I guerrafondai di Washington vogliono la guerra in Europa. La tecnica della propaganda prima del conflitto


 

I guerrafondai di Washington vogliono la guerra in Europa. La tecnica della propaganda prima del conflitto

Il “Deep State” che guida la politica estera degli Stati Uniti ha deciso di portare il mondo sull’orlo di un grande conflitto con la Russia. Se fino a poche settimane fa si riteneva che l’obiettivo dell’amministrazione Biden fosse provocare una guerra limitata tra Russia e Ucraina, mantenendo fuori gli USA e la NATO, sembra al momento attuale che la situazione sia cambiata.

Non è facile capire cosa sia accaduto all’interno della élite di potere USA, ma è intuibile che il gruppo dei guerrafondai abbia avuto la prevalenza e sospinga l’amministrazione Biden per una guerra a tutto campo. In questo modo Washington e i suoi alleati della NATO stanno creando le condizioni per la guerra tra potenze nucleari, un piano con conseguenze inimmaginabili. 

In questa fase si diffondono false informazioni con le bugie della propaganda. Notizie circa l’imminenza di un’invasione russa dell’Ucraina, smentite da Mosca, si alternano a false informazioni circa un complotto russo per un cambio di regime a Kiev, totalmente destituite da ogni fondamento. Tali bugie servono a distogliere l’attenzione dalle azioni aggressive delle forze NATO, mentre informazioni concrete fanno intravedere la possibilità di una provocazione degli ucraini, addestrati dalla CIA, per avere il pretesto di un attacco delle forze NATO Ucraine contro le Repubbliche del Donbass.

Sarebbe questa la scintilla della guerra, visto che le massime autorità russe hanno già avvisato da tempo che non permetteranno una aggressione contro le repubbliche di Donetsk e Lugansk.

Il presidente americano Joe Biden recita una parte che gli hanno scritto; nel corso del fine settimana si è riunto a Camp David con i suoi addetti alla sicurezza ed ha dichiarato di esaminare “le continue azioni di aggressione russa verso l’Ucraina” che in realtà non esistono. Le operazioni militari russe avvengono all’interno dei propri confini a centinaia di Km. dal confine ucraino.

L’utilizzo di tale propaganda costituisce la politica di sempre degli Stati Uniti e dell’Occidente contro i nemici, utilizzata in particolare in vista di azioni ostili. Lo stesso copione si ripete: una propaganda che precede la guerra.

La propaganda di Washington, ripresa da grandi media, tende a convincere il pubblico, in specie quello europeo, che la Russia è una minaccia e che bisogna difendere l’Ucraina e l’Europa da una aggressione russa.

Come avvenne nel periodo che ha preceduto la guerra di aggressione anglo-americana all’Iraq nel 2003, c’è un’orchestrazione della percezione pubblica occidentale al fine di “fabbricare il consenso” per il confronto, questa volta con la Russia.

L’incitamento alla guerra è smaccato e fa leva sulla paranoia dei paesi dell’Est Europa, sempre avvelenati da rancore nei confronti del grande vicino euroasiatico. Questi paesi vorrebbero trascinare l’intera Europa in una guerra con la Russia e favorire così il piano USA di una disconnessione dell’Europa dalla Russia per evitare il formarsi di un blocco euroasiatico.

Dall’altra parte, nessuno conosce le reali intenzioni di Putin ma, da alcune indiscrezioni, trapela quale sarà la prossima mossa del presidente russo per risolvere a suo favore la crisi con l’Ucraina: bisogna prepararsi al riconoscimento ufficiale da parte della Russia dell’indipendenza delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. 

Il tono duro di Mosca, nelle ultime dichiarazioni, fa pensare ad una decisione già presa e tutti iniziano a temere una “grande guerra”. In realtà se questa ci sarà, avverrà per volere di Washington e non di Mosca.

È l’élite di potere di Washington che aborrisce il formarsi di un potere continentale nell’Eurasia costituito dalla Russia e dalla Cina. È sempre Washington che non tollera una possibile saldatura fra la Germania e la Russia nei progetti di cooperazione energetica, economica e politica.

L’Ucraina è il perfetto motivo di rottura dei rapporti fra la Germania e la Russia e gli Stati Uniti si giocano su questo la subordinazione completa della Germania (e dell’Europa) all’asse atlantico.

La Russia non può tollerare che l’occidente invii tonnellate di armi all’Ucraina e tanto meno che vi installi basi militari NATO con i missili puntati contro le città e le basi in Crimea e nella stessa Russia.

Questo è il fattore che determinerà la prossima mossa di Putin sulla scacchiera: dopo aver ricevuto un rifiuto scritto dall’Occidente di accettare le sue richieste chiave, possiamo prevedere che Mosca avvierà il processo di riconoscimento della sovranità statale delle repubbliche ribelli del Donbass per garantirne “sicurezza e integrità territoriale”.

Si può prevedere un’ondata di reazioni isteriche da parte dell’Occidente accompagnate da altre pesanti sanzioni, oltre a una mobilitazione di truppe NATO e moniti contro la Russia lanciati da Washington, da Londra e da Bruxelles. La Russia risponderà con altrettante contromisure e il blocco Russia-Cina-Iran diventerà sempre più saldo.  L’effetto diretto sarà la morte ufficiale e definitiva degli accordi di Minsk.

La fine di questi accordi, occultata da una finta reazione indignata dell’Occidente, sarà salutata come il minor male, meglio questo che una guerra in Europa. La responsabilità di Kiev e dell’Occidente verrà nascosta e tutte le colpe saranno gettate sulla Russia.

 

Immagine: https://www.cfr.org/

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