A quando un risveglio dei popoli in Europa?
Le manifestazioni di protesta in Francia e lo sciopero generale che sta paralizzando il paese ci fanno accendere un barlume di speranza. La speranza che si vada avvicinando l’ora di un possibile risveglio dei popoli d’Europa: risveglio che rompa le sbarre della gabbia neoliberista.
L’ispirazione per un riscatto dei paesi europei non può che provenire da est dove già da tempo si è verificato il risveglio dei giganti asiatici, la Federazione Russa, la Cina, l’India, paesi che oggi dimostrano una capacità di rompere l’ordine mondiale di marca anglo USA che avviluppava il mondo.
Oggi, dopo decenni di pratiche neoliberiste che hanno minato le capacità agroindustriali di paesi come la Francia, l’Italia, la Spagna è diventato evidente che l’austerità e l’aumento delle tasse sono le uniche soluzioni che i tecnocrati dell’eurocrazia potranno consentire. Questo perché l’appartenenza all’euro proibisce a qualsiasi nazione di sforare il rapporto deficit /PIL al di sopra del 3%, mentre non esistono i mezzi finanziari per generare credito statale per una ripresa economica.
In altre parole, dal punto di vista delle regole del gioco imposte dalle élites finanziarie, la situazione è senza speranza.
Sul versante orientale dell’Eurasia si può constatare che la Russia e la Cina hanno trasformato con successo l’ordine internazionale utilizzando grandi risorse per investimenti in infrastrutture, fra queste la creazione della “Belt and Road” Initiative che può essere estesa a vari paesi europei. Diventa facile comprendere che, l’agganciarsi a questa iniziativa offre un’opportunità unica per i paesi europei. Potrebbe essere questo l’unico mezzo praticabile per fornire lavoro, sicurezza e crescita economica a lungo termine alla loro gente.
Per seguire questa strada è necessario contrastare i piani dei neoconservatori in Europa di ispirazione atlantista, fra i quali i partiti dei finti sovranisti, che vorrebbero ritornare ad un ordine atlantista chiuso che escluda la possibilità per ogni stato di trattare e cooperare con i grandi paesi dell’est.
Non è un caso che il partito atlantista agiti lo spettro della minaccia russa e della minaccia cinese per impedire ai paesi europei di affrancarsi dalla dominazione americana che oggi non ha più alcun senso.
Piuttosto la élites di potere di Washington cerca con ogni mezzo, dalle sanzioni alle minacce ed ai ricatti, di imporre all’Europa una nuova politica dei blocchi anti Russia-Cina.
La guerra commerciale lanciata dall’Amministrazione Trump contro la Cina e le continue provocazioni contro Pechino, con interferenze sui disordini a Hong Kong e divieto ai paesi alleati di utilizzare le reti 5 G, sono parte della strategia USA di impedire lo sviluppo di un progetto euroasiatico. Fa parte di questa strategia anche l’ostilità manifestata dagli USA al nuovo gasdotto russo Nord Stream 2 che deve fornire gas alla Germania e all’Austria contro cui Washington sta minacciando sanzioni.
Non c’è però molto tempo a disposizione perché il prossimo collasso economico dei paesi europei, stretti fra crisi economica, immigrazione incontrollata, disgregazione sociale, ipoteca finanziaria (vedi il MES), non lascia molta scelta. I leader dei veri movimenti sovranisti hanno un margine di tempo ridotto per fare scelte indispensabili: impugnare i trattati della gabbia neoliberista, in contrasto con le costituzioni nazionali, e affrancarsi dai vincoli atlantisti prima di essere trascinati in nuovi conflitti bellici.
La domanda è se esistano leader consapevoli di quale sia la sfida oggi o se ci siano in giro solo delle controfigure che si agitano sulle piazze dei paesi europei lanciando slogans vuoti e contestando soltanto gli effetti (austerità, immigrazione, precarietà, disoccupazione, ecc.) senza risalire alle cause primarie del disastro in atto.
La domanda attende ancora una risposta e il tempo stringe…