L’attualità del pensiero di Carlo Terracciano

 

L’attualità del pensiero di Carlo Terracciano

In un’epoca in cui si fa uso e abuso della parola sovranità e in cui assistiamo al continuo sviluppo dei movimenti sovranisti, o sedicenti tali, è necessario riscoprire e analizzare a fondo il pensiero di Carlo Terracciano, che meglio di tutti aveva teorizzato una dottrina chiara ed efficace, dalla quale mai si potrà prescindere laddove si intenda parlare di sovranità o di sovranismo.

Il sovranismo odierno è mancante, lo abbiamo già detto in molte occasioni e continuiamo a ripeterlo. Manca prima di tutto di volontà, sentimento che può discendere soltanto da una visione del mondo dottrinaria, chiara e strutturata, e non certo dalla contingenza storico-elettorale che ha dato la spinta ai ripensamenti del centrodestra. Manca quindi di contenuti validi e sinceri sui quali organizzare un’azione politica, manca di coraggio politico, che certo non è e non può essere caratteristica di chi si ricicla fintamente sovranista dopo avere per anni, fatto l’alfiere del liberismo peggiore. Il sovranismo oggi in sintesi manca di coscienza, e probabilmente andrà poco lontano.

Se parliamo di sovranismo è infatti impossibile prescindere dalla Dottrina delle tre liberazioni, o della liberazione integrale di Carlo Terracciano, vediamo perché.

Il primo grande equivoco odierno si esprime nel concetto stesso di libertà, oggi concepita come libertà dell’individuo, dell’uomo perciò atomizzato e sconnesso da qualsivoglia presupposto comunitario, ovvero nazionale, sociale e culturale. Ma l’uomo non è una monade isolata e conclusa, è una persona, cioè parte organica del tutto, membro attivo e cosciente e funzionale della comunità. L’uomo è un essere sociale, indissolubilmente legato da vincoli sociali, culturali, geografici, di sangue, di storia che realizzano l’essenza stessa della sua comunità.

Ne consegue che se parliamo di sovranismo, parliamo di liberazione nazionale, poiché come possono l’uomo e il popolo tutto essere veramente liberi, se la Patria in cui sono nati e di cui sono parte fondante è condizionata dalla presenza più o meno palese di una volontà straniera? Com’è possibile parlare di libertà personale se la propria comunità nazionale è sottoposta ad un potere straniero che manipola ed ostacola le scelte politiche, economiche e sociali della comunità tutta? La liberazione nazionale è il primo assunto per ogni libertà politica e civile successiva. I partiti sedicenti sovranisti oggi non criticano certo la dominazione chiara e palese dell’Italia e dell’Europa tutta da parte degli U$A, essi anzi si dicono filoamericani nel profondo, plaudono a coloro che ci occupano e che considerano il loro modello ideale.

Certo è che la liberazione nazionale è soltanto il primo passo per la liberazione integrale. L’occupazione peggiore oggi in essere, in quest’epoca postmoderna e assolutamente liquida, è quella fondata sul liberismo, quindi sull’utilitarismo e sulla logica del profitto, perciò sulla dominazione assoluta del grande capitalismo. La libertà della Patria non è tale se il sistema economico controlla le scelte e le decisioni politiche degli stati. Non si può prescindere quindi, oltre che dalla liberazione nazionale, anche dalla liberazione sociale, la quale si esprime e si concretizza nel compimento, da parte della comunità nazionale, delle esigenze primarie, dei servizi e dello sviluppo necessario ad una vita completa, dignitosa e lontana dallo sfruttamento del turbocapitalismo. Una società meritocratica che dia a ciascuno secondo i suoi bisogni e che riceva da ciascuno secondo le sue capacità, questa è la base naturale di ogni grande civiltà. I sovranisti dell’ultima ora invece rimangono legati mani e piedi al liberismo, dimostrando mala fede o nella migliore delle ipotesi stupidità

Ma l’uomo non vive di solo pane, non è un essere meramente materiale quale il liberal-capitalismo vorrebbe ridurlo, ognuno di noi dal momento in cui viene al mondo, è erede di una tradizione plurimillenaria che lo lega indissolubilmente alla storia della sua comunità, alla lingua che parla il suo popolo, al sangue che scorre nelle vene dei suoi simili, ai modi di fare, alla forma mentis di chi lo ha preceduto. È necessaria quindi anche una liberazione culturale, che finalmente scolleghi l’uomo dalle catene ideologiche del liberismo sempre più inumano, e lo ricolleghi al contesto antropologico della propria civiltà. Solo con la cultura si può formare un essere umano completo, integro, sano nel corpo e nell’anima, pronto a raccogliere il testimone della sua stirpe ed affrontare le sfide del domani.

In conclusione, questo è sovranismo, quello vero. Tutto il resto è soltanto la parte destra del capitalismo che si contrappone alla parte sinistra della stessa entità. L’altra buia faccia della medaglia.

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