La società liberal-capitalista, malata di progressismo e bulimico desiderio di autodistruzione, ha trovato nel mondo dell’infanzia la sua principale vittima: se da una parte lavora incessantemente per distruggere l’identità biologica e familiare dei bambini attraverso la cosiddetta “teoria di genere” (quella che secondo i sacerdoti del Verbo Progressista non esisterebbe) o per togliere loro la stessa vita esportando libertà e democrazia usando bombe al fosforo, dall’altra si spende per creare piccoli eroi da sacrificare un domani sull’altare del politicamente corretto e usare come “distrattori” di massa mentre la civiltà occidentale va a fuoco (letteralmente, a vedere la triste fine della meravigliosa Notre-Dame).
Questo mefistofelico modus operandi finisce per creare inevitabilmente bambini di serie A e bambini di serie B: nel primo gruppo campeggia Greta che “si batte per il futuro del pianeta”, Simone che “non si fa intimidire dai fasci di Casapound”, Ramy e Samir “che si sono comportati da eroi e meritano la cittadinanza”; nel secondo gruppo ce ne sono molti di più: i bambini massacrati in Yemen nel silenzio assordante della comunità internazionale, quelli palestinesi e infine quel bambino di Togoville, abusato per anni (pare) dal fondatore della onlus Mamafrica (da uno dei Buoni, per intendersi).
In entrambi i casi, si tratta sempre di vittime; il bambino, nelle sue infinite accezioni, diventa una sorta di piccolo animaletto da compagnia, un freak, un saltimbanco da operetta: truccato e vestito da drag queen per dimostrare che la sessualità è “fluida”fin dalla più tenera età (salvo poi diventare, suo malgrado, un oggetto sessuale per coloro che vanno ad assistere a quelli che sono spettacoli soft porn per pedofili); ricoperto di mosche e con la pancia gonfia per impietosire gli animi di chi finanzia qualche “taxi” del mediterraneo che consegnerà piccoli schiavi per il mercato della prostituzione e del traffico di organi; “costruito”, “assemblato” e messo in vendita per colmare il vuoto esistenziale di ricche coppie sterili (etero o omosessuali che siano), privato del proprio passato genetico e della propria umanità; ridotto a fardello di carne, escrementi e bisogni primari incompatibili con l’emancipazione femminile dalla narrazione femminista più becera.
Il furto dell’infanzia è un’altra delle responsabilità del liberal-progressismo; pur non credendo nella figura del “grande burattinaio” malvagio, è comunque impossibile non ravvedere una sorta di logica perversa in tutto questo: i bambini sono una merce, un investimento, sia di tipo economico che ideologico. Quando tornano utile. Se no c’è sempre l’aborto.
“E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dai bambini. Amen.”