La gloriosa ballata del Cireneo


 

La gloriosa ballata del Cireneo

Mi sono riapparse – non so come, attraverso quali misteriosi canali del vissuto messo da parte – le immagini di un vecchio film di Monicelli del ’77, ‘Un borghese piccolo piccolo’, che offrì alla critica, immatricolata dalla Sinistra, l’occasione per cospargere di disprezzo quasi tutta l’Italia, quella formata dagli impiegati che portavano a casa lo stipendiuccio il 27 del mese (ma al ‘ventuno.. i soldi erano già finiti’, Mogol/Battisti), che avrebbero finito di pagare il mutuo per la casa solo in punto di morte, che sognavano per i figli il posto fisso, perché era l’unico sistema che gli avrebbe consentito di osservare il futuro (sia pure attraverso una feritoia), di mettere su famiglia, di programmare i risparmi e le spese, di racimolare, insomma, una piccola parte nella recita della vita.

Il film – la cui trama é il racconto delle scelte compiute da un travet per assicurare all’unico figlio la successione in un ufficio – sedia, scrivania e attaccapanni – simile al suo, si focalizza solo apparentemente, a mio giudizio, nella terribile vendetta che il protagonista consuma sull’uomo che uccide accidentalmente il ragazzo nel corso di una rapina, ma fornisce nella sua interezza un’antologia di presagi, l’annuncio di cosa sarà del Paese il giorno in cui la Sinistra, asservita ai potentati internazionali, metterà fine alla ‘pacchia’ del posto fisso decantando, dalla plancia di una lussuosa barca a vela (quella di Baffino D’Alema) la bellezza della precarietà a fondo perduto, per poi celebrare, intorno alle spoglie della famiglia, resa acefala dalla scomparsa del ‘pater familias’, e dello Stato/Nazione, fatto a pezzi per essere venduto, un tanto al chilo ai privati – il trionfo della modernità, quale non sarebbe stata concepita neppure da un George Orwell con la febbre a quaranta.

Dio, Patria e Famiglia costituirono, cementati insieme, il piedistallo ideologico della piccola borghesia, che incoraggiò, spaventata dai bolscevichi, la svolta del ’22. E’, tuttavia, impressionante come, a dispetto della pessima opinione che essa si é fatta- sia presso il ceto medio benestante, che le rimprovera di non saper apprezzare l’azzardo, sia presso la Sinistra radical chic che l’accusa di essere ‘mentalmente ristretta’ perché insiste nel fare blocco intorno alle tradizioni – la piccola borghesia sia rimasta quasi da sola a svolgere azione di contrasto nei confronti della cultura mondialista che spiana tutto e tutti utilizzando il bulldozer del profitto, e a prendere posizione a difesa della dimensione spirituale dell’individuo che si va lentamente spegnendo. Posto che pure la Patria – questo fossile vivente originario dell”800 – sembra essere ritornato in auge e riproporsi, sia pure ad intermittenza e a stento, come antidoto elettivo della tragica trasformazione di tutto l’Occidente a guida americana in una concessionaria dell’Alta Banca. E’ facile perciò che anche la Famiglia manchi per lungo tempo all’appello dei soggetti che hanno patito l’attacco delle élite mondialiste: ci vorranno anni, nel caso, perché il moto delle grandi sfere si ripercuota ordinatamente su quelle che lo sono di meno e possano beneficiare entrambe del sincronismo, ma é chiaro come il riverbero della crisi attuale – che é crisi principalmente di valori e di idee – nel rimbalzare sulla sagoma del ‘piccolo borghese’ le conferisca un’eroica lumescenza. Quella di chi ha deciso di diventare poliziotto, o medico, o insegnante perché il sentirsi utile per la società lo ripaga con gli interessi della rinuncia a svolgere un lavoro più remunerativo, che implichi la speculazione sui bisogni e sui desideri di un altro essere umano. E quella del contribuente, scelto per esser torchiato fino all’ultimo centesimo perché annulli col proprio sacrificio le perdite inflitte all’Erario dalla massa straripante dei parassiti e degli evasori, tra le quali campeggia anche qualche partita IVA, gli amici per la pelle, ieri, di Berlusconi e di Fini, oggi dei Giorgetti e di tutti quelli che stravedono per i fabbricanti di padelle di Lumezzane.

Se c’é, dunque, un cireneo, un povero cristo, in mezzo a noi tutti, che paga due volte, la prima per doversi piegare a raccogliere la croce, e la seconda perchè la flessione in avanti rappresenta un irresistibile incentivo a dargli addosso anche con il frustino, questi é il ‘piccolo borghese’, che nell’iconografia omologata dalla vecchia Sinistra coincide con la caricatura di Fantozzi, un personaggio che sembrava a suo tempo creato apposta per gettare discredito su di una specificazione sociale che votava invariabilmente a destra o al centro, e che, assunta, come modello di una plumbea mediocrità, avrebbe dovuto comportare, per quanto sarebbe stato grande il numero dei resipiscenti, un sensibile aumento della cifra elettorale del PCI.

C’é stata una lunga fase, infatti, della storia recente in cui gli impiegati dello Stato, dall’ultimo dei poliziotti all’ultimo degli insegnanti, hanno dato il proprio consenso alla forza politica che, smantellando lo Stato per favorire le privatizzazioni, di fatto li condannava all’estinzione, e ce n’é stata un’altra, a noi ancora più vicina, in cui lo stravolgimento della grammatica sociale e la pratica, introdotta in ogni minimo aspetto della nostra vita quotidiana, del ‘politicamente corretto’ – cosa imputabile a quella stessa forza politica che é subentrata al PCI – ha rischiato di farli sparire non già solo come categoria, ma anche come genere e come specie: forse il convincimento, indotto dalla pigrizia dei neuroni e dall’abitudine, che ci fosse una sostanziale continuità tra Berlinguer e Letta, e che Placido Rizzotto si fosse reincarnato in Maurizio Landini, nonostante il danno d’immagine patito dal segretario della CGIL nel lasciarsi riprendere dal fotografo, durante la riunione degli Stati Generali di due anni fa, con gli occhi semichiusi mentre morde un supplì, o mentre scodinzola contento ai piedi di Draghi davanti alla sede ‘devastata’ del Sindacato, che di suo non funzionava più ‘dai tempi di Chicchennina’.

Debbo confessare di aver colto un pallido segnale nel voto di settembre – della fine di un incantesimo – e di credere che se fosse ancora possibile cambiare radicalmente i connotati di questo Paese, dovremmo contare sulla partecipazione del cireneo, di quella persona lì, che ha paura di volare, ma che ha fatto, con la feroce ostinazione di un Forrest Gump, tanta strada, quanta ne ha fatta la Storia.

 

Immagine: https://www.open.online/

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