Sardine – il trionfo del nulla
Nel tempo della rapida ascesa dei fenomeni cosiddetti “spontanei”, si va affermando un nuovo movimento di piazza, o sedicente tale; quello delle Sardine. Un movimento nato dal niente, così ci dicono, che grazie ad un passaparola è riuscito a radunare migliaia di persone nelle principali piazze d’Italia. Nato dall’idea di alcuni giovani laureati, il leader indiscusso fino ad ora sembra essere tale Mattia Sartori, idee poche e in compenso confuse, laureato in Economia e Diritto, scrive per la rivista del RIE (Ricerche Industriali ed Energetiche), società fondata da Romano Prodi.
Non c’è niente di più organizzato di un movimento spontaneo”. In poco tempo il movimento delle Sardine ha conquistato la prima pagina di ogni testata giornalistica e i microfoni dei principali “talk show” televisivi. Mattia Sartori, con la sua faccia d’angelo e le sue parole vuote vola da uno studio televisivo all’altro, ripetendo ossessivamente le stesse parole prive di senso, dalle quali l’unica cosa che si evince, è quanto egli sia privo di una qualsiasi capacità politica nel senso organico del termine, ma viene anche il dubbio assolutamente lecito, che dietro la vacuità di questo nuovo prodotto ittico, ci sia una certa sinistra timorosa di perdere in Emilia-Romagna, il quartier generale del loro comitato d’affari.
Fuor di retorica, il movimento delle Sardine nasce ufficialmente per contrastare la manifestazione leghista in quel di Bologna, quindi contro la candidatura di Lucia Borgonzoni per le regionali in Emilia-Romagna. In realtà, la manifestazione del dissenso non si è limitata alla questione regionale, ma ben presto ha acquisito i connotati di un movimento autenticamente “contro” il sovranismo. In piazza per essere “anti”, vecchia storia, niente di nuovo sul fronte occidentale. La sinistra è sempre stata innamorata della contraddizione ontologica dell’essere anti, quindi del non essere. Lo spiegava molto bene qualcuno che è certamente più autorevole di me, Costanzo Preve, quando parlava della fissazione della sinistra di identificare ogni avversario/nemico come “fascista.” Fanfani fascista, Tambroni fascista, Craxi fascista, Berlusconi fascista, e ovviamente non poteva mancare Salvini.
Ma il ridurre l’analisi della contrapposizione politica a Fascismo/antifascismo, significa non vedere o non voler vedere la realtà oggettiva dell’esistente. Il riduzionismo, non solo in politica, è uno dei semi avvelenati della modernità, e le sardine ne sono l’esempio migliore, o peggiore a seconda dei punti di vista. Un movimento privo di un obbiettivo reale, se non quello di combattere il clima d’odio e terrore promosso (secondo loro) dalla destra sovranista, che evita di fare proposte politiche poiché “non è il nostro lavoro” afferma Sartori, che riempie le piazze dei figli della borghesia, e che in buona sostanza in un Paese in cui l’industria viene smantellata, gli immigrati la fanno da padroni, i giovani fuggono all’estero per cercare lavoro, difende a spada tratta il modus operandi del Governo, e se la prende con l’opposizione. I regimi totalitari del ‘900 in tema di indirizzamento del consenso evidentemente erano dei principianti, in confronto al regime totalitario liberista, se questi sono i risultati.
Il movimento delle Sardine esprime pienamente la necessità umana della “politica”, nel senso della partecipazione alla vita politica della comunità nazionale, perché non dubito che le migliaia di persone scese in piazza abbiano buoni e autentici intenti, ma nell’era della distruzione totale della comunità, della confusione valoriale, dell’inversione gerarchica delle priorità, la piazza delle Sardine diventa una piazza incredibilmente rumorosa, ma dalla quale non esce nessuna parola reale. Il trionfo del nulla, l’espressione più vivida del nichilismo post-moderno. Migliaia di giovani senza futuro stanno protestando contro chi (a modo suo) si oppone al sistema mondialista. È questa una delle immagini più tristi degli ultimi settant’anni.
Appare chiaro che le Sardine sono e saranno un’arma del centrosinistra, ma un’arma a doppio taglio, visto e considerato come la sinistra continua a non essere capace di un’analisi oggettiva della realtà. Infatti, scendere in piazza “contro” Salvini e basta, è il miglior favore che si possa fare a Salvini. Scendere in piazza e non dire una parola sulla tirannia della UE e della finanza internazionale, sulla prepotenza delle multinazionali, sui problemi del lavoro nell’era tecno-liquida, sull’imperialismo americano, significa non aver capito quale sia la direzione della storia, e ancora una volta essere scesi un attimo dalla torre d’avorio sulla quale abitano i radical chic, per ricordarci ancora una volta che i poveri puzzano.
In definitiva, le Sardine ci chiedono di farla finita con l’odio, e io posso essere anche d’accordo, infatti non provo odio verso di loro, ma pena, compassione, pietà, verso una generazione, ovvero la mia, priva di un qualsiasi riferimento culturale, storico, politico, priva di progettualità, alla quale è stato tolto il futuro e anche il passato. Una generazione senza speranza, rinchiusa in un eterno presente fatto di consumismo, vacuità e solitudine.