Le nottate di Wojtyla, l’intelligenza di Elly e altri portenti


 

Le nottate di Wojtyla, l’intelligenza di Elly e altri portenti

Bisogna poterlo immaginare mentre, strizzando l’occhio sinistro ad una giovane guardia svizzera che ha stabilito con lui un rapporto confidenziale (i problemi, semmai, si pongono quando, per la rotazione dei turni ce n’é un altro di sentinella), Wojtyla esce di notte da un pertugio segreto delle mura leonine – il cappuccio nero calato su quasi tutto il viso, per difendersi dal vento freddo – per incontrarsi non si sa con chi, anche se il racconto di tutto ciò che avvolge tale quadretto é occupato dalla sparizione di Emanuela Orlandi. E’ il paradigma – dei tanti che si ripetono all’infinito – di come si riesca, mettendo le mani avanti per non cadere all’indietro (‘é solo una notizia, riportata per dovere di cronaca, ci mancherebbe altro…’) a sospingere la realtà, o, per meglio dire, la verosimiglianza, che é il pane e il companatico della ricerca storica, ben oltre il binario morto del romanzetto d’appendice: nella fertile landa dell’immaginario collettivo, dove il relativismo distruttivo di Bergoglio, innalzato al soglio di San Pietro dalla mafia di San Gallo, può più facilmente trarre profitto dai sospetti infamanti che piovono sull’ultimo Papa cristiano morto in attività di servizio, prima dell’errore, cancellato con l’ammoniaca, fatto con l’elezione di Ratzinger.

Sarà pure un luogo comune, ma niente avviene mai per caso. E’ diffuso, ad esempio, il convincimento che Elly Schlein sia diventata segretario(a) del PD perché i pentastellati si sono recati in massa al seggio e l’hanno votata, sia per precostituirsi una sponda affidabile in Parlamento, sia per protrarre con le cure palliative la loro agonia, che ne ha ancora per poco. A me invece sembra che la regia segga al di fuori dei confini nazionali e che si sia sforzata di procurare ai finti comunisti il capo perfetto, quale può darsi combinando gli elementi giusti nella provetta e procedendo con la stampante 3D.

Dicono che essa sia italiana, cioé d’oro, come l’orologio che ti viene offerto mentre ti riposi nell’area di sosta sull’autostrada: perchè il patriottismo é una scoria scaduta del ventesimo secolo e va di moda ormai l’Ecumene, dove si mescola tutto e si riduce tutto a poltiglia, un’immensa spianata, la migliore delle condizioni che si possono concepire per realizzare la peggiore di tutte le dittature, quella del Mercato.

Elly: non proprio una grande bellezza, essendo stata registrata all’anagrafe con un nome di donna, perché, nell’essere attraente, si finisce per non esser più padrona del proprio corpo (poco importa che, da vivi, esso costituisca terra di conquista per ogni specie di virus e che, da morti, si trasformi in un lauto banchetto per i vermi) e, nell’essere concupiti da persone dell’altro sesso, di un sesso certo, si rischia di sabotare il progetto caparbiamente portato avanti dalle elite, che é quello di sfoltire l’umanità, troppo numerosa per abitare un pianeta piccolo come la Terra.

Sebbene non sia di origini modeste, come converrebbe a chiunque svolga un ruolo politico in difesa delle specificazioni disagiate, e abbia perciò bisogno di capire come potrebbe trovarsi uno che sia senza lavoro o che batta di continuo il record dell’ora per consegnare la pizza e i supplì a domicilio, il nuovo leader del PD sopperisce però, in uscita, con un linguaggio semplice ed immediato, come, quando, per spiegare la strategia a lungo termine del suo partito, dopo una robusta prolusione , conclude affermando che esso “sempre di più inventa e costruisce dei cicli positivi diciamo della circolarità uscendo dal modello lineare”.

