L’arca di Noè varata a Davos


Prima del Covid in pochi avvertivano quanto la società italiana (ma anche Europea) fosse ormai bloccata, e anche impegnata a piegare all’immobilismo i cittadini più volenterosi e reattivi. Oggi si avverte per strada, nei bar ed in qualsivoglia scambio d’idee come il nostro prossimo sia turbato e sconfortato dalla non più velata esortazione all’accidia. Il “chi te lo fa fare?” viene dispensato in ogni ambito come grande saggezza e cura dell’anima. La cultura del disimpegno sta giornalmente arruolando giovani e meno: tutti convinti che girarsi i pollici faccia bene all’uomo e, soprattutto, salvi l’ambiente. I “buoni a nulla” fin dall’origine della nostra storia hanno dovuto subire rimbrotti ed emarginazione da una società imperniata sull’homo Faber: ma ecco che gli “scienziati del clima” ne hanno scoperto l’effettiva valenza scientifica, anche se tantissimo in ritardo.

Forse un giorno potremmo tutti essere chiamati a riconoscere quante specie animali e vegetali non si sono estinte grazie all’opera dei fannulloni. Questi ultimi i soli capaci di convivere con l’intelligenza artificiale senza confliggere sul da farsi, anche consci più di altri che il lavoro logori l’uomo e l’ambiente. Le avanguardie della fannulloneria imperversano tra centri sociali e università, loro nemici sono quelli che corrono per lavoro e ogni altro impegno. E, come per una sorta d’affinità elettiva, hanno prima di altri fatto proprio il messaggio di Davos: bloccano traffico cittadino e strade statali come autostrade, poi a cospetto di operai e artigiani urlano “piantatela d’inquinare”. Siamo agli antipodi del ’68, quando i giovani solidarizzavano con le classi operaie e bracciantili.

Anzi, il disprezzo ambientalista del lavoro è una sorta di ritorto all’aristocratico dolce far nulla. Tutto questo mentre i genitori si dichiarano sempre più preoccupati dai programmi dei vari conciliaboli (primo fra tutti il WEF di Davos). Perché proprio i giovani hanno deciso di non reagire, anzi assecondare, la riduzione della platea di fruitori di beni e servizi varata dai potenti della Terra. Intanto gli adulti si guardano le spalle, temono esprimersi e cercano di salvare quel poco che hanno da parte. 

Gli adulti sono sempre più turbati dalla paura di cadere in forme irreversibili di povertà (per motivi dal giudiziario al bancario passando per il tributario e l’amministrativo) ma anche di poter vedere i loro figli sempre più “esclusi”, ridotti a “rifiuti” a cui viene preclusa la partecipazione a scelte sia politiche che economiche. E a chi domandasse al potere il perché di tanta cattiveria, verrebbe risposto “il mercato lo vuole”. Quest’ultimo ci divide ormai tra “inutili” (il novero comprende soprattutto gli oppositori al sistema) e umani utili anche se nullafacenti. Intanto sempre più gente si dichiara pronta a buttare giù la società dell’accidia.

Sentimento che probabilmente si paleserà in una contrapposizione tra esseri umani subordinati, permettendo al potere di godersi lo spettacolo: l’ennesima guerra tra poveri. Ma qualche reazione dovrà esserci, perché la gente inizia a mal sopportare questa democrazia evidentemente depotenziata e svuotata. Perché la riduzione della platea di fruitori di beni e servizi è stata varata causando il deficit democratico, congelando i diritti economici (il lavoro), politici e sociali. Soprattutto scongiurando la partecipazione. Non è iniziato tutto con il Covid, semplicemente sotto pandemia hanno tirato fuori il piano della società esclusiva. Ora la rappresentanza politica appare divisa tra chi teme Davos e chi desidera tanto essere tra gli invitati al WEF.

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