Il “relativismo culturale” di Fedez, l’ignavia di partiti e Vaticano

 

Il “relativismo culturale” di Fedez, l’ignavia di partiti e Vaticano

Agenzie e giornali ci rivelano che il cantante Fedez, al secolo Federico Leonardo Lucia, avrebbe (anzi ha) registrato il dominio online del suo sito istituzionale per tutte le elezioni dal 2023 in poi. Una notizia che potrebbe preoccupare, in considerazione dei troppi giovani elettori allo sbando, senza progetti né futuro, con non chiara identità sia sessuale che sociale. Ma conforta il fatto che sono parecchi i neomaggiorenni con la testa sulle spalle, che considerano il fenomeno Fedez solo la grande furbata del momento, degna d’un menestrello di corte che, pare, sia stato anche invitato al forum economico di Davos per confrontarsi sulle aspettative delle giovani generazioni. I maligni asseriscono che il diabolico duo Ferragni-Fedez sarebbe sul libro paga delle “organizzazioni culturali” finanziate da Soros, e forse questo aspetto giustificherebbe in parte l’invito di menestrello ed “influenzer” a Davos. Aspetto che sottrae non poca credibilità al vertice elvetico e, si spera, possa diminuire l’influenza di Davos sulle politiche dell’Ue.

Che Fedez accarezzasse l’idea di gettarsi in politica era stato strombazzato dalle tivù la scorsa primavera, quando il rapper dava il suo personale sostegno al Ddl Zan dal palco del concerto del primo maggio. Il sito “fedezelezioni2023.it” è stato acquistato dalla società ZDF di proprietà del cantante: voci di corridoio confermano che starebbero già confluendo sul fondo politico del cantante i contributi d’importanti organizzazioni omosessuali internazionali, di ricchi gruppi trasgressivi californiani e di oscure comunità amiche del crepuscolo. Insomma l’intera galassia “transumana” vorrebbe Fedez presidente. Giocherebbero a favore del cantante sia l’uscita del suo nuovo album dal titolo “Disumano” (è in giro già dal 26 novembre 2022) che la diffusione planetaria su Amazon della serie “The Ferragnez”. Intanto impazzano in rete le foto di Fedez truccato e sui tacchi, nonché la notizia di quanto piaccia ai giovani demonisti italiani la Ferragni.

La base elettorale di Fedez poggerebbe esclusivamente sui circa tredici milioni di “follower” che ha in rete e sui social, a cui vanno aggiunti i ventisei milioni di fan virtuali di Chiara Ferragni. La coppia così dà una botta al cerchio con propagande gender ed una alla botte, orchestrando la raccolta fondi durante l’emergenza da Covid-19 per il nuovo reparto di terapia intensiva all’ospedale San Raffaele di Milano: sono stati premiati con l’Ambrogino d’Oro e la Chiesa di Roma ha intascato l’obolo e chiuso più d’un occhio sulle campagne anticattoliche.

E perché il Vaticano forse è in ritirata, e teme che attaccando Fedez perderebbe i giovani. Così anche il Vescovo di Milano tace e fa finta di non badare alle campagne mediatiche dei Ferragnez. Nessuno nota neppure che molti allievi di Jennifer Mezzetta, che nel 2010 fondava l’Unione Satanisti Italiana (USI), si sarebbero già dichiarati entusiasti della discesa di Fedez. Il culto di Satana è oggi globalmente diviso in gente che crede nel Diavolo come entità reale e nella corrente filosofica (erede della demonologia scientifica) che ha impronta atea e reputa Lucifero un simbolo di ribellione: all’interno delle due macrocorrenti le varie scuole di pensiero, teiste o atee, ma tutte con robusti agganci nel mondo che finanzia la musica rock. 

L’Unione Satanisti Italiani conta circa 6mila iscritti sul sito web, 12mila su Facebook e circa 10mila su Istagram e YouTube, mentre su TikTok i “follower” sono oltre cento mila: gli utenti o simpatizzanti satanisti hanno età comprese tra i diciotto ed i trentacinque anni.

Il Papa non si cura di loro, la politica evita d’entrare in polemica sia con i Ferragnez che con i satanisti. Nelle scuole i professori di religione ben si guardano dal prendere l’argomento, temendo l’ira delle erinni Lgbt e pro-gender. Ogni diavoleria sta prendendo il posto del buonsenso, solo così si può spiegare ai più la strisciante vittoria del “relativismo culturale”. Laici e cattolici sono al palo, ostaggio del politicamente corretto che obbliga per legge al rispetto di queste minoranze che, grazie alla virtualità, si fanno maggioranza che impone leggi, condotte e soverchia sorte della nostra Arcadia.

 

Immagine: https://eccellenzemeridionali.it/

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