Non sarà l’acqua, ma il fuoco!

 

Non sarà l’acqua, ma il fuoco!

Cade l’acqua dal cielo, compatto e grigio. Si precipita a terra con violenza, fa sua l’aria e l’asfalto. Cade l’acqua, e striscia spostando barriere e misure, e ancora si solleva da terra e con sé solleva ogni cosa. E anche noi saliamo per non restarne inghiottiti, sugli alberi, sui muri, sui tetti, sui piani alti dei palazzi. Impotenti, davanti ad un mare scuro che nasconde la sua forza.

L’acqua è gravità, ci rende pesanti, quando credevamo di essere divenuti leggeri e liberi. L’acqua, talvolta, è dolce rumore, ticchettìo che batte sempre uguale, ritmo di una musica non udibile. L’acqua è scroscio e fragore che rompe e sradica così che tutto si impasta e diviene confuso. L’acqua sposta con impeto brutale; mescola, scompagina l’ordine – che poi forse ordine non è – ma a cui eravamo abituati e affezionati. L’acqua porta a galla le sporcizie e gli affetti, i ricordi e anche i morti. Non fa sconti, non conosce differenze. L’acqua attacca la memoria, la sfida e la resuscita dal cassetto dove riposava quieta.

L’acqua gela e stanca. Entra nelle ossa quasi ad anticipare sensazioni di morte. L’acqua è instabile, fluttuante e ci rammenta il divenire a cui siamo incatenati: mutare e muoversi nei rivoli del tempo. Dall’acqua originiamo, per approdare saldi sulla terraferma e quando guardiamo le onde sconfinate e selvagge dell’oceano un timore ci pervade: che l’indefinito ci inghiotta. Dall’acqua si giunge alla vita, nell’acqua battesimale si rinasce spiritualmente, ma l’acqua ha sapore anche di morte. È acqua sporca, invadente e tumultuosa. Non lava le colpe, non cancella le macchie, al contrario insudicia, si incolla alla pelle e ai muri. Resta lì come un’ombra che non vuole passare, specchio delle nostre sozzure, delle nostre divertite iniquità. È come l’acqua che si getta in faccia ad un dormiente che fatica a svegliarsi; gli occhi cisposi e pesanti. L’acqua è un avvertimento ma non ancora il passaggio finale. Il vento asciugherà i vestiti, il sole seccherà il fango. E poi ancora altre maree, altri torrenti dal cielo, ma non sarà un altro diluvio a rinnovare la faccia della terra. L’acqua porta a galla la sporcizia, ma è necessario il fuoco per purificarla.

Nell’Essere unitario primordiale si è avuta la scissione tra Intelletto e Volontà, tra Sintesi e Analisi, tra Interno ed Esterno. Ma forse che l’uomo è condannato in eterno a vivere questa scissione? Non è invece destinato a ricomporre quell’unità, a ritornare dall’Esterno all’Interno? Qualunque passaggio, qualunque ascesa non può avvenire però senza urto e dolore. La donna partorisce con dolore, ma davanti alla bellezza della nuova vita che ha generato esso svanisce rapido. Ogni attaccamento, ogni falso legame sarà sciolto nelle fiamme che divamperanno ovunque, perché solo il fuoco vince la superbia. Il fuoco consuma, rende puri e distoglie dall’amore verso il mondo che è destinato a passare. Nel fuoco ogni cosa è perduta, perché tutto si conquisti di nuovo. Il fuoco incenerisce le vanità e fa brillare la bellezza nascosta.

Da orizzonte ad orizzonte le tenebre copriranno la terra e alle lame di fuoco della conflagrazione atomica – perché a questo ci stiamo avvicinando con ogni probabilità – si contrapporranno le umili fiammelle delle anime vigilanti, guardiani invisibili che sosterranno i più deboli, nel passaggio. Per quanto terribile e subitaneo, e certamente lo sarà, non possiamo che guardare alla conquista che dopo verrà, infinitamente più grande di quanto ora riusciamo ad immaginare. La tenda di fuoco segna il passaggio che non si può mancare, perché come le fiamme tendono per natura a salire verso l’alto, così è per l’anima dell’uomo. L’acqua cade, il fuoco ascende.

Siamo ancora in tempo per arrestare questa fine, si chiederanno in molti? La risposta è al di là dell’uomo, ma di certo possiamo giungere al momento preparati, e addolcire il grande balzo a quanti faticano sotto il peso, e infine confidare in una specialissima benevolenza dall’alto. Un ultimo avvertimento però è d’obbligo: oltre le fiamme giungeremo “nudi”; non resteranno nazioni, né palazzi, né opere, né libri: una Terra rinnovata per un’Umanità rinnovata. Pertanto, fin d’ora servirà spogliarsi di tutti gli orpelli che appesantiscono la vita di noi contemporanei, orpelli intellettuali soprattutto! Solo chi è umile diviene sapiente, mentre la superbia pseudoscientifica dei nostri tempi ci ha resi ciechi e insipienti. E nella sapienza si mostrerà chiaro il disegno che informa il Cosmo e la Vita, oltre gli sconvolgimenti di superficie, perché «la creazione del mondo è stata un mistero di amore, tutto il Creato è per le vostre anime e per la vostra redenzione».

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