Cambio di gioco tra la NATO, la Russia e l’Iran
A dieci mesi dall’inizio del conflitto fra Russia e Ucraina, lo scenario internazionale inizia a dare segnali di cambiamento: sembra ormai accertato che tutte le parti in conflitto si sono rese conto della difficoltà di risolvere e terminare militarmente l’attuale conflitto, nonostante i proclami bellicosi di Stoltenberg (segretario NATO), del presidente Biden e del patetico Joseph Borrel, l’alto rappresentante della UE. Segnali di stanchezza provengono dagli alleati europei, in particolare da Francia e Germania dove una buona parte dell’opinione pubblica inizia a richiedere la fine della crisi e si percepisce la trappola in cui l’Europa è caduta per volontà degli Stati Uniti. Questi ultimi sono gli unici che traggono benefici economici enormi dal conflitto e che per questo persistono nel piano di prosecuzione indefinita della guerra al fine di logorare la Federazione Russa.
Sarà per questo motivo che i cambiamenti sostanziali di strategia avvengono sui due fronti che contano: da un lato Washington che inizia a fornire armi a lunga gittata alle forze ucraine, inviando i suoi istruttori militari, pur negando ufficialmente di farlo. Questo ha consentito alle forze ucraine NATO si effettuare attacchi in profondità sul territorio russo, come avvenuto nella base aerea di Engels, a circa 700 Km. dal confine ucraino. Sembra che i circoli oltranzisti a Washington vogliano fortemente un attacco diretto alla Russia con o senza il coinvolgimento della NATO.
Dall’altro lato a Mosca si inizia a comprendere che il conflitto in corso in Ucraina ha cambiato forma definitivamente con l’afflusso di forze della NATO e l’arrivo massiccio di armi letali con effetti a lungo raggio sul territorio russo.
Si è visto che tutte le linee rosse sono state superate dall’Occidente e dalla NATO: le operazioni di combattimento sono già in corso nel modo più attivo sul territorio della Federazione Russa, a seguito delle quali ogni giorno sono attaccati aeroporti, si appiccano incendi nei magazzini e depositi petroliferi, si colpiscono sottostazioni nelle regioni di Kursk, Bryansk, Ryazan e persino di Saratov (a 750 Km dalla frontiera Ucraina). Questo senza trascurare i selvaggi attacchi delle artiglierie ucraine/Nato sulle zone residenziali del Donbass che stanno seminando centinaia di vittime fra i civili.
Una tale escalation della guerra sta portando ad un cambiamento nelle considerazioni dei media russi. Si inizia a diffondere la consapevolezza che la Russia stia subendo da parte della NATO e dell’occidente, un attacco a tutto campo pianificato da tempo con il pretesto della difesa dell’Ucraina, resa di fatto una piattaforma di attacco contro la Russia. Questa consapevolezza è confermata dalle dichiarazioni fatte da Stoltenberg (il segretario della NATO) che aveva riconosciuto il fatto che da otto anni la NATO stava addestrando l’esercito ucraino contro la Russia e, ultimamente, dalla dalla clamorosa confessione della Angela Merkel (gli accordi di Minsk servivano solo a guadagnare tempo per armare l’Ucraina).
Di conseguenza lo stesso presidente Vladimir Putin, sta già ufficialmente affermando che l’operazione speciale (NWO) potrebbe diventare un processo lungo, e quindi non vale la pena aspettare che la guerra finisca nei prossimi mesi. Se è così, la conclusione è che tutta la Russia ha bisogno di unirsi sotto qualche nuova idea che possa portare a una vittoria così tanto attesa. La storia della Russia conosce solo un’idea del genere, e il suo nome è “Guerra popolare o patriottica”.
Quando è in gioco la sopravvivenza stessa della Russia e la lotta diventa esistenziale, quando il nemico vuole la tua distruzione, allora bisogna rispondere in modo unito con tutte le forze e con ogni mezzo a disposizione. Questo è il pensiero comune che oggi inizia a circolare in Russia.
Nel frattempo si nota che questo conflitto ha prodotto effetti su tutta la scena internazionale non soltanto a livello economico ma stanno cambiando anche i rapporti di forza fra le grandi potenze.
Le ripercussioni del conflitto in Ucraina e del coinvolgimento della NATO hanno iniziato ad apparire e ad espandersi nell’arena internazionale giorno dopo giorno.
Queste ripercussioni non sono più confinate solo all’Ucraina e all’Europa orientale, poiché quasi tutto il mondo è stato colpito da questa guerra e lo spettro della terza guerra mondiale si sta avvicinando sempre più.
Una delle più evidenti ripercussioni è la formazione di un nuovo blocco antagonista rispetto all’Alleanza Atlantica. Russia, Cina e Iran, in un unico blocco, sono pronti a dare scacco matto all’Occidente collettivo.
L’emergere del cosiddetto nuovo triangolo nella diplomazia multilaterale è stato registrato dal rappresentante permanente della Russia presso le organizzazioni internazionali a Vienna, Mikhail Ulyanov. Inoltre, non si può escludere che il formato dell’interazione possa espandersi.
Il triangolo, con un eventuale ingresso dell’India, potrebbe presto trasformarsi in un quadrato, sul quale l’Occidente si romperà i denti per quanto conduca tentativi di destabilizzazione interna (vedi la forte campagna anti-iraniana).
A conferma di questo, “Mosca, Pechino e Teheran conducono regolarmente esercitazioni navali nel Golfo Persico e cooperano nell’ambito dei giochi di guerra internazionali. Pertanto, non è necessario formare organizzazioni formali de jure fra Mosca, Teheran e Pechino. Le continue consultazioni tra i tre paesi procedono senza sosta”.
L’alleanza tra Russia, Iran e Cina costituisce un vero incubo per gli Stati Uniti. L’Iran fornisce alcuni armamenti come gli UAV senza pilota alla Russia e potenzialmente alcune tipologie di missili a corto raggio. La Russia contraccambia con l’addestramento dei piloti iraniani a cui a breve fornirà nuovi caccia bombardieri SU-35. Un vero rompicapo per gli USA e per Israele.
Teheran non ha più interesse a raggiungere una intesa con l’Occidente su un accordo nucleare e ottenere la revoca delle sanzioni. Al contrario sia la UE che gli USA hanno intensificato la campagna di sobillazione interna sull’Iran e parallelamente hanno decretato altre sanzioni. Piuttosto molti indizi fanno ritenere prossimo un attacco aereo congiunto di USA e Israele contro l’Iran con conseguenze inimmaginabili.
I guerrafondai neocon di Washington e di Tel Aviv sono impazienti di aprire altri fronti di guerra in Medio Oriente, come nei Balcani, per mettere sotto pressione gli alleati della Russia.
Pertanto, la scelta dell’Iran a favore di Mosca e di Pechino è stata fatta in modo inequivocabile e irrevocabile. L’Occidente ne dovrà tenere conto se vorrà partire all’attacco dell’Iran e potrebbe ritrovarsi presto in guerra anche con Russia e Cina.
Niente è da escludere in questo momento ma è certo che l’elite di potere di Washington non si fermerà davanti a nulla pur di riprendere il dominio unipolare che gli sta sfuggendo di mano.
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