Di Roberto Pecchioli
L’Occidente collettivo ha gettato ogni maschera. Le sue narrazioni su libertà, democrazia, pluralismo si rivelano per quello che sono: menzogne a uso di masse inebetite. La reazione all’attentato al primo ministro slovacco Fico- inviso alle oligarchie coloniali- è sconcertante; il velo di ipocrisia istituzionale lascia il passo alla sincerità. Mentre il politico di Bratislava è dipinto come mafioso , populista, nostalgico dell’Unione Sovietica, il feritore– o assassino, se Fico non sopravvivrà- è presentato come un mite vecchino amante della poesia, un innocuo intellettuale progressista uso a passeggiare mano nella mano con la moglie, un fiero democratico pensoso delle sorti del suo sfortunato paese caduto nelle mani di Barbablù. Strano che si aggirasse per la città armato, pronto a scaricare i colpi della pistola nel petto dell’orribile dittatore eletto regolarmente dal popolo slovacco.
Negli Usa, centrale dell’Impero del Bene, la Camera dei Rappresentanti – non si sa se sfidando più il ridicolo o la costituzione del 1776- vota una legge che dichiara antisemita il Nuovo Testamento. Per il Vecchio, prudenza: è stato scritto da semiti, i primi cinque libri sono sacri a una minoranza assai potente. Ma il Vangelo, via, è uno scandalo. Fa credere che il popolo in cui nacque Gesù sia colpevole della sua morte in croce. Lo stesso Redentore non risparmia dure critiche al potere, registrate dagli evangelisti, semiti anch’essi. Addirittura i cristiani – vergogna a cui porre rimedio con la forza della legge—considerano il Nuovo Testamento “parola del Signore”. Chissà se, di questo passo, sarà ancora possibile dirsi cristiani o se il Vangelo- come già capita a molti testi sgraditi al radicalismo progressista – verrà “purgato” e magari affermerà che l’uomo di Nazareth è morto di raffreddore, come i capi dell’Unione Sovietica. Fortunata l’America, i cui politici non hanno problemi sociali, economici, finanziari, etici, razziali da risolvere e possono dedicarsi a combattere l’antisemitismo del Vangelo.
Un senatore romano, Catone detto il Censore, un bieco reazionario sostenitore del mos maiorum, le antiche tradizioni, terminava ogni discorso esigendo che Cartagine, la potenza nemica di Roma, venisse distrutta: delenda Carthago. La potente città nordafricana fu la prima potenza mercantile “globale”, e il vecchio Catone fu accontentato. Scipione la rase al suolo e Roma iniziò a dominare il mondo. Ci sentiamo come lui, chiedendo con il poco di voce che ci resta la secessione dall’Occidente e in particolare dagli Usa. Nessuna distruzione materiale, nessuno spargimento di sangue. Vogliamo solamente rinunciare al privilegio di essere occidentali e servi- pardon, fedeli alleati- degli Stati Uniti. Non accettiamo la loro volontà di colonizzarci culturalmente, economicamente, militarmente, linguisticamente. Hollywood e New York non sono le nostre capitali: ciò che proviene da lassù è distruttivo, quindi lo dobbiamo rifiutare. Siamo ragionevoli, chiediamo l’impossibile, era uno slogan del Sessantotto. Lasciateci sognare. Il sogno americano è un incubo da cui vorremmo risvegliarci.
Gli Usa hanno il diritto di vivere come vogliono, di organizzare la loro società in base ai principi in cui credono. Nessuna ingerenza: sono padroni a casa propria, una casa, peraltro, usurpata con le armi alle popolazioni native. La smettano però di credere nel “destino manifesto” di dominare il mondo. La frase, intrisa di suprematismo razzista, fu coniata da un giornalista dell’Ottocento, John O’ Sullivan, sostenitore del Partito Democratico. Smettano di pensare che il loro modello debba valere per ogni altro popolo e che vada esportato con la forza a popoli ignoranti, selvaggi, arretrati. Gli Usa hanno costante bisogno di un nemico da demonizzare, la cui distruzione è inevitabilmente un atto di civiltà. Le vittime sono danni collaterali. Vale anche per il primo ministro di una piccola nazione dell’Europa Centrale- la Slovacchia ha una popolazione di poco superiore ai cinque milioni e una superficie pari a Lombardia e Piemonte- vale addirittura per il libro una volta sacro alle popolazioni di questo pezzo di mondo, la terra del tramonto.
