Indottrinamento senza dottrina

 

Indottrinamento senza dottrina

Il laboratorio italiano, tra mascherine per proteggersi da un virus di cui l’unico elemento certo è la menzogna generalizzata, ci consegna al ridicolo. Il primo ministro attacca i sanitari in prima linea contro la malattiamentre l’Italia si blocca per il coronavirus. Una nazione chiusa per paura di un contagio che, dicono, non è così pericoloso.

Il cardinale guineano Robert Sarah, una delle superstiti voci cattoliche della neo Chiesa, scrive senza mezzi termini che la fine dell’Europa è figlia dell’abbandono del cristianesimo. Non si salva neppure il carnevale. Gli indignati della polizia del pensiero considerano inaccettabile la discriminazione di genere nei costumi di carnevale.

Maschere e costumi non devono discriminare le donne e le mille minoranze di irritati e offesi. Chiediamo scusa per Arlecchino, Colombina, Brighella. La tempesta perfetta è arrivata, sotto forma di un indottrinamento senza dottrina. 

Carnevale significava la rottura delle regole, l’esaltazione dell’eccesso prima di un lungo periodo di contenzione. Liberava la volontà popolare di derisione del potere, dalle istituzioni secolari sino alla profonda autorità spirituale della Chiesa. In attesa della lunga Quaresima, preceduta dalle ceneri con cui ci si cospargeva il capo, simbolo di pentimento, il carnevale si presentava come lo sfogo della pressione sociale e morale del resto dell’anno.

Non abbiamo mai praticato le trasgressioni carnevalesche. Chi ha mantenuto sempre un’infinita lontananza dal potere non ha bisogno di prenderne patetiche distanze approfittando del carnevale. La condizione della burla era la persistenza di un nucleo sostanziale inviolabile, un centro di gravità attorno al quale viveva la civiltà.

L’avversione immediata a forme di derisione o satira come la violazione della santità, il disprezzo del martire, il sarcasmo verso i vinti e gli umiliati ha resistito finché si è mantenuto un centro comune, uno spazio inviolabile. Il Carnevale, da tempo, celebra in maschera l’omicidio e lo stupro, lo scatenamento degli istinti.

Recuperare il nucleo intangibile, il recinto del sacro che, in quanto tale non è in vendita, è la condizione dell’esistenza di un minimo comune antropologico. Gli accigliati epuratori del Carnevale non LGBT sono gli stessi che avevano già trasformato una sana gioia comunitaria in baccanale collettivo, senza freni e privo di qualsiasi riferimento al dopo, alla quaresima. Si ergono a paladini moralistici di un carnevale come comanda il loro pseudo Dio politicamente corretto, eticamente corrotto.

Dal piedistallo di fango da cui impartiscono lezioni, esigono costumi unisex e transex in omaggio alle loro folli teorie di genere. Il carnevale è programmaticamte scorretto, con l’eccezione della dimensione del sacro, ma quale sarà mai la definizione di sacro nel vocabolario politicamente corretto? Mistero.

L’indottrinamento al nulla spaventa soprattutto perché non è contrastato. In questi giorni chi scrive ha presentato ad alcuni esponenti politici programmi a favore della natalità e azioni contro l’uso della triptorelina, un principio attivo che arresta lo sviluppo sessuale negli adolescenti sessualmete “incerti”, un imbroglio esistenziale degno della società discarica in cui viviamo. Le risposte sono sempre le stesse: giustissimo, ma sono temi divisivi. Chi diserta le battaglie ha tre motivazioni, tutte spregevoli: o non crede ai principi che dice di propugnare, ovvero è un vigliacco o un opportunista. Chi non lotta ha già perduto.                                                                                                                                                    

Intanto, tra divieto di certe maschere del carnevale, proibizioni in nome del multiculturalismo e intolleranze in nome della tolleranza del “diverso”, la nostra apocalisse continua. E’ la lenta rivelazione di un finale annunciato ma ignorato.

Il nervoso, tremebondo pacifismo degli europei si estende come una macchia di impotenza, il segno della paura, la malattia di popolazioni la cui irresponsabilità è conseguenza di un edonismo codardo. È l’ansia incapacitante di chi vuole continuare a godere del benessere senza vedere l’orizzonte che si avvicina. La pace apparente di questo edonismo ludico-libidico deriva dalla fuga da ogni responsabilità. Per continuare nella falsa gioia del consumo di massa è essenziale ignorare, liberarsi di ogni impegno morale, politico e storico, consegnarsi alle panzane della correttezza politica, della teoria del genere, della tollereranza consolatoria. Tutto fuorché vedere, lottare, uscire dal guscio fino a ieri rassicurante.

Adesso, venuta da lontano, ci minaccia una pandemia e trova un’Europa invecchiata, terrorizzata. L’emergenza climatica è accompagnata da un olocausto virale. Il declino demografico dell’Europa avviene in un clima nebbioso. 

Sappiamo di essere solitari profeti di sventura. Inutile come soccorrere un cadavere è chiedere a una folla che non vuole ascoltare di pentirsi.

Nessuno troverà motivo di pentimento perché nessuno la percepisce nell’uso della sua automobile accessoriata, del suo telefono, nella corsa alle luci del centro commerciale tra le piacevoli novità del consumo a disposizione con rid bancario, nella meritata vacanza, la crociera dei nostri sogni (indotti), nel sesso atletico, ginnico, compulsivo. Se la predicazione raggiungesse il riconoscimento di una colpa primaria ed elementare, profondamente umana, ci potrebbe essere ancora qualche speranza nel mondo.

Invece continueremo a lasciarci manipolare, indottrinare, consumare cose e consumare noi stessi nella dolce caduta nell’abisso.

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