Al vertice NATO la musica è sempre la stessa
La conclusione del vertice della NATO a Bruxelles ha visto le dichiarazioni scontate dei leader dei paesi NATO che dimostrano la posizione aggressiva della alleanza nei confronti della Russia, della Cina e di tutti i paesi che non si conformano con le direttive e le regole fissate dagli USA.
Era quello che si prevedeva: i leader dei paesi NATO hanno lanciato le consuete accuse contro la “minaccia russa”, affermando che “…non ci sarà un ritorno alle normali relazioni tra Mosca e la NATO fino a che la Russia non si conformerà al diritto internazionale.” “Fino a quando la Russia non dimostrerà il rispetto del diritto internazionale e dei suoi obblighi e responsabilità, non si potrà tornare al ‘business as usual’”, si legge nella dichiarazione finale del summit.
Naturalmente il diritto internazionale a cui accennano i leader della NATO è quello che permette all’alleanza Atlantica di aggredire paesi sovrani con pretesti tipo armi di distruzione di massa o diritti umani ma non consente agli altri, alla Russia in particolare, di agire per proteggere i propri interessi nazionali. Le esperienze tipo Libia, Siria o ex Jugoslavia, Afghanisan e Iraq, stanno lì a dimostrarlo.
I paesi europei si sono subito accodati sulle tesi statunitensi portate dal presidente Biden ed hanno dimostrato grande spirito di collaborazione e di servilismo nei confronti del padrone americano.
Si è distinto fra questi il premier italiano Mario Draghi il quale ha dichiarato entusiasta: “(la NATO) è l’alleanza più forte della storia”. Aggiungendo poi: “La Nato è «un’alleanza di valori», «la più vincente della storia», «la pietra angolare della nostra sicurezza». Proprio per questo dobbiamo essere «pronti ad affrontare tutti coloro che non condividono i nostri valori».
In sostanza Draghi si fa partecipe e promotore di una sorta di “lotta ideologica” delle democrazie liberali contro i regimi autocratici, dimenticando che nel vertice era presente anche il leader turco Erdogan, da lui definito “dittatore” e trascurando che i peggiori regimi autocratici sono strettamente alleati degli USA e della NATO, (Arabia Saudita, Emirati Arabi, Barhein, ecc..). Quale sia poi la reale natura delle denominate “democrazie liberali” resta tutta da dimostrare visto che la veste democratica nasconde in molti casi regimi oligarchici.
Draghi si è attardato ad esaltare anche i legami fra la NATO e l’Unione Europea come inscindibili, smentendo quindi la pretesa vocazione pacifica della stessa UE che dimostra la sua soggezione al padrone americano.
Da quanto dichiarato nel vertice, non sembra ci sia possibilità di una convivenza pacifica con quelli che la NATO considera suoi antagonisti, come la Russia e la Cina, ma piuttosto i leader della NATO si sono fatti imbarcare da Biden in una crociata ideologica che ha poca attinenza con la realtà.
Disgraziatamente gli Stati Uniti e la NATO sembrano pronti a prendere una posizione ancora più conflittuale. Nel loro comunicato finale del vertice Nato, la Russia è esplicitamente indicata come una “minaccia”, in netto contrasto con i riferimenti alla Cina come Paese che semplicemente crea ” sfide “.
Le fobie manifestate dalle élite occidentali confermano una realtà ormai nota: hanno compreso che il mondo attuale non è più lo stesso degli anni ’90, caratterizzato dalla disgregazione dell’URSS e dal dominio unipolare USA. Ne consegue che, al di là della fine dell’impunità sulla scena geopolitica, l’establishment dell’Occidente si trova ad affrontare anche la grande sfida degli sconvolgimenti economici globali.
Mentre i leader della NATO proseguono la loro recita, sotto la regia di Washington, si deve ricordare che l’affermarsi del mondo multipolare rimane realtà e il rafforzamento di questo processo è irreversibile.
Tale fattore spiega la resistenza di USA e Regno Unito, quali capofila dell’Occidente atlantista, ad accettare questa realtà ed il tentativo di mettere i bastoni fra le ruote dello sviluppo della Cina e dell’affermarsi di nuovi paesi indipendenti che non vogliono essere assoggettati al dominio anglosassone. La Storia però procede il suo corso e non saranno i leader della NATO a poterne cambiare la direzione.