Il Dipartimento di Stato americano ( ministero degli Esteri) pubblica un rapporto annuale sui “diritti dell’uomo”, in cui si criticano – e si minacciano- i paesi che non condividono le idee delle classi dominanti Usa. Un’intollerabile ingerenza del Grande Fratello negli affari altrui, rivolto al mondo che lo Zio Sam considera il cortile di casa. Quest’anno le attenzioni del benefattore a stelle e strisce si rivolgono contro le “ posizioni conservatrici sulla sessualità umana e i diritti sessuali e riproduttivi. “ Ancora una volta, ecco la vera agenda: destrutturare l’uomo, animalizzarlo sin nelle parole ( salute riproduttiva sa di manuale zootecnico) e sottrargli ogni identità con l’alibi dei “diritti” sessuali, proclamati in sostituzione di quelli sociali e politici. Dominio sullo zoo umano.
Il rapporto si basa su una visione dei diritti umani incoerente con i documenti internazionali ufficiali, ma in linea con la prassi delle agenzie ONU finanziate dai miliardari americani “filantropi”. Il rapporto giudica se i governi stranieri rispettano i “diritti riproduttivi”, se riconoscono legalmente i generi sessuali e se considerano degni di protezione legale i diversi “orientamenti sessuali e l’identità di genere percepita.” Nessuno di questi concetti corrisponde a un diritto umano in base alle norme internazionali. Il segretario di Stato Blinken ha affermato che “c’è molto lavoro da fare per sostenere i diritti enunciati nella Dichiarazione Universale”. Eppure non esiste un diritto internazionale all’aborto; la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani tace su quel punto . Si tratta di una priorità politica del governo americano, come il concetto di diritti riproduttivi, introdotto dalla presidenza Obama.
Il rapporto critica El Salvador per il divieto di aborto, l’Ungheria per “aver richiesto che le donne esaminino i segni vitali del feto prima di sottoporsi a un aborto”, punta il dito contro Burkina Faso, Camerun e Uganda per la mancanza di accesso “all’aborto e ai servizi di salute sessuale e riproduttiva”. Non esattamente le urgenze dei paesi poveri africani. Denuncia l’assenza di educazione sessuale in Burundi e Romania. “Ci sono barriere che impediscono di mantenere la salute riproduttiva, inclusa la mancanza di assistenza sanitaria comunitaria e di educazione sessuale adeguata all’età.” Blinken osserva che il rapporto include “disposizioni specifiche sui membri delle comunità vulnerabili”, espressione utilizzata per promuovere riconoscimenti e diritti speciali per soggetti e gruppi LGBTQI+. La Polonia è criticata perché non consente l’adozione alle coppie LGBTQI+ e attacca un’iniziativa legislativa che “impedisce l’ ideologia LGBT nelle scuole, invoca la protezione dei bambini dalla corruzione morale e dichiara il matrimonio unione esclusiva tra una donna e un uomo”.
Condanna l’Ungheria che impedisce “alle persone transgender o intersessuali di cambiare il sesso o il genere loro assegnato alla nascita sui documenti legali di identificazione” e per la legge sulla protezione dei minori che impone ai “siti web contenenti qualsiasi forma di contenuto LGBTQI+ di richiedere agli utenti la prova di avere almeno diciotto anni con avvisi relativi ai contenuti per adulti”. Il Burundi è accusato di aver permesso alle scuole cattoliche di non collaborare con organizzazioni che violano l’insegnamento della Chiesa. Come la mettono con la libertà di religione garantita in Usa dalla costituzione? Ah, già, il Vangelo è antisemita.
