Una domanda per Meloni, quant’è lontana Madrid?

 

Una domanda per Meloni, quant’è lontana Madrid?

Succede sempre più spesso di svegliarsi con delle domande che emettono uno strano ticchettio in testa, come nei motori avariati, e di chiedersi se sia il comune senso del pudore, tipico delle persone che temono di rimanere isolate in una moltitudine di geni, a lasciarle senza condivisione e senza risposta.

Qualche giorno fa, ad esempio, mi sono interrogato circa i motivi per cui sui social, negli ultimi tempi, compaiano sempre più spesso delle ricette improbabili a base di merda, e mi sono posto il problema se tutta questa apologia del nuovo che avanza in cucina, preceduto dagli amanti del grillo in polvere, non sia per caso una variante della strategia dispiegata dai ‘poteri forti’ per privarci degli attributi più importanti della nostra identità, che sono il cibo, la casa, la macchina, la famiglia, il genere, o come l’educazione, venuta giù ‘lento pede’, col bradisismo della scuola cominciato più di sessant’anni fa con l’abrogazione delle materie ‘difficili’ e con la riduzione della massa degli insegnanti a proletariato intellettuale, sprovvisto di dignità e di mezzi.

La tavola, quel mobile glorioso, rotondo o quadrato, intorno al quale si svolgeva, nelle ore canoniche, il concistoro famigliare, é stata soppressa dopo la morte del padre, e non c’é quasi più da quando é morta la madre, aggredita dai lanzichenecchi del cheesburgher e dai mangiatori di insetti, che le hanno fatto buttare nel secchio dell’immondizia il vecchio ricettario con la copertina nera risalente ai tempi di checco e nina.

Siamo circondati. Ma la consapevolezza dell’attacco che aumenta ogni giorno d’intensità con la lunghezza del fronte, é circoscritta in piccoli nuclei di resistenza, sparsi qua e là, che sono completamente slegati tra di loro e destinati a soccombere. La questione del bonus del 110 per cento ha oscillato per mesi tra due prospettive di modesto voltaggio, essendo quella tecnica (nel cui ambito si sono mosse le banche, i condomini, e le categorie interessate al rilancio delle imprese edili) e quella politica , di questi ultimi due Governi, un pò troppo anguste per contenere la tragedia di una spoliazione annunciata: quella che verrà operata ai danni dei figli e dei nipoti, oggi disoccupati e sottoccupati, che dovranno migliorare la classe energetica delle abitazioni ricevute in eredità coi coldi che non posseggono. Tutto questo avviene in un Paese di borghi antichi dove la pietra, lucidata dalla Storia, la fa da padrona, in un Paese di preziose spelonche, come a Matera, e di trulli; uno squallido stratagemma pensato dai boiardi di Bruxelles e vidimato dal parlamento europeo, che ci scuoierà vivi, per replicare la Grecia.

L’ipoteca, già messa, sul patrimonio immobiliare, fa il paio con la fissazione al 2035, alla prima data utile dietro l’angolo, del termine per la rottamazione dei veicoli alimentati dal motore termico, e per la loro sostituzione con quelli nati intorno a ad una batteria elettrica, per la cui fabbricazione occorre aver scavato buche ciclopiche in mezzo mondo alla ricerca del litio, abbattuto le attuali catene di montaggio e aver messo in preventivo la sospensione dal lavoro per un tempo indeterminato – come un trapianto di cuore, ma con le competenze di un chirurgo guercio dell”800 – di un’infinità di operai e di tecnici all’atto impegnati nell’industria automobilistica, senza, peraltro, che si sappia quale aspetto assumeranno le nostre città dal momento che vi saranno state installate migliaia di colonnine per l’erogazione dell’energia elettrica: uno spettacolo del tutto simile a quello delle pale eoliche che sono state erette dentro le cartoline del Bel Paese, e quel rumore, di frigorifero da buttare, greve ed insolente, che si espande per chilometri, e che é tanto piaciuto ad una mammoletta come Matteo Messina Denaro.

