Il fenomeno del Bugchasing per “sconfiggere” l’AIDS

 

Il fenomeno del Bugchasing per “sconfiggere” l’AIDS

Il Bugchasing è una neonata fantasia soddisfatta dalla libera volontà di alcuni soggetti di contrarre intenzionalmente l’AIDS mediante rapporti non protetti con altri soggetti sieropositivi. L’idea, secondo i diretti interessati, è una sorta di avanguardista trasgressione che affronta la paura della malattia, anticipandone l’ipotetica comparsa occasionale con una programmata appositamente, che non vincoli a rapporti esclusivamente protetti, meno liberi e appaganti. Sono fiorite comunità online dedite alla gestione facilitata di incontri tra contagiati e sani disponibili alla causa.

Perché la cosiddetta prevenzione proposta oggi non funziona?

Si percepisce una profonda inquietudine grazie a un problema caduto nel dimenticatoio della coscienza occidentale, quasi non la coinvolgesse direttamente. Una questione risollevata anche dall’ONU qualche anno fa, quando dichiarò di non poter adempiere al progetto ambizioso di debellare il virus entro il 2030 per due motivi: il crescente aumento del numero dei contagi in Europa e Asia e la percentuale media invariata di contagi annui.

A ben guardare il fenomeno della Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, non si può che constatarne un forte cambiamento dalla sua comparsa all’attuale dilatazione ed entità dell’evento. Inizialmente, infatti, due distinti gruppi sociali costituivano la fonte di diffusione del contagio: omosessuali e tossicodipendenti. In seguito, i progressi nel campo medico-sanitario e la conversione socio-culturale degli ultimi decenni, confermarono la drammaticità di una consistente estensione del rischio all’eterosessualità, portando ambienti saturi di potenziali untori.

Ovviamente è allarmante dover entrare nell’ottica di una percentuale di mortalità tale da rendere un virus tra i più fragili, così difficilmente contagioso e minimamente aggressivo (è più semplice contrarre un raffreddore), la seconda causa di morte tra i giovanissimi, se si pensa alle modalità ridotte e specifiche di trasmissione. I più aggiornati dati dell’OMS rivelano come un buon 80% dei casi sia dovuto a contagio per via sessuale, che messo a confronto con le circa 100.000 persone che vivono in Italia affette dalla sindrome e quanto citato poc’anzi, spinge a chiedersi dove si sia inceppata la misura preventiva tanto da avviare una totale pandemia in piena espansione.

Una pseudo-prevenzione ingannevole, incentrata sull’esclusiva del condom come unica alternativa possibile, rimedio immediato e sicuro (nonostante la letteratura smentisca il dato), non ha agito estirpando le radici di un male sociale, che mette e rischio l’incolumità del popolo, bensì avallandone l’origine: la promiscuità sessuale. Il professore Mauro Moroni, uno dei più autorevoli infettivologi italiani, affermava senza remore: «Non ci si ammala di AIDS perché si è omosessuali, ma perché si fa un uso promiscuo della sessualità». Ancora Moroni parla di una vera e propria “epidemia comportamentale”, dai sintomi antropologici ed etici, frutto del libertarismo sessuale moderno, che per essere contrastato necessita più di una rivoluzione morale che di mezzi tecnici.

Quella che si definisce una “malattia comportamentale” è uno specchio che costringe la civiltà a ripensare l’esigenza di tornare al pudore, alla fedeltà (che oggi si tenta di eliminare anche dal matrimonio!), all’unicità delle relazioni. Il consumismo del corpo ha abbassato la sua semantica agli istinti nel tentativo irrealizzabile di vivere la completezza sentimentale con relazioni autoreferenziali più che di coppia, privatizzate al piacere intenso e senza seguito. La concreta prevenzione è educare all’arcaica struttura interpersonale rivolta all’esterno, non privatizzata, cosciente della sessualità come coronamento di un sentimento e non la sua riduzione.

Sottoporre misure precauzionali di tipo informativo, che non tolgono il sapore amaro di una traduzione sbagliata della gestione del libertinismo sessuale, è un forte pregiudizio sulla padronanza umana credere impossibile vivere una sessualità ben regolata e responsabile. Un fenomeno come il Bugchasing è l’esasperazione di questa aridità umana che misconosce il sacrificio, la disciplina, dei desideri personali e vive un anonimato delle relazioni che, proprio nell’individualismo e nel «principio del piacere», trova unico criterio di compimento e fine.

Torna in alto