La gioventù italiana, ignorante e disoccupata
In parte già si sapeva, ma i dati resi noti nei giorni scorsi sulla situazione dei giovani italiani ne rivelano tutti gli aspetti negativi.
Citiamone alcuni:
- la percentuale dei giovani da 18 a 34 anni che vive con la famiglia di origine è il 66,4% che è la percentuale più elevata rispetto ai principali Paesi europei e alla stessa media europea che è del 50%;
- di questi, solo il 34% è occupato a tempo pieno;
- gli inattivi (ossia, che non risultano neanche disoccupati), i disoccupati in senso proprio, i lavoratori precari sono il 32%;
- gli studenti (ossia, iscritti a quale corso universitario ma senza averlo terminato) sono il 41,8%: ma di essi il 7,8% svolge qualche “lavoretto”;
- in termini generali, un giovane italiano su tre con meno di 29 anni è a rischio povertà o esclusione sociale.
Per quanto riguarda poi in particolare lo studio, i dati statistici ci dicono che l’Italia è al penultimo posto per possesso di una laurea: tra i giovani dell’età sopraindicata, essi sono solo il 26,4% contro il 38,8% della media europea. Dall’altro lato della statistica, abbiamo anche un 25,6% che non è diplomato a causa anche dell’elevato abbandono scolastico in età giovanile, pari al 14%.
Insomma, abbiamo un panorama desolante: giovani poco istruiti, in gran parte disoccupati o con lavori precari, costretti a vivere in casa perché non hanno certamente i mezzi per vivere da soli e costituire una famiglia, causa non ultima del forte calo della natalità. E le spese di mantenimento gravano sui genitori e sui nonni, mettendo anche questi loro familiari in difficoltà visti i redditi da lavoro e da pensione non solo bassi ma gravati da forti aliquote fiscali. Ma quali sono le cause remote di questa situazione che praticamente sta distruggendo un paio di generazioni?
A nostro parere, queste possono essere attribuite a due fattori. Il primo è quello culturale, l’irresponsabilità personale creata con il “sessantotto” che ha contestato ogni principio di autorità, d’impegno personale, di merito (ricordate il “6 politico”?), riducendo le qualificazioni e gli esami a mere formalità.
L’altro è l’assenza del ruolo dello Stato, che non solo trascura il mondo giovanile ma contribuisce a non farlo maturare. Citiamo alcuni esempi: le continue riforme dell’istruzione a tutti i livelli per rendere lo studio più facile, meno approfondito, con esami sempre meno impegnativi; l’aumento delle spese per l’istruzione universitaria senza agevolazioni per il merito (riduzioni in base ai risultati conseguiti, borse di studio) e assenza di servizi (case per gli studenti, mense, agevolazioni per l’acquisto dei libri); l’abolizione totale del servizio militare obbligatorio, anche in misura ridotta nel tempo e nei numeri, che avrebbe fornito non solo disciplina e senso del dovere ma insegnato un mestiere utile nella vita civile; la carenza di una politica sportiva di massa che anch’essa avrebbe potuto fornire ai giovani un insegnamento e un impegno fisico e morale.
Oltre a ciò, ovviamente, ci sono le note difficoltà italiane nel campo del lavoro. Vi è la carenza di investimenti e di opere pubbliche soprattutto nel Sud, dovuta non solo alla mancanza di mezzi finanziari ma anche all’ossessione legalista per gli appalti che bloccano in continuazione qualsiasi lavoro avviato. Vi sono poi le leggi emanate negli ultimi anni in materia di lavoro che hanno istituzionalizzato il precariato mentre imprenditori e finanzieri senza scrupoli chiudono e trasferiscono (oltre agli utili) aziende all’estero, senza alcuna penalizzazione
Panorama desolante, dicevamo, che si aggiunge alla mancanza pressoché totale di qualsiasi spinta ideale, di passioni sociali e politiche: quelle attuali sono le uniche generazioni che non hanno partecipato ad alcuna seria lotta popolare per cambiare il sistema. Si limitano a votare per “cinque stelle…”
È quindi quasi naturale che gran parte di questa gioventù italiana che non ha lavoro, non ha famiglia, non studia, non ha ideali si rifugi nella droga e nel sesso senza anima, quasi animale, cercando di sfuggire ad una vita che tuttavia essi dovrebbero avere il coraggio di rivoluzionare.
Il risveglio del mondo giovanile è la principale battaglia culturale e sociale che dovrebbe impegnare le forze politiche nazionali, anche per predisporre una classe dirigente adeguata per il futuro.