I NUOVI MOSTRI: il porno-marxismo di Valentina Nappi

 

I NUOVI MOSTRI: il porno-marxismo di Valentina Nappi

Tra il comico e il grottesco, tesi tra manifestazioni dadaiste ed esternazioni dal sapore inquietante, si ergono i nuovi mostri partoriti dal liberal-capitalismo.

Nella maggior parte dei casi l’uomo medio tende a sottovalutare la portata dei loro show narcisisti (siamo pur sempre figli della cosiddetta “società dello spettacolo”), tanto da derubricarli spesso e volentieri sotto la voce di “provocazione”; ma sono solamente boutades o con la scusa del “quarto d’ora di celebrità”, per citare Andy Warhol, le creature di questo tunnel degli orrori fatto di neon e plastica nascondono un peso specifico decisamente più importante?

Fra questi individui è salita all’onore delle cronache tale Valentina Nappi, porno-attrice salernitana, celebre non solo per i suoi film, ma anche per essere divenuta, è oscuro a che titolo, “influencer” di area liberal-progressista, nonostante nei suoi post instagram nomini spesso Marx (“il futuro è comunista” cit.); forse la signorina Nappi ignora che a Pyongyang sarebbe immediatamente internata in un campo di rieducazione forzata, ma andiamo oltre: quali sono i capisaldi del porno-marxismo di Valentina Nappi, novella Simone de Beauvoir e intellettuale “de sinistra”?

“Aborto obbligatorio per chi non può offrire una vita agiata (sic!) a un figlio: un figlio non è un diritto. Non ha chiesto lui di nascere, è stata una decisione unilaterale dei genitori. Ogni genitore è un assassino (e gli spunti freudiani qui si sprecano) perché mette al mondo un condannato a morte (Valentina ha scoperto che la vita è la malattia con il 100% di mortalità!). Almeno dunque si preoccupi di offrire il meglio. E se non è in grado, meglio l’aborto”.

Insomma, la sinistra riparta da Valentina Nappi e dalla sterilizzazione forzata delle masse operaie, perdindirindina!

L’interesse per il mondo dell’infanzia promosso dalla signorina Nappi, però, non si esaurisce con queste affermazioni (ma quale Montessori! Dopo il porno-marxismo, W la porno-pedagogia!): durante una conferenza TEDx (TED – Technology Entertainment Design: è un marchio di conferenze statunitensi, gestite dall’organizzazione privata non-profit The Sapling Foundation) la signorina Nappi ha argomentato a favore dell’irruzione del porno nello spazio comune: perché non proiettare un film pornografico in piazza, facendolo vedere anche ai bambini?

Tralasciando il fatto che la signorina potrebbe essere perseguita per corruzione di minore, a leggere il nostro bigotto e retrogrado Codice penale, mi sfugge dove siano le istanze marxiste in questa continua esaltazione della libertà di fare tutto sempre e ovunque, più tipica di un borghese annoiato abituato a sniffare i propri peti che della DDR.

Ora, al netto di queste affermazioni acefale, quale dovrebbe essere la reazione di una Comunità sana e “forte” di fronte a queste frasi deliranti fatte in nome di quel modello di società “illuminista e ateo” propugnato da Valentina Nappi? È sufficiente fare spallucce e voltare pagina?

Concludo prendendo in prestito le parole dell’ex presidente cinese Ju Hintao, noto “fascista”: “La pornografia in Rete rappresenta l’emblema della decadenza del mondo occidentale ed un danno insostenibile per le menti giovani”.

Dal 2004 la Cina ha bandito i siti pornografici e la pubblicazione di immagini ritenute trasgressive, pena il carcere. Evidentemente lì il porno-marxismo non ha attecchito.

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