La mozione Segre – verso la società orwelliana
Tutto è iniziato il 30 Ottobre, quando la senatrice a vita Liliana Segre ha proposto una mozione per l’istituzione di una commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, approvata con 151 voti a favore e 98 astenuti. Si sono astenuti i senatori della Lega e di Fratelli d’Italia, che stranamente hanno intuito l’inganno, correggendo poi il tiro nelle settimane a seguire, perché del resto si sa, un liberale anche quando finge di avere posizioni radicali, sempre liberale resta.
Una commissione contro l’odio quindi, metafora eterna di un sistema che continua – consciamente o no – a guardare il dito e non la Luna. Esiste certamente un sentimento diffuso di odio nel tessuto sociale che, data l’esasperazione di fenomeni complessi come l’immigrazione di massa, l’imposizione di un modello culturale altro da quello attuale da parte dei soliti noti, unitamente al malessere sociale sempre più comune nella popolazione, finisce per essere confuso per razzismo, antisemitismo, omofobia ecc.
A questo punto crediamo sia necessaria una riflessione; se il problema quindi fosse il razzismo, oppure l’antisemitismo, o ancora l’omofobia e/o l’odio di genere, non esisterebbero già leggi ad hoc per punire determinati comportamenti? Non ci sono già leggi specifiche che prendono in esame l’azione illecita da parte del cittadino in questo senso? Certo che ci sono! Ed è proprio questo il punto, la mozione Segre parla di “sentimento” di odio diffuso sulla rete e nel Paese. Ma come si fa a giudicare un sentimento? Com’è possibile legiferare sui sentimenti? L’odio come l’amore è parte fondante dell’essere umano, grazie all’odio e all’amore siamo vivi, come persone e come popolo! Un uomo che non odia probabilmente è un uomo incapace di amare.
Ma allora appare evidente come la Commissione Segre non sia altro che una commissione di controllo non dei sentimenti di odio, bensì delle idee non allineate, di tutti quei pareri che si discostano dal pensiero unico, totalizzante e politicamente corretto. Questo è ancora più evidente se si pensa che ogni sincera critica sociale, politica, etica, a fenomeni come l’immigrazione, o a temi annosi come l’omosessualismo, viene unilateralmente bollata come “razzista”, “fascista”, “omofoba” dai giornali “mainstream”, che difendono armi in pugno il sistema liberista e le sue orribili propaggini.
Andiamo a passi sempre più svelti verso la distopica società immaginata da Orwell, dove il sistema vede, controlla e decide tutto. Una commissione di questo tipo è roba da “Ministero della Verità”, nonché in termini reali, una limitazione alla libertà di pensiero tanto osannata dai liberali. La prima vittima è certamente Liliana Segre, che in maniera squallida viene utilizzata come un paravento – vista la sua esperienza personale – dalla sinistra del capitalismo per imporre al popolo un codice di pensiero diverso da quello naturale.
Il capitalismo è giunto al paradosso più grande, in nome della libertà del singolo, colonna portante di tutto l’impianto filosofico liberal-capitalista, si nega la libertà di molti. In nome dei diritti umani del singolo, si negano i diritti sociali di milioni di lavoratori. Un altro passo verso il baratro, un altro passo verso la luce. La Commissione Segre non avrà altro risultato se non quello di aumentare e radicalizzare il sentimento d’odio che spinge dal profondo delle periferie abbandonate, delle campagne desolate, dell’ambiente deturpato, del cuore dei giovani senza futuro.
Viviamo in tempi terribili, ma fecondi. L’odio esiste ed è sempre esistito, la scommessa dei prossimi anni è indirizzarlo sui giusti binari. E se la nostra colpa è odiare, significa che amiamo qualcosa profondamente, e cerchiamo giorno per giorno di difenderlo.