Le singolari proposte dell’UE sull’invecchiamento della popolazione
Com’è noto, la popolazione dell’Unione Europea ha un’elevata percentuale di persone con età superiore a 65 anni considerate anziane: per tutta l’Unione essa è del 20,3% mentre il più alto livello lo registra l’Italia al 22,8%. Invece, i giovani d’età inferiore a 14 anni sono il 15,2% in Europa e anche in questo caso l’Italia si caratterizza all’ultimo posto con il livello del 13,2%. Ciò comporta due problemi: il primo, è la progressiva diminuzione delle persone che lavorano incidendo sia sul prodotto interno lordo sia, soprattutto, sulla sostenibilità degli anziani che infatti dipendono in Europa dalla popolazione attiva nella misura del 31,4 (ossia, poco più di tre persone mantengono un anziano): l’Italia, per effetto dei dati su riportati, ha quell’indice al 35,7% (solo 2,80 persone che mantengono un anziano). L’altro effetto è quello dell’insostenibilità del sistema perché i contributi sociali e fiscali a carico delle poche persone che lavorano tendono ad essere sempre più elevati. E poiché, COVID permettendo, le condizioni di vita e lo sviluppo della medicina contribuiscono a mantenere in buona salute gli anziani, l’età media si allunga progressivamente e conseguentemente si approfondisce il divario con la popolazione giovane e con quella che lavora e produce.
La Commissione dell’Unione Europea ha ritenuto opportuno fare una riflessione su questa situazione e il 21 gennaio scorso ha diffuso un “Libro verde” in cui sono esposti dati, analisi, considerazioni e proposte sulla questione. I contenuti del documento, com’è prassi in questi casi, possono essere commentati dai governi, dagli Enti tecnici e dalle parti sociali interessati all’argomento inviando osservazioni.
Tra le varie analisi esposte, vi è quella relativa alla situazione morale e fisica degli anziani. Si rileva il fatto che essi sono spesso soli e privi di assistenza, e questo a causa delle famiglie con pochi figli, della lontananza dei parenti, della crescita del lavoro femminile, dell’insufficienza o assenza delle istituzioni sociali del territorio (pensiamo alle Case di riposo e alle Residenze sanitarie assistenziali, poche e spesso gestite in modo speculativo da persone improvvisate o criminali). A questa carenza il documento europeo osserva che si pone rimedio ricorrendo all’utilizzo da parte di chi abbia bisogno o dei suoi familiari dei cosiddetti “badanti”, persone quasi sempre non qualificate professionalmente e neanche con esperienza pregressa, le quali spesso provengono da altri Paesi sia interni all’Unione Europea (pensiamo ad albanesi, polacchi, rumeni) sia extracomunitari i quali sono il 9% del totale. Evidentemente, si tratta di un rimedio parziale e incompleto, che pone altri problemi, come oneri finanziari e abitativi a carico degli utenti, incertezza sulle loro capacità, sicurezza personale e sociale.
Ma questa sembra essere la linea seguita dalla Commissione Europea per questo problema. Infatti, nelle proposte ritiene che bisogna migliorare la protezione sociale (anche se ammette la necessità di maggiori oneri per la finanza pubblica) e in particolare “incoraggiare l’immigrazione regolare”.
Questa dell’immigrazione sembra quindi essere l’unica soluzione per il problema dell’invecchiamento della popolazione europea! Un rimedio che peraltro, al di là di tutte le problematiche connesse ad esso, è anche ingannevole perché rinvia solo il problema. Infatti, anche gli immigrati invecchiano: ed allora che si fa, s’importano in continuazione nuovi immigrati? Sembra come una vasca che perde acqua: la si riempie aprendo il rubinetto, ma continuerà a perdere fino a quando non si chiude il buco!
E come si chiude? Ebbene, in tutto quel “Libro Verde” non si fa neanche una parola sull’altro problema della popolazione europea, che è speculare all’invecchiamento, quello della denatalità. La si ammette implicitamente laddove si dice che gli anziani sono soli e abbandonati perché le famiglie (la loro, e quella dei loro figli se li hanno avuti) hanno poche persone e quindi non possono accudirli.
Servirebbe quindi una politica di forti incentivi alle famiglie per favorire la natalità la quale avrebbe il duplice effetto di creare nuove generazioni di lavoratori attivi (e più aggiornati, rispetto agli anziani che sono divenuti la maggioranza nella pubblica amministrazione e nella sanità), di ridurre la dipendenza economica degli anziani dalle categorie produttive abbassando quindi il peso degli oneri contributi e fiscali, di migliorare il prodotto interno lordo e – ultima cosa ma non la minore – di ripristinare un rapporto di collaborazione e scambio di esperienze tra le generazioni.
Ma invece si fa esattamente il contrario: massima libertà per gli aborti spesso dovuti solo ad egoismo; propaganda e sostegno per le unioni omosessuali che per definizione non procreano; tassazione rigida sulle famiglie senza adeguati incentivi per le nascite e l’educazione dei figli; scarsa presenza di asili nido e di altri sostegni tecnici per le madri che lavorano. Basterebbe andarsi a studiare quello che faceva l’ONMI, l’Opera Nazionale per la Maternità e l’Infanzia…In realtà, l’unico Paese europeo che qualcosa sta facendo in questo senso è la Francia tant’è che registra la più alta percentuale di bambini d’età inferiore a 14 anni, il 18,5%, che è il 40% più dell’Italia.
La lettura di quel “Libro verde” dell’Unione Europea è quindi assai utile per conoscere quale sia l’orientamento “ideologico” di Bruxelles che non si preoccupa affatto del futuro demografico del Continente ma pensa di risolvere i suoi problemi con l’immigrazione: bontà sua, la vuole però “legale”…