La crisi della pandemia sarà la pietra tombale sull’Unione Europea?

 

La crisi della pandemia sarà la pietra tombale sull’Unione Europea?

Molti segnali che arrivano da più parti ci inducono a pensare che l’Europa come la conosciamo, con la sovrastruttura burocratica della UE, sia arrivata a fine corsa.

L’esplosione della pandemia di coronavirus non solo ha aggravato i problemi e le contraddizioni intraeuropee, ma ha anche ravvivato la forza centrifuga dei processi all’interno dell’UE.

Non dimentichiamo che, quando si è trovato al centro della crescente pandemia, il governo italiano aveva fatto appello all’UE per ottenere aiuti nel combattere la diffusione del coronavirus.

Di fronte alla porta sbattuta in faccia dalla UE all’Italia in molti hanno iniziato a chiedersi quale sia il senso di appartenere a questa UE.

Nella fase iniziale della pandemia Christiane Lagarde (BCE) aveva chiaramente detto: sono gli italiani che hanno contratto il virus, loro hanno il problema e quindi possono occuparsene da soli.

Dall’atteggiamento dei paesi del Nord Europa, Germania e Olanda in testa, in questa situazione di crisi, l’Italia e il popolo italiano sono sembrati divenire la zavorra della “Europa unita”.

Nell’affrontare la crisi del coronavirus, l’Unione Europea ha mostrato la sua vera essenza, quella di una costruzione burocratica basata su regole che rispondono ad interessi di tipo finanziario.

Quando sono atterrati negli aeroporti italiani, in primis a Roma un aereo merci cinese che trasportava 31 tonnellate di forniture mediche e umanitarie il 12 Marzo e successivamente 15 grandi aerei cargo russi con squadre di specialisti a bordo, assieme ad attrezzature mediche di primo ordine, allora questo si è mostrato come il segnale del fallimento dell’Unione Europea.

Il rifiuto, poi pronunciato dai massimi rappresentati di Bruxelles e Francoforte, di sottoscrivere un programma comune di emissione di eurobond o “coronabond” per condividere lo sforzo economico per far ripartire le economie dei paesi più in difficoltà, Italia, Spagna in particolare, è stato un momento di verità.

Le restrizioni imposte immediatamente dai governi tedesco e francese all’esportazione di mascherine protettive e dispositivi medici, mentre il ministro degli Esteri italiano Di Maio chiedeva aiuto, non hanno fatto una buona impressione in Italia.

Il 23 marzo, invece, nove aerei da trasporto militare dell’aeronautica russa erano già atterrati in Italia con squadre mobili di virologi dalla Russia e attrezzature per diagnosticare il virus e per la disinfezione.

Gli italiani hanno manifestato gradimento per la velocità con cui la Russia è stata in grado di trasferire un gran numero di forze e attrezzature durante la notte. Uno schiaffo morale alla inerzia della UE e degli alleati dell’Italia.

Come ha osservato anche la stampa tedesca, fra cui il Frankfurter Allgemeine, l’Italia ha ricevuto aiuto nella sua lotta contro il coronavirus dalla Russia e dalla Cina prima che i suoi vicini europei si facessero avanti.

Persino Cuba, la piccola isola sotto eterne sanzioni, ha dato una lezione morale all’Europa, inviando 50 medici specialisti e medicinali di produzione nazionale che si sono rivelati preziosi nella cura della pandemia.

Tutte le narrazioni della propaganda filoatlantista per denigrare questi paesi, la Russia in primis, cadono nel vuoto di fronte ai fatti reali e questo getta nel discredito le fonti dei media ufficiali specializzati nella manipolazione e nelle falsità delle informazioni.

Da qui deriva l’annuncio fatto dal presidente serbo Aleksandar Vučić, la sera del 15 marzo: “Non trarrò ancora alcuna conclusione politica, ma ormai abbiamo tutti capito che la solidarietà europea non esiste.”

La crisi pandemica ha poi colpito gli altri paesi europei come Spagna e Francia ed allora il clima è un po’ cambiato ma le distanze fra i paesi europei e lo sprezzante giudizio dei tedeschi e olandesi sulle lamentele dei paesi del sud Europa rimangono come una pietra miliare nelle cronache di questo periodo.

Le quarantene imposte, poi, riflettono realtà nettamente diverse, dove da un lato dell’estremo ci sono persone delle classi popolari che non ricevono la protezione sociale e medica di cui hanno bisogno, e dall’altro lato c’è l’opposto polare, i ricchi della nuova borghesia del ceto cosmopolita che ha il lusso di scegliere dove abitare e dove “isolarsi” da soli. Le differenze sociali sono enormemente aumentate in questi anni di tagli alla sanità pubblica e di privatizzazione dei servizi sociali.

Coloro che fanno parte del ceto privilegiato, quello collegato alle istituzioni finanziarie e alle grandi multinazionali, continuano a godere dei loro privilegi e possono accedere alle strutture private, per gli altri ci sono lunghe file di attesa.

Facile prevedere che la UE, se reggerà dopo la crisi, dovrebbe apportare sostanziali modifiche al fine di concentrarsi di più sulle esigenze dei suoi cittadini e di meno su quelle delle banche e dei mercati finanziari.  Altrimenti l’UE non avrà niente per proteggersi dall’ondata di populismo e risorgente nazionalismo.

La crisi della pandemia di coronavirus potrebbe essere la goccia che determina il crollo di questa Unione che sarà rimpianta da pochi.

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