I recenti avvenimenti politici, dalla caduta del governo ai successivi giochi di palazzo a sinistra e ritorni di fiamma a destra, ci spingono verso una necessaria riflessione sul sovranismo e sui suoi possibili sviluppi nei tempi futuri.
Il sovranismo è un concetto giornalistico prima che politico, ormai da tempo onnipresente sulla bocca dei pennivendoli di qualsiasi testata. Proprio per questo, se esaminato neanche troppo a fondo, si dimostra mancante e viziato dalla contingenza elettorale. Mancante soprattutto di un leitmotiv profondo, razionale, dottrinario, che ne faccia non un termine vago e vacuo ad uso e consumo delle contrapposizioni parlamentarie, di cui poco ci interessa, bensì una conseguenza di una presa di posizione chiara, che discenda per forza di cose da un visione del mondo netta e nitida.
Abbiamo avuto un governo sovranista, quello giallo-verde; se per sovranismo si intende il tentativo mediocre e moderato di far virare la corazzata capitalista, spostandola dalla rotta finanziaria e quindi internazionale a quella nazionale. Certo, il governo giallo-verde ha ricevuto più volte il nostro indiretto sostegno, poiché esso rappresentava o poteva rappresentare una rottura nei confronti della canonica contrapposizione destra-sinistra, e coniugava o poteva coniugare istanze sociali e nazionali, che indubbiamente si scontravano con la logica del capitalismo internazionale. Finita quell’esperienza però, è necessario prendere coraggio e armarsi di parole d’ordine.
Il sovranismo se può avere un futuro, deve necessariamente maturare ed emanciparsi dalla dottrina liberale. Esiste oggi all’interno della vecchia e usurata contrapposizione destra-sinistra, semplicemente una contrapposizione tra il capitalismo di destra e quello di sinistra. Il liberalismo ha preso in ostaggio la politica, l’economia e la società tutta. Se c’è un nemico verso cui le forze sovraniste devono indirizzare la lotta è proprio il liberalismo, ultimo rimasuglio del secolo scorso che fatica a terminare.
Il sovranismo richiama subito il concetto di sovranità, e quindi alla qualità giuridica pertinente allo stato in quanto potere originario e indipendente da ogni altro potere. Se questo è vero, e soprattutto logico, si capisce perché sovranismo e liberalismo sono concetti politici che stanno agli antipodi. Banalmente, parlando di sovranità si parla implicitamente di stato e comunità, concetti complessi e fondamentali che discendono dalla necessità sociale dell’uomo. Il liberalismo invece – ideologia aberrante per la quale l’individuo (e non l’essere o la comunità) è posto come soggetto storico e paradigma fondamentale – assieme al capitalismo, ha perpetrato e sobillato la distruzione di ogni aspetto comunitario, dalla famiglia allo stato, e, seguendo un complesso gioco di meccanismi utilitaristici e imperialistici, il sistema liberal-capitalista ha trasferito la sovranità dal popolo alle élite finanziarie che ora infatti controllano le nazioni. Ma queste élite finanziarie non sono altro che l’espressione più pura dello sviluppo dialettico del capitalismo stesso, e allora può una forza politica parlare di sovranismo pur rimanendo ancorata alla logica del capitalismo?
La risposta è ovviamente no. Se il sovranismo come “nebulosa” politica ha un futuro, esso è necessariamente lontano dal liberismo e da tutte le sue propaggini. Bisogna costruire un’alternativa politica reale, che abbia il coraggio di prendere posizioni forti e chiare, che siano di rottura e non accondiscendenti con l’attuale sistema economico imperante. Questo è quello che conta, tutto il resto è un palliativo che si inserisce all’interno della contrapposizione tra il capitalismo di destra e quello di sinistra.
Non può esserci sovranismo senza uno Stato forte e presente che indirizzi e salvaguardi la vita della comunità nazionale, non può esserci sovranismo senza una Patria libera e indipendente, non occupata da forze straniere, siano esse economiche, militari o politiche. Non può esserci sovranismo senza la possibilità dello stato di disporre liberamente della propria moneta, non può esserci sovranismo laddove le leggi degli uomini sono state sostituite da quelle del mercato, non può esserci sovranismo dove le decisioni politiche vengono prese dalle èlite finanziarie sovranazionali e poi imposteci senza pietà.
In sintesi, non può esserci sovranismo senza socialismo nazionale. Unica vera dottrina in grado di garantire alla nostra Patria il recupero della sovranità perduta, e al nostro popolo la pace e la prosperità. Le forze politiche che hanno avuto il coraggio di prendere posizione lo capiscano al più presto, e contribuiscano alla “maturazione” necessaria per vincere questa epocale battaglia.