La casa, il cibo, l’automobile: le vittime designate per l’oggi, di una nuova campagna lanciata dagli araldi del ‘cancel’ culture’ e da tutti coloro che vedono nell’indigenza una specie di corsia preferenziale verso la felicità e la resurrezione dal nulla, ma si dimenticano di marcare la differenza che passa tra le prediche dissennate del Savanarola a favore di una società che, nel privarsi dei propri beni, avrebbe dovuto rinnegare anche la propria storia, e quelle di San Francesco che confinavano invece la rinuncia solo e soltanto nell’alveo delle scelte individuali: cosa diversa dall’odioso tentativo di elevarla a sistema per agevolare, come adesso, la predazione scientifica ed un più efficace controllo sulle masse da parte di un superclub sovrannazionale formato dalle grandi banche.

Il vero dramma sta comunque nel fatto che quest’epoca é caratterizzata da uno spettacolare scollamento tra la volontà del popolo, – che si esprime in teoria col voto ma é a corto di alternative, essendo venuto a mancare, non inopinatamente, l’uso della piazza – e le determinazioni che riguardano la sfera politica, che appaiono sempre meno importanti nella misura in cui danno l’impressione di riverberare il potere esercitato altrove, nel Forum di Davos, nel Bilderberg, nell’Aspen Institute, come degli specchi che restituiscono, riveduta e corretta, l’immagine del nemico acquattato alle nostre spalle.

Il prosciugamento delle piazze, sulle quali ormai si avventurano gli ultimi indiani, scampati allo sterminio da parte dei soldati blu, é dipeso, da un lato, dalla resa – molto ben remunerata – del sindacato, ai detentori del capitale che lo hanno fatto ritornare prestazione servile, corvee, come prima che qualcuno parlasse di socialismo, agli albori dell’800, e, dall’altro, dalla sparizione, senza proclami e senza l’accompagnamento di una marcia funebre – così, alla chetichella – dei partiti tradizionali che si sono chiusi in se stessi, all’indomani del crollo del muro di Berlino, quasi per significare che da lì in avanti il loro unico scopo – senza più un’ideologia o uno straccio di programma al quale fare riferimento – sarebbe stato quello di contendersi il suffragio degli elettori senza tuttavia discostarsi, se non per delle trascurabili sfumature, dall’ombra del Pensiero Unico Dominante.

Il tradimento é la sottile linea rossa che attraversa il primo quarto di questo secolo, almeno qui, da noi, dove il voto é il biglietto che si paga per partecipare al gioco farlocco della democrazia: un voto che tu spingi ancheggiando a destra o a sinistra, come si faceva una volta con la palla del flipper, che finiva sempre lì, immancabilmente nella buca, l’espressione triste di quando ti accorgi che sei entrato nel seggio, ma c’é tutt’intorno la nuda desolazione di un set allestito da Sergio Leone, il frinito della cicala e la salsola che disegna traiettorie arcuate nel cortile che si scorge dalla finestra.

Mi piacerebbe – per cultura e per natura così pessimista – poter credere in molte cose: anche al fatto che la signora Meloni abbia ‘infiltrato’ l’Aspen Insitute e ne sia uscita tutte le volte incontaminata. Di solito, quando uno va al mulino s’infarina, e le brutte compagnie lasciano sempre un segno da qualche parte anche quando uno é convinto di essersene liberato. Temo, cioé, che nella sua azione di Governo il tema della lotta al CO2, tanto caro a tale Gretina e agli azzeccagarbugli di Bruxelles venga liquidato dal suo partito come si si trattasse di un’incombenza di poco conto e non di un’opportunità per denunciare le malefatte dell’Unione, ma ammetto, altresì, di essere scettico sulla proclività dei Fratelli d’Italia e di tutto il loro parentato a combattere col coltello tra i denti l’aberrazione delle quote rosa’, dei grilli fritti, delle automobiline che soppiantano le automobili devastando l’ambiente, del lavoro fatto morire dai sindacati, dell’immigrazione a rotta di collo.

In altre parole, se durerà a palazzo Chigi, incassando i complimenti puranco di Bonaccini, significherà che si é fatta valere, ma dentro il perimetro di questa finta democrazia, e che a Madrid, quell’11 ottobre del ’21, c’era una controfigura: quel meno male che talvolta é tutto il contrario del bene

Torna in alto