Lettera 21


 

Lettera 21

Una o più voci per lettera di un alfabeto che non compone poesie, che non descrive bellezza. Quello che maggiormente domina l’immaginario degli uomini. 21 lettere della morte.

 

Astensionismo. Democraticamente sufficiente a urlare il baratro in cui stiamo precipitando.

Bellum. Una strategia politica americana per mantenersi in piedi sul ring nel quale si sta svolgendo il combattimento per il titolo di campione del mondo dell’egemonia. Il loro Destino manifesto (1) glielo impone. Il loro passato stragista ce lo dimostra. Tutti i pronostici dicono che fare a pugni con la Cina abbasserà loro la cresta.

Capitalismo. Il costo del capitalismo occidentale non permette confronto con quello orientale. Gli sono necessarie drastiche misure di tagli materiali e umani. Lo stiamo vedendo. O meglio, alcuni lo stanno vedendo, gli altri sono felici se nevica che si va a sciare.

Comunicazione. Chi detiene la comunicazione alza al massimo il rischio di detenere tutto. Vallo a spiegare a chi guarda la tv. Siamo al punto che dire nano, checca e spazzino è diventato offensivo. Siamo al punto del fondamentalismo linguistico che cancella la storia e il diritto di espressione quali apologia di ciò che è stato. Siamo a combattere contro mandrie al galoppo sulla groppa dei diritti. Cavalieri che si credono senza macchia, perché usano asterischi come bandiera della verità. Il potere della comunicazione si sta sbarazzando della generazione in estinzione, ultimo ponte con la concezione analogico-umanista. Ci troviamo sul nascere di uomini privati di se stessi, alimentati a effimere ideologie messe in campo per farli distrarre dalla destinazione verso cui saranno condotti. Nel grande campo di concentramento-vacanza, con gratuito buffet al bromuro.

Democrazia. Come gli anarchici non accettano l’autoreferenziale autorità dello stato, così la democrazia contempla il barare pur di mantenersi nominalmente tale.

Digitalizzazione. Travolgente onda. Festival della tecnologia. Neo-idolatria. Violentatore delle tradizioni. Ordinamento del dopo uomo. Sterilizzazione del trascendente. Brutalizzazione della dimensione estetica. Cancellatore delle culture e delle identità. Rogo del mito e del simbolo come tessuto magico della realtà.

Europa. Feticcio commerciale inetto a realizzare qualsivoglia unione. Guardare la donna che la guida provoca a molti l’immagine del male. Emblema di un femminismo che non ha saputo fare di meglio che assumere le modalità maschiliste.

Estinzione. Mentre tutti sono al cinema a guardare il grande successo de Il Progresso, dove il protagonista Mr Accumulo, nel rispetto dell’unica regia che lo guida, gli affari sono affari, non disdegna di depredare il depredabile, uomini o cose che siano, non si avvedono che lo scenario della propria estinzione è esattamente nei pensieri di ognuno. Gran bel film, dicono uscendo.

Femminino. Un concetto estraneo a questa cultura, e quindi a molte persone. Se queste, e soprattutto le donne, se ne impossessassero, avrebbero una via di emancipazione da seguire, il cui potere è incommensurabilmente più potente di quello fondato sul diritto e l’imitazione di quanto vorrebbero scalzare. È la più grande bellezza e forza del mondo, ridotta a meno che surrogato di se stessa, dimenticata.

Fascismo. Insieme a uno sfondo socialista, è stata ed è la stampella di una cultura di sinistra incapace di elaborare pienamente un fatto storico, tenendo in vita esso e se stessa con il bambinesco slogan del dagli al fascista, per poi finire disciolta nel fondamentalismo – quello sì fascista – del diritto individuale, dell’obbrobrio del politicamente corretto, della cancellazione delle culture. Il totalitarismo vero è quello già in atto del progressismo, ben più repressivo, umiliante e violento di quello impersonificato da qualcuno. La sinistra ha tradito un popolo, appoggiato il capitalismo e sposato sua figlia, la legge del mercato ordoliberale. Ha ucciso la speranza dei più, ma si offende se dici frocio. Si arroga ancora il diritto di cantare Bella ciao, ma se dici ciao bella ti fa il processo.

