Dopo la barbara uccisione di George Floyd, la rivolta è esplosa nel mondo occidentale, una rivolta inizialmente spontanea negli USA, da ricondurre al malessere sociale, come già detto nell’articolo della scorsa settimana, ma eterodiretta, guidata e gestita da un punto di vista ideologico, da un preciso apparato mondialista, che abilmente è riuscito a nascondere l’origine sociale e autenticamente classista delle prime rivolte, e a sostituirla con quella etnica, razziale e culturale.
Per capire la spropositata forza che detengono i padroni di questo nostro mondo, è sufficiente analizzare con quale velocità la barzelletta del “black lives matter” abbia contaminato la colonia Europa, e tutti i Paesi anglosassoni. Siamo di fronte ad un attacco totale, o meglio ad un contrattacco, visto che la favola del razzismo è stata tirata fuori dal cilindro proprio per impedire che il mondo ragionasse in termini economici, e analizzasse a fondo la condizione dei cittadini americani delle periferie, degli esclusi e dei reietti, degli eterni sfruttati, dei quaranta milioni di poveri che il paradiso della libertà può vantare.
Questo attacco che agisce direttamente non contro gli Stati Uniti piuttosto che contro l’Europa, ma contro l’Uomo, nella sua accezione spirituale e contro la sua missione civilizzatrice, è stato finemente organizzato per “unire i puntini”, collegando e direzionando tutte quelle forze mondialiste contro la civiltà. Ad un certo punto infatti, tutti si sono ritrovati uniti; associazioni afroamericane, associazioni LGBT, radical chic vari, i ricchi del mondo, le persone di successo, i media, gli Antifa, i partiti politici dei vari Paesi che supportano queste istanze. Tutti inginocchiati con il pugno nero dipinto in volto, o sfoggiato su qualche t-shirt di ultima tendenza. Tutti i mali di questo nostro mondo uniti insieme, a dirci quanto siamo razzisti poiché bianchi, quanto siamo omofobi poiché etero, quanto siamo fascisti poiché fedeli ai valori della storia del nostro popolo. Una informe massa di schiavi, ubbidienti ai voleri dei soliti noti, i quali sono i veri responsabili del falso scontro di civiltà che avverrà, coloro che in realtà sono i padroni di tutte le fabbriche, di tutte le case, di tutte le banche, di tutte le nostre vite, quella cricca internazionale senza radici che mette gli uni contro gli altri, poiché non vuole la pace e la civile convivenza tra i popoli, ma vuole sobillare la strategia del caos grazie alla quale espandere i propri affari e difendere i propri interessi capitalistici ovunque e dovunque.
Ma noi non cadiamo nella trappola, noi non ci inginocchiamo. La furia iconoclasta delle ultime settimane ha dell’incredibile, opere d’arte, statue e monumenti presi di mira dai rivoltosi (rivoltanti per meglio dire), vandalizzati o distrutti. La storia della civiltà umana sacrificata sull’altare della finta uguaglianza e dell’antirazzismo. La logica è quella della colpevolizzazione dell’uomo bianco, quindi la distruzione furiosa di tutto quello che, per il gusto contemporaneo, può offendere la sensibilità di taluna categoria o minoranza. Quindi è giusto abbattere la statua di Oliver Cromwell, o di Edward Colston, per non parlare di quella di Cristoforo Colombo, è doveroso imbrattare tabernacoli del ‘500, sporcare e distruggere monumenti di eroi del passato, considerati razzisti. A quanto pare è stata stilata una lista di statue e monumenti da abbattere, in tal senso aspettiamoci pure di rinunciare ai fondamenti della nostra cultura, Dante era chiaramente omofobo, Manzoni un pericoloso nazionalista, Platone non ne parliamo neanche, Giulio Cesare poi, colpevole di aver vessato e conquistato la Gallia.
Una furia iconoclasta identica a quella dell’ISIS, che identifica e definisce coloro i quali non hanno riferimenti culturali, coloro che vivono nell’eterno presente di questa modernità, e rifiutano la loro eredità, che poi è la base dell’identità di ognuno. La nostra colpa? Appartenere ad una civiltà superiore, brillante, lucida, una civiltà che per merito e non per colpa si è imposta sulla gran parte del mondo fino alla prima metà del ‘900. Ai signori che in questi giorni riempiono le piazze e distruggono la storia d’Europa, bisognerebbe chiarire un concetto, ovvero: noi non abbiamo colpe metafisiche per le azioni dei nostri padri, anzi ne andiamo fieri. Il mondo cambia, muta e si trasforma, ma non esiste nessun futuro senza un luminoso passato.
Quello che sta accadendo oggi è pura follia iconoclasta, ed è un problema educativo, poiché chi manifesta non ha la formazione necessaria per individuare le mancanze che lo attanagliano, e non esistono vettori politici validi in grado di direzionare le masse in tal senso. Quindi ci si limita a seguire i falsi profeti, che identificano il nemico nel vicino di casa bianco ed eterosessuale, oppure nell’anziana signora che al mercato si lamenta degli immigrati. Una generazione senza riferimenti e senza valori, scagliata come palla da bowling contro la Storia, l’apoteosi del progressismo liberale. L’unica soddisfazione è che quando l’epoca del liberalismo finirà, non ci saranno monumenti, statue, palazzi da abbattere, poiché il liberalismo non ha edificato niente, se non fame e odio.
Noi europei non ci inginocchiamo di fronte a questa follia, non ci inginocchiamo di fronte a chi confonde l’odio sociale con quello etnico, non ci inginocchiamo poiché siamo fieri del nostro passato e non proviamo vergogna, non ci inginocchiamo perché la storia d’Europa è volontà di potenza, e siamo abituati a stare in piedi. Ci inginocchiamo davanti a Dio, alle donne che amiamo, ai nostri padri e maestri, mai di fronte ad una plebaglia informe che tenta di distruggere l’eredità plurimillenaria della Patria europea.
Siamo orgogliosamente europei, eredi della stirpe indo-aria, figli di Cesare, di Augusto e di Carlo Magno, e ne andiamo fieri.