica, in tutto l’Occidente, a investigare temi cruciali a base di articoli e convegni il cui unico scopo è confermare la propria agenda ideologica.
Il rigore intellettuale crolla, la stessa validità epistemologica di molte discipline diventa scarsa o nulla. Se non si interviene non è certo in ossequio alla libertà della ricerca, ma perché molti spropositi e falsità provengono dall’ officina di Vulcano delle oligarchie di potere, impegnate nella decostruzione dell’uomo, da ricondizionare e ricreare come animale desiderante, fluido, privo di identità, espropriato del pensiero critico, zattera solitaria alla deriva in un mare avvelenato dalle false idee di una postmodernità che sgomenta.
Ci mettono in guarda dalla contraffazione di marchi e prodotti commerciali per i loro interessi, prevedono pene assai dure per chi vende borse e indumenti taroccati. È l’ora di smascherare, come hanno fatto i tre docenti americani con i loro saggi-beffa, i magliari della cultura, finti novatori, autentici falsificatori della scienza scaduta a ideologia, santoni di una conoscenza piegata agli interessi di pochi, ben pasciuti vucumprà di una cultura contraffatta, venduta a caro prezzo a generazioni truffate nel valore più caro, la verità. Abuso continuato della credulità popolare.