Giornalismo. Ha già detto, fatto e dimostrato tutto da solo. Tranne i fuochisti del mondo e Orwell, nessuno avrebbe mai accreditato una simile vergognosa evoluzione. Oscar per la vigliaccheria, la cui ultima prestazione è quella dell’indifferenza con la quale è stato, salvo qualche eccezione, tralasciato l’articolo di Seymour Hersh (2) sulle responsabilità americane in merito al sabotaggio dell’oleodotto Nord Stream 1 e 2. Senza dignità.

  1. Muta, la più sensata in questo dissesto di senso.

Italia. Stato fallito. Tenuto in vita per accanimento terapeutico di stampo Natoso. Spremuto, senza più nulla da dare, dopo aver svenduto coste, valli e pianura alla bruttezza del razionalismo del progressismo, senza essere stato capace di valorizzare il patrimonio artistico, paesaggistico, storico, marino e montano, è ora alla mercé di una sovranità altrui. Cagna pronta ad ubbidire ai suoi padroni.

  1. Non aggiungo le altre lettere del nefando acronimo. Sono le prime di una lunga serie di ciò che condurrà ulteriormente gli uomini lontani dalla natura, sulla geometrica via dell’asettico diritto.

Logica. Il servizio reso dalla logica, imbattibile per gestire l’amministrazione della vita, non è che un’entrata a gamba tesa in campo relazionale. Regole e linguaggio condiviso permettono di entrare e uscire dai giochi che si compiono nei campi chiusi e piatti, detti appunto amministrativi, la cui caratteristica prima è di avere mosse limitate. Ma in tutte le relazioni non governate da un confine condiviso, la caratteristica prima è l’apertura all’infinito. Ignari di questa banalità, gli uomini, praticamente tutti inconsapevolmente scientisti, sbraitano i loro tentativi logico-razionali dalla pretesa di linearità, di contenere e descrivere la magia alogica e sincretica che crea la realtà.

Mondo. Ente del cosmo concepito come entità inerte e indipendente. La separazione dalle energie dell’universo non è che la esiziale vittoria dello scientismo. Ma anche il primo problema dell’uomo. Riappropriarsi della coscienza del tutto genera pensieri e politiche che nulla hanno a che vedere con quelle egoiche fondate sull’orgoglio personale, generatrici di sofferenza e conflitto, inette a riconoscere l’origine del male.

Nichilismo. Non è possibile eludere la deriva nichilista. Essa è implicita nel fare egoico. L’ego, oggi in particolare a causa dell’elezione dell’individualismo, che per ontologia non vede che se stesso e i suoi autoreferenziali campetti di gioco, non può che seguitare nella cricetica corsa che lo sfiancherà. Senza alcunché che lo sottragga dalla schiavitù dell’effimero, il rischio di avvertire in sé l’ingoio dell’abisso è massimo. Senza un recupero dei valori profondi, la deriva verso il nichilismo ci accompagna sul bordo del precipizio, e qualcuno sarà pure spinto giù.

Natura. Il presunto diritto antropocentrico ritiene di essere superiore alla natura, di poterla modificare, di seguitare a considerarla un oggetto, di credere di conoscerla a mezzo di una scomposizione via via più minuta. È un diritto che ci separa dal mondo, dal cosmo, dal tutto. Che ci garantisce continua e massima sofferenza. Solo un’azione compiuta con la consapevolezza di essere semplici portatori di vita e non possessori potrebbe modificare lo stato maledetto in cui versiamo, contenti del chip e delle nanotecnologie, del sempre connessi perché potremo avere una diagnosi a distanza. Per quattro denari, si è buttato via il bambino insieme all’acqua sporca. Si è babelicamente creduto di poter ridurre la vita a Dna e geni; di poterla intendere deterministicamente. Una cecità scientista, che implica un progetto eugenetico ed esclude la banale osservazione dell’epigenetica.

Opulenza. Abbondanza, dipendenza, scemenza. L’incantesimo dell’avere è un tumore del maligno, sapientemente seminato e coltivato allo scopo della gestione delle masse. L’individualismo e l’edonismo ne sono l’esponenzializzazione. Lo sfacelo del senso di comunità e del conseguente senso della vita ha lasciato campo aperto all’idea che rinchiudersi entro il proprio muro fosse la cosa giusta. L’immaginazione, avviluppata nel sortilegio che chi più ha più è, ha agevolato la garanzia di controllo senza carri armati. Far pensare come il potere richiede è divenuto realtà.

