Il mondo globalizzato dei mercenari


 

Il mondo globalizzato dei mercenari

Tra i primi atti dello stato moderno c’è la dismissione degli eserciti mercenari. Perché lo stato moderno, forte del coinvolgimento dei popoli nelle milizie volontarie, instaura la leva obbligatoria: vestono la stessa divisa nobili e borghesi come contadini ed operai; ad unire i loro animi c’è l’onore di servire la patria, difendere la propria nazione. Così c’è stato anche il cambio di rotta nella prevenzione dei reati: le guardie a servizio di monarchi, nobili e potentati vari sono state sostituite dalle milizie cittadine, che poi confluiranno nelle varie polizie e guardie di città.

Quell’idea di stato moderno, di Europa fatta di nazioni, la dobbiamo a due cataclismi come la guerra dei Trent’anni e la Rivoluzione Francese: i reset che hanno consegnato alla storia lo stato monarchico tradizione europeo, quello sorto con l’incoronazione di Carlo Magno a capo del Sacro Romano Impero. Raccontare come si sia frantumato il romanico impero dei germanici richiederebbe un racconto ben più lungo, e qui preme rammentare che in mille anni (dall’800 a fine 1700) i regnanti facevano esclusivamente uso di mercenari per combattere guerre e difendere in città e nel contado le ricchezze aristocratiche da ladri e masnadieri d’ogni foggia.

Federico il Grande e Napoleone Bonaparte sono stati i primi a comprendere, ma con diverse sfumature, che occorreva coinvolgere i popoli nella difesa della nazione: ad entrambi si deve quel moderno sentimento nazionale che ancor oggi è il vero baluardo ideale contro la globalizzazione. Lo studio delle vicende collegate alla Guerra dei Trent’anni (tra il 1618 ed il 1648) convinceva Federico il Grande (Federico II di Prussia) che i mercenari non fossero consoni al suo progetto di Secondo Reich e di “Stato sociale moderno”: il giovane Federico aveva raccolto con dovizia le testimonianze scritte dei ricatti economici consumati dai supremi comandati delle forze mercenarie, sia contro il sovrano tedesco che contro il suo omologo e parente austriaco.

Durante la Guerra dei Trent’anni i discendenti mercenari di Georg von Frundsberg (barone austriaco) e Albrecht Eusebius von Wallenstein (valvassore boemo) rivolgevano le armi di ben 130mila lanzichenecchi contro l’Imperatore di Germania, e mentre si riuniva con i principi elettori tedeschi ed austroungarici. Motivo? I proprietari degli eserciti di ventura volevano più soldi e maggiore licenza di saccheggio. Ricatto a tal punto forte da convincere imperatore e principi elettori che non c’erano più vanteggi nel proseguimento del conflitto: soprattutto gli unici ad arricchirsi erano i mercenari. Quasi cent’anni dopo fa tesoro di questa vicenda Federico di Prussia, che si concentra ad edificare il più forte esercito nazionale europeo arruolando i giovani tedeschi, istituendo la leva obbligatoria senza esclusione di classe e censo: fa questo in un tempo (il ‘700) in cui la Gran Bretagna opera nelle guerre coloniali con i mercenari della Compagnia delle Indie. Così dal Meclemburgo alla Pomerania e dal Palatinato fino alla Boemia vi saranno solo registri della leva aggiornati dai borgomastri, e non più pifferai girovaghi pronti a promettere ogni tesoro per chi giurava fedeltà a von Wallenstein.

I militari di leva raffermati giuravano fedeltà alla Germania e all’Imperatore e non più al potere del comandante di ventura. Fenomeno assai simile avveniva tempo dopo nella Francia del Console e poi Imperatore Napoleone Bonaparte che, in vent’anni di campagne in Europa, avrà ad utilizzare solo ed esclusivamente un esercito di popolo: la “grande armata” giurava fedeltà alla Francia ed al suo Imperatore. Ecco perché Federico di Prussia ed il Bonaparte sono gli inventori dell’esercito nazionale moderno, ma anche di quello spirito patrio che noi chiamiamo nazionalismo, ovvero l’un tempo diffuso sentimento popolare del combattere per la propria patria. Ed un po’ tutti ricordiamo le parole del generale Gabriel Feraud che, come riporta Conrad ne “Il Duello” (“I Duellanti” trasposto in film), sfida alla sciabola il suo collega ussaro Armand D’Hubert, poiché offeso dalle parole profferite in pubblico contro la Francia e Napoleone. Duellare per la patria, come poi avrebbero fatto anche Felice Cavallotti e Gabriele D’Annunzio poi.

Ma oggi, tramontata l’idea di nazione e l’Europa delle Nazioni (riprendendo il pensiero di Frédéric Chabod in “Storia dell’idea d’Europa” e in “L’idea di nazione”), gli eserciti combattono solo per difendere gruppi finanziari globalisti. Chi mai potrà duellare per difendere il potere se non un mercenario di professione? Ecco che l’Europa di oggi, con i suoi eserciti professionisti (mercenari) subentrati alla leva d’un tempo, somiglia tanto al Paraguay di Alfredo Stroessner, che diceva ai suoi padroni Usa “gestisco questo paese sudamericano come fosse la mia fattoria”. In Paraguay polizie e militari giuravano fedeltà al potere e non certo a leggi o carte costituzionali: di fatto Stroessner proponeva l’antica ricetta di von Wallenstein. Va detto che gli eserciti mercenari sono oggi numericamente superiori a quelli nazionali, il rapporto è uno a dieci.

La globalizzazione ha riportato le lancette della storia a prima del moderno stato nazionale. Così la Gran Bretagna ricorre nei ricchi territori del Commonwealth a contractor privati che tanto ricordano i mercenari della Compagnia delle Indie. Mentre Usa e Nato foraggiano guerre per corrispondenza e mercenari in tutto il pianeta. In Africa ci sono più di tremila eserciti mercenari e rivoluzionari, si dice tutti sul libro paga delle multinazionali Usa, europee ed inglesi. Nella Russia di Boris Eltsin veniva liquidato il più forte esercito di popolo della Terra, l’Armata Rossa: Vladimir Putin ha dovuto ricostruire tutto, anche l’esercito, e per questo motivo è stato costretto ad utilizzare anche i mercenari del “Gruppo Wagner”. Questi ultimi si sono dimostrati figli del tempo senza ideale di patria.

La Russia di Putin è certamente l’ultimo baluardo alla globalizzazione, ed in difesa dell’autodeterminazione dei popoli. Solo riedificando la cultura nazionale, antica ricetta anche di Napoleone III come della Prussia guglielmina, si potranno tornare a difendere gli interessi dei popoli arginando gli appetiti delle multinazionali come dei mercati finanziari. Perché, se le multinazionali assoldano i mercenari, qui necessita volontà politica di fare un esercito di patrioti che difenda gli interessi della Nazione.

 

Immagine: https://it.insideover.com/

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