Chiaro, chiarissimo, tanto da rendere superflua anche la precisazione che “questo é il tema”.
Posto che se si fosse spalmata del nerofumo sul viso, la Schlein si sarebbe maggiormente conformata alle indicazioni estetiche e posturali dell’evo moderno, mette conto rilevare che l’approssimarsi del 25 aprile – data oltremodo divisiva del calendario nazionale – ha reso ancora più marcato, per l’ebbrezza avvertita dai patiti della Resistenza, il divario ormai cronicizzato che si é instaurato tra la realtà com’é, con tutta la sua disarmante banalità, e quale la si costruisce, mattone su mattone, nei meravigliosi cantieri del Metaverso: laddove un certo Michele Santoro – reduce dai fasti di TeleBulgaria – e la Gruber – veterana di molte battaglie sostenute coi cuscini nei salotti della Sinistra arcobaleno (tanti colori per non farne nessuno), se la prendono col ministro Lollobrigida per aver detto che al fine di evitare il compimento della ‘sostituzione etnica’, cominciata da diverso tempo, non basta disinfiammare la piaga dell’emergenza migratoria, ma bisogna adottare delle misure a sostegno della natalità, che, certo – sono parole mie – non può trarre profitto dall’unione, ancorché felice, della Schlein con la propria fidanzatina, né dai torridi approcci su di una barca da parte di A.C.P. (mi rifiuto anche di citarne le generalità per esteso) nei riguardi di una bambolina, accessoriata con dei radi baffetti, che fa ‘no no no’ , ma non si può nemmeno sperare di risalire dal fondo della classifica demografica se le giovani coppie, assediate dalla crisi valoriale, economica e politica provocata dalle elite, e minacciate da una strutturale precarietà, si trattengono dal figliare per la paura di mettere al mondo dei disgraziati.

Non é – quello che ha per vittima Lollobrigida – il primo caso di un pleonasmo che suscita scandalo sol perché nella testa degli italioti, poco adusa al ragionamento, é collocata una macchinetta che separa il significante dal significato sulla base di un algoritmo infallibile, quello per cui – bollato come soggetto di destra e, quindi, implicitamente, come un protofascista o un fascista ‘tout court’ – se parli, nelle grandi linee, di ‘sostituzione’ scatta subito la sirena d’allarme, e se pronunci la parola ‘etnico’, si accendono tutte le lampadine: Fuorigrotta, al confronto, é un cimitero fuori porta se hai la ventura di adoperare i due termini, uno attaccato all’altro.

Il 25 aprile, e il Primo Maggio non sono stati messi lì per creare un ‘ponte’ tra due periodi lavorativi e per consentire alla gente di realizzare le prove generali delle prossime vacanze estive, ma sono i giorni in cui, a sinistra e a destra (se tale può essere considerato il quadrante politico da cui é stato dissotterrato il cadavere di Fini, con ancora gli occhialetti sul naso) ci si esercita nell’interpretare in modo fantasioso l’architettura della Storia e nel piegare la realtà alle astuzie del metaverso: così che, per il 25 aprile – il giorno in cui gli Americani, sistematisi con gli anfibi sporchi di fango e di sangue a casa nostra, ci liberarono della libertà (da qui, appunto, il termine, ‘Liberazione’) – sia vietato accennare a Porzus, al filosofo fascista (Gentile) che pensava un po’ troppo, alle persone trucidate per aver fischiettato ‘Giovinezza’ nella vasca da bagno, e ai partigiani col disco orario incorporato che avevano approfittato dell’occasione, chi per vendicarsi del garzone che gli aveva insidiato la moglie, chi per affrancarsi da un debito togliendosi dall’ombra del creditore.

La vuota ritualità dei cortei, degli striscioni e dei palchi presi d’assalto da officianti farlocchi, si ripeterà, tuttavia anche il Primo Maggio, nonostante il lavoro – quel poco che c’é – sia stato declassato a corvée, i sindacati si siano estinti, e nelle piazze non ci siano più tutte quelle maestranze orgogliose della loro feluca di carta, ma solo disoccupati che ballano al suono di una band sgangherata, gonfi di birra e di droga.
O tempora, o mores: non fatemi dire altro.

 

Immagine: https://www.thesocialpost.it/

Torna in alto