Orwell. Ne il Capitalismo della sorveglianza (3), si trova molto di quanto affermato in 1984 (4). Nonostante la portata dei due messaggi, ai quali vanno uniti quelli di altri autori distribuiti nella storia, la politica non solo non ne prende atto, ma pare dimostri di non avere coscienza della deriva sociale e culturale che ci sta spingendo in direzione opposta alla democrazia. Che sta favorendo i detentori del mercato e del potere. Che sta considerando le masse come inerte peso, quindi sacrificabile e sfruttabile.

“Ogni tentativo di intralciare o sconfiggere il capitalismo della sorveglianza dovrà confrontarsi con tale ampio contesto istituzionale che lo protegge e sostiene” (5).

Politica. Inizialmente nostra espressione, ora non abbiamo più alcuna relazione con la politica. Essa, divenuta scendiletto dei poteri mercantili, si preoccupa di restare in sella, il resto è contorno al quale ancora qualcuno dà ascolto.

Progresso. Il progresso tecnologico è il solo in essere. Tutti gli altri sono in regresso. Parlo dei servizi pubblici e di quelli sociali. Delle relazioni internazionali che, senza la colla dell’interesse commerciale, immediatamente vengono meno, o si riducono allo stadio formale o di diffidenza. In ogni caso, si tratta di progresso materiale, ovvero di una concezione del mondo ridotta a quanto si può misurare e pesare. Il progresso esistenziale non è contemplato. Diversamente, diverrebbe evidente l’autoreferenzialità dei pesi e delle misure, e qualche altra domanda su dove stiamo andando e cosa stiamo facendo obbligherebbe a riconoscere che il mondo è dentro, non fuori. La realtà oggettiva è solo un ordine delle cose che, inconsapevolmente esteso a tutte le circostanze umane, è un fallo da rosso diretto.

Pace. Nel mondo a base duale, non c’è alcuna speranza di realizzare la pace, se non in attesa della guerra. Nella concezione capace di unire gli opposti, l’utopia della pace ha terreno per realizzarsi. In essa, il giogo dell’ego è conosciuto e dismesso. L’uomo compiuto può nascere.

Parità di genere. Indirizzata dal dominio del diritto e dell’ideologia, ha perso di vista la sostanza, ammesso l’abbia mai avuta. Vediamo ora frotte di donne occupare finalmente posti ai quali non avevano accesso. E le vediamo muoversi, parlare e pensare esattamente come faceva chi hanno scalzato. Miseria spirituale.

Putin. Il pensiero delle persone è limitato alla dimensione materialista-logico-razionale. Con essa forgia strumenti del tutto inadatti a maneggiare la dimensione sottile della vita. Non a caso, quanto dice in merito a queste è del tutto inopportuno, e non dimostra altro che la loro inettitudine nei confronti di quanto esula dal loro ristretto campo d’azione. Dentro l’emozione della materia, non sono in grado di riconoscere la parola di quelle entro quella dello spirito. Una parla dei fatti, l’altra delle ragioni, una del diritto legale, l’altra di quello naturale alla sopravvivenza. Una vuole dominare, l’altra mantenere se stessa. Una è slegata dalla sua origine, l’altra lo afferma.

Qatar. Le mazzette per un buon Campionato del mondo indigneranno, taglieranno teste, forniranno capri espiatori di peccati commessi da un sistema che si proclama il più giusto del mondo. Almeno con il re e col maggiordomo non c’erano equivoci: si sapeva sempre chi era il colpevole. Nei labirinti della burocrazia democratica, la pistola è sempre fumante, ma le impronte sempre mancanti.

Reazioni avverse. La fedeltà alla gran cassa della narrazione del pensiero unico è un indice utile a chi ha l’interesse e il potere di dirigere il comportamento delle masse. Nessun argomento razionale può contrastarlo, finché il maggior credito viene attribuito alla scienza-della-tv.

Russia. Qualche fesso viene fuori ora citando il Trattato di Budapest del 1994, poi ampiamente disatteso dalla Russia. Lo fa per contrastare ed equiparare il tradimento occidentale degli accordi di Minsk. Lo stato geopolitico al tempo di Budapest cambiò rapidamente negli anni successivi. Quel trattato faceva dunque riferimento a condizioni che nel frattempo erano sparite. Cosa mai avrebbe dovuto rispettare la Russia?

Rivoluzione. Azione possibile in tempi di vessazione fisica. Impossibile in quelli di vessazione subliminale, vestita da progresso e responsabilità individuale sullo stato del mondo. La rivoluzione era possibile in ambito analogico. In quello digitale è sterilizzata.

