Scuola: calda, fumante e marrone


 

Scuola: calda, fumante e marrone

E due. Dopo il linciaggio subito da una professoressa del liceo ‘Righi’ per aver esortato un’alunna troppo discinta a procurarsi un abbigliamento diverso da quello in voga di notte sulla Salaria, è stato messo in croce un docente del liceo ‘Orazio’ per aver scritto su Facebook tre righe per ricordare che la colpa è delle famiglie se le ragazze vanno a scuola vestite come delle ‘troie’. Ineccepibile. Elementare. Ma, allora, dov’è il problema? Non c’è. E’ da quasi cinquant’anni, dall’epoca dell’introduzione degli organi collegiali (una palla di piombo ai piedi dell’efficienza amministrativa e dell’efficacia dell’impresa educativa) che lo Stato, infestato dagli apostoli del ‘politicamente corretto’, ha deciso di liberarsi della Scuola, con la complicità dei sindacati confederali che non hanno mai fatto politica sindacale a tutela dei professori, ma solo politica tout court, come ascari al servizio delle Sinistre, o, al massimo, patronato, l’insieme degli atti con cui si sbrigano le pratiche burocratiche,  quelle in cui rimangono  impegolati i tesserati, il banchetto dello scritturale che si piazzava davanti agli uffici dell’anagrafe per soccorrere gli analfabeti.

Non si è mai voluto dire, in modo ‘tranchant’ (non lo feci neppure io tanti anni fa sull”Avanti!’ in un lungo articolo in cui denunciavo i vizi letali contratti dalla pubblica istruzione) che la vecchia Sinistra faceva fatica a dissimulare il proprio odio per la categoria dei professori – quasi tutta gente che proveniva dalla media e dalla piccola borghesia – e che, ad ogni tornata contrattuale, il pauperismo ipocrita  delle tre Confederazioni si manifestava mettendo a confronto – sotto voce, in camera caritatis – le condizioni dell’insegnante, comodamente seduto dietro una cattedra, con quelle del minatore che per sopravvivere doveva scendere sotto terra.

Il numero ha sempre costituito per la categoria dei docenti un handicap gravissimo, ma solo in quanto si combina con la sua incapacità di sottrarsi al controllo dell’establishment, che allora, con la vecchia Sinistra all’opposizione, le imponeva di esulare dall’apprezzamento del merito, e ora, con la Scuola declassata a puro e semplice luogo di intrattenimento (il punto più basso della parabola), la dà in pasto alle peggiori specificazioni dell’opinione pubblica, quella che si é assuefatta alle porcherie di Sanremo, all’imbarbarimento della politica, agli scandali nella Magistratura, ai marinai con le armi addosso che ballano sulle irresistibili note di Jerusalema.

L’episodio in cui è rimasto coinvolto il professore dell”Orazio’ – per altro, un valente latinista- è paradigmatico. Contro di lui si sono scagliati i sindacati confederali, la stampa di regime e l’Associazione Nazionale dei Presidi, nella persona di tale Rusconi, che non perde mai un’occasione per appiattirsi sul Verbo del PD, salvo poi dimenticarsi di tutte le problematiche di indole giuridica ed economica che concernono i dirigenti scolastici, lasciati in balia di sé stessi da un Governo che non governa e da un ministero infestato da inutili cacasenno.

Intanto, che un sindacato additi al pubblico disprezzo un lavoratore e ne invochi il licenziamento – senza entrare minimamente nel merito dei fatti e accontentandosi delle ‘verità’ sciorinate da una torma di minori, per definizione ‘irresponsabili’ – non solo è cosa che non si era mai vista prima, ma è la dimostrazione di come questi mandarini, divenuti allergici ai problemi della gente comune, si siano fatti due calcoli, togliendosi la matita dall’orecchio come facevano i norcini d’antan, e abbiano realizzato che sarebbe valsa la pena di sacrificare un professore – indipendentemente dal fatto che avesse ragione o torto –  a fronte dell’utile che si sarebbe incassato col ricevere il plauso degli idioti. Tanti. Tantissimi. Al fianco dei quali abbaiano i cani ammaestrati dall’Alta Finanza travestiti da ministri, da dirigenti sindacali, da scribacchini, col compito di farli entrare ordinatamente, uno dietro l’altro, nello stazzo dl Pensiero Unico, ed impedire che si disperdano.

Mi colpì molto, di un film di Rosi, ‘Uomini contro’, la scena in cui un piccolo drappello di soldati austriaci che si erano attestati in cima ad uno sperone di roccia, stanchi di ammazzare facile con la mitragliatrice i soldati italiani che salivano allo scoperto, li imploravano di tornare indietro: e loro, gli italiani, imperterriti, continuavano ad avanzare e a morire, la pubblicità della Simmenthal. 

