Il caso Embraco. Ricardo, ordoliberismo e coda di paglia
Embraco, azienda della multinazionale Whirlpool, ha licenziato oltre 500 dipendenti per riaprire in Slovacchia. Il caso è grave, la sua portata è amplificata dal periodo elettorale. Il ministro Calenda, liberista a 24 carati di profilo radical chic definisce gli azionisti di Embraco gentaglia. Voce dal sen fuggita, probabilmente mentre si guardava allo specchio. Infatti la classe politica italiana è l’ultima a poter fare la morale agli “spiriti animali” del capitalismo. Premesso che l’azienda venne venduta anni fa dalla Fiat – per tre quarti di secolo l’industria più assistita d’Italia – e gli acquirenti accolti in pompa magna e largamente foraggiati dalle istituzioni, i suoi dirigenti non hanno fatto altro che applicare i dettami dell’economia classica, tradotti in norme di legge dall’oligarchia di Bruxelles ed accolti senza fiatare dai politici di destra, di centro e di sinistra.
Fu David Ricardo il primo a teorizzare una sorta di delocalizzazione globalista, raccomandando che si producessero solo i beni non reperibili sul mercato a prezzo inferiore. Con la legge ferrea dei salari, considerò il lavoro una merce come tutte le altre, il cui costo doveva essere limitato al massimo. La retribuzione, secondo il sefardita inglese, doveva limitarsi ad assicurare la sussistenza del prestatore d’opera. Nell’Inghilterra dominata dalle sue teorie, si lavorava per 14 ore al giorno in condizioni bestiali, il lavoro dei bambini era la regola. Dall’ultimo scorcio del XX secolo, sconfitte le ideologie avverse al liberismo, si sta tornando all’ dell’Ottocento. Gli imperativi del liberismo vengono inseriti nelle costituzioni e nei trattati internazionali, diventando la nuova legalità: è il cosiddetto ordoliberismo, ovvero un’ideologia che si fa dominio attraverso gli strumenti giuridici. Di qui il dogma della scarsità monetaria e del potere della finanza sugli Stati, l’imposizione di norme capestro come l’obbligo di pareggio di bilancio e il divieto di sostenere l’economia.
Intanto, Stati come l’Italia incoraggiano le imprese a delocalizzare, accettando di impoverire i loro stessi cittadini. E’ di questi giorni una missione in Albania che porterà altri capitali al di là dell’Adriatico, rendendo più fragile il tessuto produttivo nazionale. Di che parla, dunque, il ministro Calenda, neo iscritto al movimento degli Indignados? L’Italia non ha una politica industriale, naviga a vista vendendo se stessa a pezzi, non riesce neppure a salvare un settore strategico come la siderurgia ( il caso Ilva), consegna le reti di telecomunicazioni alla Francia, si è lasciata imporre l’agenda delle delocalizzazioni dalla Germania, ma oggi Calenda e il governo dei curatori fallimentari Gentiloni-Padoan si stracciano le vesti perché un’azienda ha fatto ciò che l’ideologia dominante prescrive.
Il divieto di aiuti di Stato all’ economia e finanza interna è una cessione di sovranità intollerabile, esattamente come la proibizione di svolgere politiche a debito. Embraco ha semplicemente preso atto della tassazione sulle imprese slovacca, la metà di quella italiana e del nostro costo del lavoro più che doppio, applicando alla lettera le regole dell’economia liberale classica diventate legge. Non è proprio la sinistra politica a impartire quotidiane lezioni di legalità? L’ordoliberismo è la legalità vigente in questo pezzo di mondo!
Le stesse elezioni sono ormai una frusta liturgia tesa ad ingannare i popoli. Chiunque vinca, non cambia nulla, poiché il pilota automatico finanziario ed economico ordoliberista è in grado di bloccare, leggi e trattati alla mano, ogni iniziativa sgradita. Le centinaia di operai piemontesi licenziati da Embraco sono soltanto le vittime più recenti. Le prossime potrebbero essere i loro colleghi slovacchi. Lavoreranno per un magro salario, con la complicità del ceto politico locale, fintantoché da qualche parte del mondo altri produrranno ad un costo ancora più basso, ovvero l’automazione non sarà in grado di sostituirli con robot. Ricardo dixit, le leggi lo consentono, anzi lo ordinano. Carlo Calenda dall’enorme coda di paglia può soltanto abbaiare alla luna in attesa della prossima fuga dal disgraziato paese chiamato Italia.