La crisi fa emergere i lati oscuri dell’economia italiana
Questa crisi epidemica con conseguente crisi economica sta facendo venire alla luce i lati oscuri dell’economia italiana. In queste e nelle prossime settimane il governo sta, lentamente e faticosamente, emanando provvedimenti per sopperire alle perdite di reddito di diverse categorie di lavoratori italiani a causa della chiusura delle attività deliberata l’8 marzo scorso e ancora in vigore, non si sa fino a quando. Se si tratta di dipendenti da imprese la cui attività è stata forzosamente interrotta, si ricorre alla cassa integrazione straordinaria, erogata dall’INPS e anticipata dal datore di lavoro; se si tratta di lavoratori autonomi, quali commercianti e artigiani, si sta pensando – oltre a (brevi) rinvii delle imposte sui redditi a loro carico, anche a riconoscere crediti d’imposta a vario titolo e un fondo straordinario che erogherebbe seicento euro. Vi è poi il mondo delle libere professioni, come ad esempio avvocati e commercialisti, i cui proventi si sono anch’essi interrotti essendosi interrotti dal punto di vista operativo i comparti in cui operavano (tribunali, uffici finanziari, ecc.) per i quali si pensa ad interventi straordinari delle loro casse di previdenza coperti da contributi da parte dello Stato.
Certo, si afferma che gli stanziamenti finanziari sono probabilmente insufficienti, ma comunque qualcosa viene distribuito.
Tuttavia si dimentica che l’economia italiana, da sempre, è caratterizzata da una forte componente del cosiddetto “lavoro sommerso” o “in nero” che sfugge a qualsiasi rilevazione e che costituisce la base di quella ingente evasione fiscale tante volte denunciata e amplificata dalla stampa.
In genere, le persone impiegate nel “lavoro nero” sono persone che lavorano in settori interessati dal blocco delle attività: il piccolo commercio al minuto, bar e trattorie, alberghi, stabilimenti balneari, addetti alle pulizie o ai servizi domestici, officine meccaniche, artigianato vario. Sono tutte attività che tuttavia, pur non versando né tasse né contributi previdenziali, contribuiscono comunque all’economia nazionale tant’è che nel calcolo del prodotto interno lordo si aggiunge ai dati certi (derivanti dai fatturati) un importo stimato di questa economia sommersa. Però tutti coloro che vi sono addetti non possono usufruire di nessuna agevolazione e sostegno economico: è vero che molti di loro percepiscono, abusivamente, il reddito di cittadinanza figurando come disoccupati però si tratta sempre di un reddito aleatorio sottoposto a verifiche e controlli.
Spiace poi dirlo, ma vi è anche un altro settore che questa crisi ha messo in difficoltà, ed è quello dell’economia criminale con i proventi derivanti dallo spaccio di droga, dalla prostituzione, dai furti, dalle truffe, dall’accattonaggio organizzato. Tutto ciò è anch’esso – fortunatamente – in gran parte fermo, causa il controllo sulla circolazione delle persone e la presenza fissa nelle abitazioni: ma chi viveva di questi espedienti o azioni criminali si troverà ora privo di risorse.
Quelle che abbiamo indicato sono attività economiche illecite le quali peraltro fanno comprendere come mai in certe province vi sia contemporaneamente un alto numero di disoccupati, in particolare giovanili, e uno stile di vita abbastanza elevato con possesso di autovetture, cellulari e altri strumenti elettronici, abbigliamento alla moda, frequentazione assidua di locali pubblici.
Sembra che il governo stia pensando di trovare il modo di erogare anche a queste persone una forma di sostegno economico, che potrebbe essere chiamato “reddito di emergenza” o simile: il che però ha provocato delle proteste, perché in tal modo si avallerebbero i comportamenti illegali come l’evasione fiscale, l’omissione contributiva o – peggio ancora – l’attività criminale parificandoli a quelli dei cittadini onesti che fanno il loro dovere tributario.
Le restrizioni imposte dall’epidemia in atto stanno quindi facendo emergere gli aspetti oscuri dell’economia italiana: ci auguriamo che questa esperienza induca molte persone che lavorano e guadagnano denaro in diversi modi irregolari e a volte illeciti ad abbandonare l’oscurità in cui operano per accedere, ottemperando ai doveri ma anche potendo usufruire dei diritti in caso di necessità, alla piena luce dell’economia nazionale.