Scuola. Termine obsoleto, sostituito da formazione. Stesso etimo di formina. I professori in maggioranza applaudono. Sfacelo.

Sostenibilità. “Tienimi unito per riciclare meglio”. È quanto si legge sui tappi della Coca Cola. A questo genere di attenzione per l’ambiente si dedica la politica, non a quanto ha imposto l’epoca del riciclo. Un particolare irrilevante rispetto all’agonia della terra, che non cambia di un punto alcunché, fatto salvo per la cultura acritica che troverà quei tappi interessanti, importanti, rispettosi, imitabili. Aiuto.

Sesso. Il diritto in sostituzione della natura ha il massimo potere destabilizzante. Permetterà ubbidienza e sottomissione. Uomini ridotti a melma per qualsivoglia tipo d’impasto. “Pagliacciata”, la chiama qualcuno. Bene la critica, ma pronunciata in quel modo è l’espressione di chi non ha idea di dove stiamo andando a finire, non ha idea che quella pagliacciata non è altro che un anello di una catena lunga e sottile con la quale, come alle Hawaii, incoronerà tutti quelli che sbarcheranno sulla terra.

Terremoto. Se fosse stato provocato o, semplicemente, come alcuni sostengono, un terremoto fosse provocabile, sarebbe solo l’ultima buona notizia in termini di controllo e volontà di egemonia. Dopo quello meteorologico e quello a mezzo delle nanotecnologie e della comunicazione. Salvo prove contrarie, tutte tecnologie disponibili solo agli americani.

Tecnologia. La tecnologia non è neutra. Crea dipendenza e sudditanza. Erode la conoscenza. La sostituisce con dati e cognizioni. Ci mantiene sulla superficie di noi, a causa del fascinoso mondo che dice di donarci. Ci mantiene lontano da noi stessi, a causa della sua natura a noi esogena. Ha il potere di confermarci l’oggettività del suo imprescindibile valore. L’idolatria della tecnologia non è che un volano, che dalla natura e dal suo infinito ci porta nel virtuale e nel suo determinato.

Terra. Oggetto e mai soggetto: concezione esiziale per chiunque la abiti. Limite del mondo secondo i positivisti. Ma espressione del cosmo e della vita, e noi come lei. Non è destinataria di dignità, se non in funzione antropocentrica. Disastro.

Stati uniti d’America. Vietnam, Panama, Cile, Argentina, Iraq, Libia, Afghanistan, Siria, Serbia, Russia. E ancora tutti a loro prostrati. C’è qualcosa che mi sfugge.

Ufo. Significa diversivo. Significa bluff. Significa che la terra trema anche sotto le gambe americane. Che altro pensare, quando la posta si alza e si giocano le migliori carte?

Vaccini. Prova generale di controllo. Crogiolo di menzogne che, attraverso il fuoco della paura, ha gocciolato credibilità dall’alambicco della comunicazione.

Zelensky. Cosa non si arriva a fare. Ma può un uomo solo avere tanta forza? Piunno chessi. Quindi chi c’è dietro? Una domanda per chi ancora crede che la guerra sia tra la Russia e l’Ucraina.

 

21 lettere che, opportunamente combinate, possono raccontare tutte le storie. Che, opportunamente proposte e ribadite, di tutte le storie raccontano una soltanto e a lieto fine. Meno lavoro e preoccupazioni, più tempo libero e salute, più sicurezza, parità, diritti, uguaglianza, giustizia.

21 lettere che, diversamente combinate, rivelerebbero a tutti chi è l’assassino.

“Siamo noi a fornire il bene tanto ambito, ed è la nostra esperienza di vita che viene sfruttata. […] ci troviamo gradualmente in un mondo senza via di fuga, ‘monopolizzati’ da operazioni di esproprio che convergono, si sovrappongono e si espandono all’infinito” (6).

Note

  1. Anders Stephanson, Destino manifesto. L’espansionismo americano e l’Impero del Bene, Milano, Feltrinelli, 2004.
  2. https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sabotaggio_nord_stream_traduzione_integrale_dellarticolo_di_seymour_hersh/47428_48746/.
  3. Shoshana Zuboff, Il capitalismo della sorveglianza, Bologna, Luiss University Press, 2020.
  4. George Orwell, 1984, Milano, Mondadori, 2016.
  5. Shoshana Zuboff, cit., p. 63.
  6. Ivi, 144.

 

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