Ultima chiamata, ma Berlusconi è al capolinea
Era il 26 gennaio 1994 quando Silvio Berlusconi scese in campo e cambiò la politica italiana: chi dice in meglio, chi in peggio, ma è innegabile il mutamento, peraltro già avviato da Tangentopoli, che aveva praticamente distrutto tutti i partiti che si erano alternati in Parlamento nel Dopoguerra. Da quel giorno, sono trascorsi venticinque anni e mezzo e oggi si ha, forse per la prima volta in modo così chiaro, la percezione che la parabola dell’uomo di Arcore sia arrivata al capolinea.
Anche l’ultimo appello – quello all’Altra Italia – lanciato dalla Sardegna, con al fianco i suoi figli più grandi e i fedelissimi di sempre, ha il sapore di un tentativo quasi obbligato, ma destinato fatalmente al fallimento. Il partito che ha trascinato a tanti successi il centrodestra in questo quarto di secolo – Forza Italia – è dilaniato dalle lotte intestine e, soprattutto, è caratterizzato da un personale politico quasi comico, tanto che Maurizio Gasparri, in mezzo a tanti nani della politica, appare uno statista.
Basti pensare che Forza Italia non è riuscita a esprimere, quale presidente del Senato, niente di meglio che la bizzosa Elisabetta Alberti Casellati, che già in veste di sottosegretario aveva accumulato gaffe e brutte figure di ogni tipo, a causa della sua arroganza e della sua totale nullità politica.
Sullo scranno più alto di Palazzo Madama, la “Betty”, come la chiamano irrispettosamente nel suo staff, ha esordito cacciando la Polizia di Stato come sua tutela, sostituita con i Carabinieri, cosa mai avvenuta in precedenza. Inutili le rimostranze del Capo della Polizia: la decisione, tra lo stupore generale, è stata mantenuta, così come non è cambiata l’abitudine di far ritardare i voli di linea (quando non sono disponibili quelli di Stato). La signora Presidente ha il vezzo, da sempre, di arrivare tardi in aeroporto, creando disagi non solo ai passeggeri del suo volo, ma a tutto il traffico aereo. E Alitalia, dopo decine di rimostranze degli operatori aeroportuali, ha dovuto diramare una nota, in cui si sottolinea, senza citare la Casellati, che “l’azienda non tollera privilegi e che nessun favore è legittimo, soprattutto se ha un impatto negativo sul servizio”. Un modo elegante per sostenere i dipendenti in subbuglio, perché è difficile “combattere” le prepotenze di chi rappresenta la seconda carica dello Stato.
Ecco, la signora Presidente – ieri nelle terze linee del partito, oggi assurta ai vertici del Paese – è l’ultima espressione dei “berluscones” al potere, anche se sarebbe ingeneroso identificare con lei tutto il berlusconismo, che ha avuto tra i suoi esponenti anche campioni di sobrietà e fini politici, a partire da Gianni Letta. Oggi, però, Forza Italia è ridotta a un misto di ex ballerine o ex soubrette, figli di amici e di amici degli amici, giornalisti caduti in disgrazia, collaboratori del Capo. Tutte persone che, senza una vera guida politica, sono allo sbando.
L’appello di Silvio, insomma, sembra più un atto dovuto che un ammonimento a Salvini, come qualcuno lo ha interpretato: quando Berlusconi vuol farsi sentire da Salvini – lo abbiamo visto – si rivolge al suo amico Putin. La chiamata all’Altra Italia, invece, appare più un favore ai resti di Forza Italia, che hanno capito di non avere più un futuro politico e cercano ogni possibile sponda e alleanza, per avere un seggio anche alle prossime elezioni. Ma sembra davvero difficile che ci sia qualcuno disposto a farsi carico dei vari Cangini, Ghedini, Casellati o Biancofiore. E, sinceramente, non ne siamo dispiaciuti.