Un alto funzionario governativo ha affermato che il rapporto “è più centrale che mai in un mondo in cui vediamo sempre più fatti diffamati come bugie, bugie presentate come fatti e informazioni manipolate per ostacolare gli obiettivi degli autocrati e di altri attori pericolosi”. Per fortuna lo Zio Sam – da non confondere con la maggioranza degli statunitensi – veglia su di noi, abitanti di un mondo pieno di “soggetti pericolosi, di autocrati e di bugiardi.” Il Ministero della Verità ha sede a Washington D.C. Impallidiscono Orwell e la censura vaticana che concedeva o negava la pubblicazione- “imprimatur”, si stampi – ai testi non conformi alla dottrina cattolica.
Il rapporto ha tuttavia dei meriti: innanzitutto ci ricorda la nostra condizione di colonie a sovranità limitata ( ricordate l’Unione Sovietica ?) su cui vigila l’occhio onnipresente di Capitan America. Poi spiega con chiarezza quali sono le priorità e le volontà imperiali: diminuzione della popolazione, distruzione dell’identità più intima di individui e popoli, manipolazione delle coscienze sin da bambini. Scartata l’ipotesi grottesca che lorsignori ci credano sul serio, resta l’evidenza di una formattazione dell’umanità in linea con gli interessi oligarchici di cui gli Usa sono il braccio secolare ( e violento). Nessun rapporto impegna gli Usa sui diritti sociali- pressoché inesistenti nel regno del “libero” mercato in cui tutto e tutti sono in vendita – nessuna lotta contro le dipendenze– il Fentanyl uccide oltre centomila americani ogni anno- nessun interesse per i diritti politici, se non la stanca riproposizione di una democrazia rappresentativa che non rappresenta più e risponde esclusivamente ai finanziatori di partiti e uomini politici “ di sistema”.
La libertà di stampa, di espressione e di pensiero- garantita dal primo emendamento costituzionale- è riconvertita in lotta alle opinione “false”, cioè diverse dalle idee dominanti. Il tutto condito con l’indifferenza per le tradizioni, i costumi, le convinzioni morali, gli usi, le credenze religiose di ogni popolo, da sottomettere ai “diritti sessuali e riproduttivi” e, concretamente al sistema socioeconomico liberista e globalista a cui è vano opporsi, in quanto “non c’è alternativa” ( il copyright è di Margaret Thatcher).
Garantire i diritti sessuali e riproduttivi non comprende in America un’assistenza sanitaria che impedisca di morire per mancanza di cure a chi non le può pagare – sono decine di milioni- o offra una casa ai tantissimi senzatetto, a cui è offerto però un risarcimento verbale: devono essere chiamati “persone che non hanno un’ abitazione”. La loro condizione non cambia, ma la coscienza dei Buoni è a posto. Chi un tetto ce l’ha sono i milioni di carcerati che fanno degli Usa lo Stato con la più alta percentuale di detenuti, anzi “ ospiti del sistema penitenziario”. Un sistema in parte privatizzato, in cui si lavora a ritmo e con salario schiavistico. Il sogno americano degli sfruttatori. Mentre politici, intellettuali e ceti abbienti pensano alla salute riproduttiva, decine di milioni di connazionali non hanno i mezzi per affrontare un’emergenza imprevista.
Le spese militari e di polizia assorbono percentuali elevatissime del bilancio, con poteri immensi- spesso incontrollati- dell’esercito e delle agenzie di sicurezza, esterne ( CIA, DEA eccetera) e interne, come NSA e Homeland Security Department. Su tutti veglia l’apparato mondiale di intrattenimento ( la società dello spettacolo svelata da Guy Debord) di Hollywood, che colonizza l’immaginario globale, diffondendo idee, modi di vita, preferenze e ideologie americane. Saremo gli unici, almeno in questo angusto angolo di mondo, ma non ci stiamo. Senza sangue, senza odio, Delenda Cathago, a partire dal nostro foro interiore . Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Si tengano il loro sogno americano, la loro salute riproduttiva e i loro diritti sessuali.