Sport e pensiero forte: la nobile arte

 

Sport e pensiero forte: la nobile arte

La nobile arte, ovvero la boxe, non solo uno sport ma uno stile di vita, una forma mentis, un destino, razionalizzazione dell’istinto ed equilibrio intimo tra corpo e mente, questo rende la boxe una disciplina che afferisce pienamente alla dimensione del nostro “pensare forte”, poiché solo chi ha il coraggio di sacrificare sé stesso, immolarsi nel raggiungimento dell’obbiettivo e nella realizzazione dell’ideale, solo chi osa superare i propri limiti materiali e psicologici, può appartenere alla tradizione storico-filosofica del pensiero forte.

La boxe è prima di tutto dicevamo, razionalizzazione dell’istinto. L’uomo se è tale, lo è poiché ha razionalizzato in ogni ambito (o cerca di farlo), gli istinti primordiali, quelli dell’animale. La boxe viene spesso accusata di essere una disciplina violenta, niente di più falso. Essa è la razionalizzazione della violenza, istinto primordiale dell’uomo, che diviene metodo, stile, tecnica, non solo all’atto pratico, ma anche durante la vita di tutti i giorni, raramente vedrete i pugili, o coloro che praticano altre discipline da combattimento, manifestare atteggiamenti violenti “tout court”; provocare, aggredire, questo perché l’atteggiamento del “bullo” è l’atteggiamento di chi esprime paura e insicurezza attraverso la violenza, che in questi casi ritorna a manifestarti come istinto animale. Il pugilato invece non concepisce paura e insicurezza, sentimenti che vengono inquadrati e metabolizzati giorno per giorno, colpo dopo colpo, finché non vengono sostituiti dalla sicurezza e dalla razionalità nei gesti e nelle emozioni.

Esiste un collegamento intimo tra corpo e mente nella disciplina da combattimento, ogni minimo movimento del corpo, ogni impercettibile respiro, ogni reazione psicologica all’azione dell’avversario, sono collegati e inscindibili a forgiare la tecnica del combattimento, che non è mai perfetta, ma che assolutamente tende alla perfezione. In questo senso la boxe è pura educazione alla bellezza, poiché che cos’è la bellezza se non totalità, intima unione del corpo e dello spirito e restituzione di un equilibrio che è organico, limpido ed elegante? La perfetta coordinazione del movimento, la definizione del corpo, il coraggio e l’ardimento, fanno del pugile o del combattente in generale, un degno erede di quelle necessità ancestrali che furono dei guerrieri del passato, e scolpite sul marmo delle grandi civiltà ci indicano una direzione che oggi, sempre più raramente prendiamo.

La boxe è anche etica del sacrificio, ti insegna e ti obbliga a superare i limiti del tuo corpo e della tua mente, regolarsi con il cibo, limitare gli eccessi, andare a letto presto e faticare. Come gli antichi guerrieri, i combattenti del ring regimano la loro vita, conoscono il loro corpo, si sacrificano giorno per giorno per migliorare sé stessi, con il solo scopo di essere efficaci nei movimenti e lucidi nella mente.

Lo sport da combattimento è forse quello resta di un’antica necessità, la nostra generazione è la generazione senza guerra, indicativamente tutte le generazioni della storia hanno vissuto la guerra sulla propria pelle, il fragorio di spade e scudi, il fischiare dei cannoni, l’umidità e la fame nella trincea. Noi non abbiamo avuto questo privilegio, ci resta fortunatamente la boxe e le altre discipline affini, per colmare la necessità più antica, quella del combattimento. Pensiamo forte, e agiamo forte, facciamo della nostra vita un esempio per le generazioni che verranno.

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