I NUOVI MOSTRI: i Mentana-Boys

 

I NUOVI MOSTRI: i Mentana-Boys

“Boys boys boys, I’m looking for a good time/ boys boys boys, get ready for my love” cantava Sabrina Salerno nel lontano 1987: all’epoca il #metoo non aveva visto la luce e lo spettro di Eretika non aveva ancora offuscato quegli sguardi ammiccanti e maliziosi estorti dalle telecamere dell’etero-patriarcato bianco per soddisfare gli sporchi desideri del maschio italico.

Ecco, adesso sostituite la bella e procace Sabrina con l’affascinante “blastatore” seriale Enrico Mentana (si, so bene che dopo l’immagine della Salerno che si sistema quel costume bianco un po’ birichino questa è una scelta infelice); dopo posizionate alle sue spalle la redazione giovane e appassionata del suo nuovo giornale web “Open”, scegliete il filtro instagram che più vi piace, aggiungete l’hashtag #graziedirettore ed ecco che sentirete partire il nuovo, orgasmico, politicamente corretto e inclusivo ritornello: “Boys boys boys, Mentana-Boys, Mentana-Boys / boys boys boys, get ready for my fact-checking!”

Chi sono i Mentana-Boys? In genere hanno un’età compresa fra i 25 e i 35 anni, credono nel verbo liberale e nella globalizzazione come necessità storica, votano PD o Più Europa e la loro nemesi è “Gino”, analfabeta funzionale cinquantenne che vota Lega e non è mai uscito da Bergamo.

Il tipo di informazione che i Mentana-Boys adorano non è altro che una comoda mistificazione della verità mossa da motivi ideologici, il cui obiettivo è gettare discredito su notizie il cui impianto di base è spesso corretto e veritiero, ma i cui dettagli, falsi o approssimativi che siano, lasciano la porta aperta agli sbufalatori professionisti come Mentana, che con la scusa di voler far emergere la “verità”, finiscono con il nasconderla, come è accaduto recentemente con il Reproductive Health Care, la legge che ha di fatto legalizzato nello stato di New York l’aborto fino al giorno prima della nascita; provando, in maniera anche piuttosto goffa, a raffigurare il tutto come una gigantesca bufala orchestrata dai movimenti pro-life, Chicco Mentana ha realizzato un capolavoro di approssimazione e malafede che ha definitivamente stracciato l’ipocrita velo di Maia dietro cui operano i professionisti del cosiddetto fact-checking, che altro non è che una chirurgia estetica della verità.

Sullo sfondo loro, i Mentana-Boys, carne da cannone da lanciare in mezzo all’agone social, gli alfieri con all’attivo un erasmus a Barcellona, una laurea breve in scienze politiche e un master di primo livello in “comunicazione inclusiva gender-friendly”, un vero e proprio esercito di imbecilli incapaci di decodificare la complessità della realtà perché troppo intenti a dare la caccia a terrapiattisti, no-Vax e altre cose colorate, mentre la verità, quella reale, viene scippata loro da sotto il naso.

Occorre avere pietà di loro? Ovviamente no: sono troppo stupidi per avere un ruolo di potere, ma abbastanza intelligenti da strisciare di notte e avvelenare i pozzi dell’informazione, ragion per cui meritano di essere annoverati nella categoria “i nuovi mostri della narrazione liberal-capitalista”.

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