Trovo che ci sia qualche analogia con gli insegnanti che vengono catapultati dal mainstream e dallo Stato – avanti Savoia! – tra le grinfie di questa società abbrutita e intossicata dalle esalazioni del politicamente corretto, incarnato, come in questo caso, dai giornalisti piccoli piccoli di Repubblica e del Corriere.  Ma da soli, poveri diavoli, senza armi, senza uno stipendio decente (gli italiani sono i peggio pagati di tutta Europa e si collocano a parecchie lunghezze di distanza anche dai loro colleghi del Burkina Faso) o addirittura, come nel caso del docente incriminato per aver usato la parola ‘troia’ su Facebook (Oddio! Ohibò! Quale terribile scandalo!), addirittura senza stipendio da quattro mesi: nell’affacciarsi dalla finestra, vede spesso qualcuno a cui deve dei soldi, e non può essere un caso.

Nel ’98, il ministro Berlinguer emanò lo ‘Statuto dei diritti delle Studentesse e degli Studenti’ facendo così intendere – fu l’atto inaugurale del sessismo griffato dalla Sinistra –  che da allora in poi la pallina d’aria della livella si sarebbe spostata dalla parte  degli alunni, e che questi avrebbero potuto disporre di un’arma legale per ‘difendersi’ dalle prepotenze che subivano dai loro docenti: come se non bastassero per questi ultimi gli impedimenti arrecati al proprio ruolo di educatori, ‘lato sensu’, da tutte le scartoffie  che dovevano compilare per ottemperare ai dettami di viale Trastevere, cervellotici e  vuoti come  i versi del Metastasio, e, contestualmente, dalle lunghe riunioni coi genitori  votati negli organi collegiali – sarti, pescivendoli, chirurghi di chiara fama, che di  scuola  e di didattica non capivano niente – ai quali faceva comodo pensare che ‘l’insegnante che boccia, boccia se stesso’, che ‘l’obbligo di capire appartiene all’insegnante ‘, e che se non capisce, va pure menato (come hanno spiegato di recente gli aggressori di un professore di Italiano nei dintorni di Napoli): che, insomma, anche i somari sono, secondo la formula brevettata capziosamente dalle elite, dei  ‘soggetti diversamente abili e diversamente intelligenti‘, quell’avverbio ‘diversamente’, che ha fatto da battistrada alla formula alchemica dell”uno vale uno’ che ha devastato il Paese. Tornando all’episodio che vede come vittima il professore dell’Orazio’, e a quello immediatamente precedente che ha riguardato, suo malgrado, una professoressa del ‘Righi’, molte cose si capiscono. Si capisce, ad esempio, che la lobby sindacale abbia voluto vendicare su di loro la macchia patita dalle perversioni ideologiche del PD.  Lo si sarebbe capito comunque, anche osservando – come faccio io, adesso,  dalla sedia della mia scrivania – la foto di Landini che azzanna una lasagna nel giardino di villa Pamphili, durante l’adunata degli Stati Generali di un paio di anni fa: l’espressione beata (ho verificato, nel continuare a scrivere, che non abbia messo una ‘o’ al posto della ‘a’),  del parvenu che ce l’ha fatta ad entrare nel sancta sanctorum del potere dopo averlo svillaneggiato,  assai meno per convinzione che per invidia.

 Si capiscono le stomachevoli osservazioni dei giornali affiliati al mainstream, come il ‘Corriere’ e ‘Repubblica’: mi stupisco che qualcuno ancora lì legga…

 Si capisce il processo sommario imbastito a somiglianza delle giurie staliniane contro i due docenti da parte dell’ANP (una specie di ANPI, alla quale  è caduta la ‘I’ finale, come cadono i dentini da latte nei bambini che crescono), un’associazione che era nata per rappresentare e risolvere  le complesse problematiche che ruotano intorno ai dirigenti scolastici e che ora svolge altre funzioni, una propaggine inerte della task force del PD che si è sistemata in pianta stabile nei piani alti del Palazzaccio di Trastevere, il chiuahua che scodinzola festoso nei salotti buoni, arf arf,   ma che birba, che birba!

Ciò che proprio non capisco è perché sia mancata ai due martiri (tre con quello di Casavatore) la solidarietà dei colleghi. Un silenzio sepolcrale: quello caratteristico dei vigliacchi e dei morti.   Preferisco, però, credere che si tratta della quiete che annuncia la ribellione. 

Dovete insorgere, cari insegnanti!  Fatelo per voi e per noi. Fatelo per quei quattro mocciosi che oggi vi oltraggiano e vi osteggiano. Un giorno, già grandi, ve ne saranno grati.  

 

 

Immagine: https://www.tg24.sky.it/

 

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