Il principale ostacolo al progetto mondialista: la resistenza identitaria

 

Il principale ostacolo al progetto mondialista: la resistenza identitaria

“La tragedia degli Indiani Americani si sta ripetendo, ma compressa in un tempo più breve. (Lewis)

Nel mondo si contano oggi circa 370 milioni di popolazioni indigene ed una buona parte di loro rischia di morire schiacciata dal mercato.

Alcune di queste popolazioni, nonostante tutto, sono riuscite a resistere ed a coalizzarsi per non scomparire, è il caso ad esempio dei Mapuche, antica popolazione india che risiede da secoli in Cile in un territorio grande 100.000 km quadrati ma nel corso della storia è rimasta confinata in soli 5.000 km quadrati. La loro resistenza per conservare la propria identità e la propria terra, mira alla sopravvivenza.

Possiamo ritenere che, per le popolazioni europee assediate da un’ondata migratoria senza precedenti, il destino sarà diverso rispetto a quello dei Mapuche? Potrebbe sembrare un paradosso ma è realistico pensare che, fra 50 anni, alcune popolazioni europee, divenute minoritarie, saranno prossime a scomparire.

Quale fattore può’ ostacolare la vittoria definitiva del progetto mondialista? La disperata resistenza di coloro (individui, popoli e comunità’), che, rivendicando i valori della propria cultura, si schierano contro lo sradicamento, è’ l’unico fattore utile per ostacolare il progetto mondialista.

Per sopravvivere e resistere, i popoli devono svolgere una battaglia per l’autodeterminazione e per l’autodifesa, per il  presidio ed il recupero della sovranità contro le possenti forze della finanza mondialista, contro i grandi organismi sovranazionali ( come l’ONU,  la UE,  il FMI, la Banca Mondiale, il Vaticano, ecc.).

Viviamo un’epoca in cui i popoli europei sono ormai minacciati nella stessa sopravvivenza fisica, per effetto della sottile propaganda del sistema globalizzato che ha lavato il cervello di buona parte delle nuove generazioni in nome del consumismo senza freni. La lotta per la difesa delle nostre identità rimane l’unica risposta possibile di fronte all’invasione (programmata dalle centrali mondialiste) di una massa indifferenziata di migranti provenienti da svariate e diverse culture, africane, arabe ed asiatiche.

Arriva il momento cruciale in cui, per salvarsi dall’annientamento, deve verificarsi un risveglio della coscienza nazionale e una rigenerazione della cultura da quella latina e greco/romana, a quella rinascimentale, che, in un momento come quello attuale, acquistano un’importanza essenziale per la difesa dell’identità.

L’immigrazione di massa, favorita da tutte le centrali mondialiste in nome del falso umanitarismo, deve essere considerata una vera e propria “arma letale”, che consente la sostituzione di popoli.  Il trasferimento di mano d’opera africana in Europa ad opera dei nuovi trafficanti di schiavi in realtà è una deportazione di massa attuata dal capitalismo criminale… che vede tutti complici e sottomessi (politici, giornalisti, i cosiddetti intellettuali).

In questo caso la borghesia cosmopolita si contrappone alle classi popolari, quelle operaie e degli strati sociali costituiti dai perdenti della globalizzazione, piccoli produttori, artigiani ed agricoltori rimasti ancorati alla tradizione della loro terra. Basta vedere come, nel mondo globalizzato, sia di fatto umiliato e bistrattato   il lavoro dei piccoli produttori in raffronto ai vantaggi offerti alle grandi multinazionali che si accaparrano il lavoro ed i settori di produzione di coloro che non possono competere con i bassi costi dovuti all’elusione fiscale ed allo sfruttamento schiavistico del lavoro, praticato dalle multinazionali.

D’altra parte la stessa Commissione Europea vigila perché siano affossate le culture tradizionali in Europa, dagli ulivi della Puglia ai formaggi della Bretagna, dalla falegnameria artigianale all’arte del vetro di Murano. Il dogma è quello di aprire il mercato alle grandi multinazionali, affossando le produzioni locali. 

L’offensiva mondialista si svolge su più’ livelli: quello politico, quello mediatico, quello pseudo culturale e quello ideologico. Un’offensiva a tutto campo favorita dal controllo totale dell’apparato mediatico, delle Accademie, delle Università, con la formazione del ceto insegnante che sia prono al “Pensiero Unico”, servile e ricattabile (trasferimenti e posti precari per chi non si adegua).

Sono gli esponenti della sinistra mondialista i più zelanti esecutori del disegno neoliberista che si attua contro i lavoratori e contro le famiglie, con la disarticolazione sociale e l’immissione di nuove masse di mano d’opera disponibile allo sfruttamento ed alla sostituzione anagrafica, come prescritto dai piani dell’ONU.

Guardiamo bene la sostanza dei fatti: il multiculturalismo, la distruzione della famiglia e l’annientamento delle comunità locali, sono questi gli strumenti che vengono utilizzati per distruggere l’identità e la sopravvivenza dei popoli europei. Saremo in grado di comprenderlo o ci lasceremo morire nel sonno?

 

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