Più dissenteria che dissentire: resoconto Sanremese
Tra le tante occasioni perse nella vita, ho avuto sempre un gran rammarico: il fatto di non saper disegnare. Prendere quella matita o penna stilografica che sia e trafiggere il foglio con sinuose linee fino ad arrivare all’ immagine desiderata: creare una realtà parallela alla realtà stessa o a ciò che si percepisce di essa attraverso una delle più dissacranti opere d’arte vera che all’ Uomo appartiene: la caricatura.
Il mio grande rammarico di non saper disegnare e di arrivare direttamente alla lettura e al giudizio altrui attraverso una vignetta che a differenza di un oceano di parole renderebbe subito e pienamente la parte più oscura dello “schifo” ridendoci anche un po’ perché nulla andrebbe, in un mondo più serio del nostro, preso davvero seriamente.
Sono di quella generazione cresciuta con i falsi paladini del dissenso; all’ epoca ricordo nel mio provinciale Liceo Classico frequentato per mia fortuna per poco, andava di moda la maglietta del “ Che” qualche libro di Levi i film sulla shoah prima di Natale e prima dell’ ufficiale giorno della memoria e quelli di Benigni che aveva un seguito rumoroso per la sua capacità di creare di stupire. Tolto “ non ci resta che piangere “ un po’ “ Johnny stecchino” e “ il Mostro” io da povero troglodita relegato ad una comicità più alla Lino Banfi e all’ Alvaro Vitali questa finta noblesse oblige dell’ arte non l’ho mai compresa a fondo; del resto trovai interessante delle sue considerazioni sul libro “ e l’alluce fu” dove sembrava quasi che lui credesse a ciò su cui faceva ironia e che da buon toscanaccio si potesse trovare qualcosa di genuino nelle sue parole ma… probabilmente non era nè Francesco Nuti nè il buon Ceccherini.
Un “Catone il Censore” che dava il suo contributo rigorosamente alla causa di sinistra (quale poi ancora me lo sto chiedendo avendo conosciuto degni esponenti della parte verace) e che permetteva a noi liceali di “okkupare” tenendo corsi su Kurt Cobain piuttosto che su come indossare la kefiah andando contro più che al ricco ed inutile borghese a quella Repubblica che da quando è nata non ha contemplato mai l’oligarchia democristiana nei suoi “splendidi e poetici” articoli.
Ieri, in quel salotto gender ed emo che è Sanremo il “mito” di noi giovani di quelli più leggeri, visto che quelli più Rock come il sottoscritto, seguivano quell’ altro “campione” della contestazione come fu Piero Pelù, abbiamo assistito alla giusta evoluzione di entrambi in un momento storico in cui –malgrado tutto – sono usciti allo scoperto e abbiamo, dopo i sette chili di sale, imparato a conoscerli o almeno ci hanno provato coloro che hanno ancora un briciolo di onestà intellettuale.
E così dopo il finto minuto di silenzio per le vittime della Turchia e della Siria si è continuato nel mondo di plastica utopicamente organizzato con la “ sorpresa” del presidente della Repubblica e figlia, l’elogio alla Costituzione nella perenne e reiterata condanna del mostro fascismo (nostro inconscio più prossimo) ad opera del burattino di Firenze che ha ricordato al pubblico dei vaccinati come siano belli immensi e giusti gli articoli 13 e 21 della Costituzione (dimenticandosi volente l’articolo 11 forse) quelli a cui l’Italia stessa sembra non far particolare attenzione più e nemmeno in passato troppa ne ha fatta.
“L’Italia ripudia la guerra” ( compresa la fornitura di armi all’ Ucraina ?) e tutti possono manifestare liberamente il proprio pensiero ( purchè sia conforme e a quello loro ) ma il problema è e resta la dittatura fascista che “ ti prende di peso e ti portava via” mentre oggi liberamente ti chiude e ti siringa per farti salva la cosa più preziosa che hai: la vita cosi che tu possa pagare a prezzo maggiorato il gas, l’elettricità e le esorbitanti tasse da libero cittadino tali da includere ovviamente i privilegi degli stessi che siedono quali
“rappresentanti” del popolo…
In tutto questo sfoggio di verità e bellezza non potevano che mancare gli influencer e i necessari profiler entrambi uguali: se la Ferragni sembrava una sorta di Madonna di Tim Burton, i concorrenti, tutti emo e gender ermafroditi non ben definiti nè a livello fisico ma sopratutto non di certo a livello armonico – una lunga interminabile lagna non memorizzabile alla faccia della canzonetta Sanremese da cantare su viale Ceccarini con il gelato in mano d’estate – la persona più autentica e vera che ha reso giustizia a questo 73mo festival è stato Blanco, che probabilmente pagato per ciò e sicuramente non proprio in se, ha trasformato lo stesso in un concerto dei Sex Pistols ( Dio mi perdonerà per questo accostamento!?! ) in quella parabola che la manifestazione è divenuta.: un insulto ad Euterpe.
Insomma, una occasione persa di questi tempi per fare arte ed elevare l’uomo un po’ al di sopra della bestia senza pretendere nulla, senza richiamare nulla ma applicando semplicemente quei meravigliosi articoli – mai applicati davvero -che fanno parte di quella Costituzione di cui tutti parlano ma pochi sembrano avere letto.
E parafrasando un noto libro della Professoressa Dora Liguori qualcuno ci “dica 33“della Costituzione; non abbiamo bisogno di chissà quale cosa eccezionale, vorremmo solo un po’ di sana normalità anche per poter dissentire senza farci venire la dissenteria …
Immagine: https://www.gazzetta.it/