Il cambio di paradigma e la fine delle utopie della globalizzazione

 

Il cambio di paradigma e la fine delle utopie della globalizzazione

Da molto tempo le centrali di potere finanziarie e transnazionali avevano convinto il pubblico che la Globalizzazione fosse una buona cosa, che avrebbe portato benessere e prosperità per tutti.

Per rendere più credibile l’opera di convincimento avevano puntato su una serie di incentivi: i beni di consumo a costi ridotti, la facilità di viaggiare da un continente all’altro, la disponibilità di beni superflui prodotti in paesi a basso costo, l’accesso a internet, i social media, ecc.

L’opinione pubblica doveva collegare queste facilitazioni con i mercati aperti, l’omologazione delle culture, degli stili di vita, tutti improntati all’americanizzazione dei costumi, grazie ai mezzi di comunicazione, alle pubblicità, al consumismo, accompagnato dal propagarsi di una nuova morale, relativista, permissiva.

Tutto in sostituzione delle antiche tradizioni e culture e con l’affermarsi del nuovo tipo umano, consumista, individualista, un uomo senza identità, affannato nella ricerca del proprio piacere individuale.

Naturalmente le stesse centrali di potere transnazionale (quelle che hanno tratto il massimo profitto) si guardavano bene dal raccontare l’altra parte della storia, l’aumento dello sfruttamento del lavoro, la precarietà, le disuguaglianze crescenti, l’inquinamento sempre più diffuso, l’annichilimento delle culture originarie dei popoli, ecc.

Adesso, ai nostri giorni, con il diffondersi del coronavirus, arriva un brusco risveglio dalle utopie della globalizzazione e il risveglio appare anche doloroso, si devono chiudere le frontiere per non far diffondere il virus, si deve rinunciare alle forme di socializzazione, niente circolazione di persone, aboliti i viaggi di vacanza, le crociere, le gite, i meeting, le manifestazioni, invito agli anziani a chiudersi in casa, ecc..

Di colpo accade che un governo provvisorio in Italia decide quello che non era mai accaduto nella storia della Repubblica, la sospensione di tutte le garanzie costituzionali, il divieto di riunioni, di circolazione per tutti, formalizzato da un semplice decreto del presidente del consiglio, senza alcun passaggio parlamentare, per la semplice ragione che tutti i parlamentari temono di riunirsi in Parlamento e prendere il contagio.

Qualcuno, più di uno, ha definito questo un colpo di stato mascherato. In realtà c’è di peggio poiché non tutti si rendono conto che stiamo assistendo ad un cambio di paradigma, con la fine dell’euforia della Globalizzazione. Il brusco risveglio dalle utopie arriva come una doccia fredda ma in molti ancora non ne sono consapevoli.

Una forma di stato d’assedio che neppure nei momenti peggiori si era registrata nella storia della Repubblica.

Tuttavia in molti si chiedono se saranno sufficienti tali misure per fermare l’epidemia visto che, dal punto di vista scientifico queste misure sono tacciate di essere poco efficaci. Sono misure che erano già state ritenute inutili dai Cinesi che hanno sperimentato per primi l’epidemia. Si sa che, nella provincia dello Hubei, la prima “zona rossa della Cina”, la Repubblica Popolare ha costretto i cittadini nelle loro case, ha interrotto il trasporto pubblico, ha obbligato milioni di persone a indossare guanti e mascherine uscendo e solo così ha ottenuto risultati più che apprezzabili.

Questo accade in Cina mentre in Lombardia, centro della zona rossa italiana, non si è riusciti ad impedire la fuga di migliaia di cittadini per ritornare ai loro paesi del sud. Facile pensare che queste persone porteranno il virus nelle regioni del sud con tutte le conseguenze per la carenza di strutture sanitarie.

L’incredibile leggerezza e dilettantismo del governo Conte/Speranza/Di Maio rende palese agli occhi degli italiani, la sua inadeguatezza al momento di emergenza ed una richiesta viene fatta da numerosi costituzionalisti al Presidente Mattarella: sciogliere il Governo e nominare una giunta di emergenza con persone competenti e preparate a fronteggiare la situazione.

Sarà recepita questa richiesta dal “supremo colle”? Sarà la Storia a descrivere il comportamento di fronte a tale emergenza epocale.

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