Politica ancora col complesso della “vittoria mutilata”


 

Politica ancora col complesso della “vittoria mutilata”

Quante volte nelle chiacchiere da bar siamo finiti a ripeterci che l’Italia è stata fatta male? Soprattutto continuiamo a dirci stufi di essere considerati un popolo di saltimbanchi e camerieri, d’imbroglioni, ladri e mafiosi.  Gira da troppo tra la gente perbene un senso di rabbia. C’è insoddisfazione nei padri di famiglia ed in tutti coloro che vivono esistenze fatte di spirito di servizio e bene comune. La gente non è più disposta ad accettare di venir vilipesa, osteggiata e costretta a pagare ataviche colpe. La classe dirigente ci ripete a mo’ di disco rotto che “dobbiamo accontentarci perché siamo italiani”, che “abbiamo sempre e comunque debiti col sistema…e che dobbiamo fare i fessi e sorridere”.

 Ricordo che a metà anni ’90 ero a sentire la conferenza di un presidente del Consiglio del centro-sinistra. L’uomo con accento emiliano spiegava a giornalisti e addetti ai lavori che necessita noi italiani si approcci l’Europa con il cappello in mano. Quindi il suo portavoce chiedeva chi avesse domande da porgere all’economista prestato alla politica. Lo scrivente, considerando di aver poco da perdere professionalmente, alzava la mano e ribatteva “ma non le sembra che un opulento ed arrogante tedesco, danese o belga possa sputare in quel berretto e poi sghignazzare di noi italiani”. Di botto si fece il vuoto attorno a chi scrive. I “colleghi” presero le distanze per evitare di compromettersi. Di quella stampa coraggiosa ne abbiamo poi visti tanti fare carriera ed entrare anche in politica a sinistra, destra e centro. Molti di loro sono pure passati da Bruxelles e Strasburgo, ben pagati dagli italiani ma sempre col cappello in mano rivolto alle potenze europee. Questa iattura politica non è di oggi, e nemmeno degli ultimi decenni: è l’atavico complesso della “vittoria mutilata” che rende noi insoddisfatti della classe politica e, purtroppo, degli eletti proni ai poteri internazionali.

 Era stato l’Orbo Veggente (il Poeta d’Italia) a riassumere nella “vittoria mutilata” tutte le nostre insoddisfazioni verso la classe dirigente, sempre pronta a barattare con lo straniero i principi dell’Irredentismo ed i diritti del popolo nel dopo 1918. Avversare i costruttori di una “vittoria mutilata” è il fine politico di noi nazionalisti, di noi interventisti e giammai perdenti reducisti. Del complesso della “vittoria mutilata” è pregna soprattutto l’azione politica di coloro che si definiscono di destra e di centro-destra. Ovvero quella Canea d’urlatori televisivi che, saliti al potere, ci dicono che “necessità rispettare tutte le norme UE”, che “la giustizia funziona e in Italia è uguale per tutti”, soprattutto che non si farà alcuno sconto al popolo in difficoltà economiche, bancarie, amministrative, giudiziarie. I condoni ed i prezzi di favore serviranno per attrarre gli investimenti stranieri, per favorire gli acquisti in Italia di Gates, Musk e mister Amazon. È la storia che si ripete, anche dopo la Grande Guerra, a seguito del Patto di Londra e dell’armistizio di Villa Giusti con l’Austria-Ungheria, ciò che spettava all’Italia finiva in altre mani…francesi, jugoslave, greche.

 Anche Gaetano Salvemini si vide costretto ad ammettere che era stato infranto l’immaginario collettivo della vittoria, che gran parte della società, e soprattutto i reduci, avevano pagato un prezzo alle trattative delle potenze. Il contesto storico certamente è mutato, ma lo scontento nell’opinione pubblica c’è tutto. Il “24 maggio” dovrebbe tornare ad essere il nostro inno da combattenti, perché l’attuale è figlio dell’Italietta acerba, succube e serva: ieri degli accordi fatti dai Savoia ed oggi di quelli siglati dai “democratici” discepoli del Trattato di Parigi del 1947. Noi si sogna una classe dirigente italiana autorevole, che rimetta tutto in discussione, dismettendo i panni da cameriere di Ue, Nato e Usa.

 

Immagine: https://www.costituzione32.it/

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