I nuovi “colonialisti” al servizio dell’Impero

 

I nuovi “colonialisti” al servizio dell’Impero

Abbiamo assistito nei giorni scorsi ad uno scontro dialettico fra la delegazione USA e quella della Cina, nel corso del vertice in Alaska, che ha segnato un’altra tappa nella scalata verso la guerra fredda tra USA e Cina.

Secondo i propagandisti di Washington, cui si accodano europei, canadesi e anglosassoni, la Cina e la Russia non rispettano le “regole” internazionali. In particolare si rimprovera a Putin come a Xi Jimping, di non essere conformi ai “valori occidentali”: “diritti umani” e democrazia liberale.

Non ci vuole molto per verificare che i denominati “valori occidentali” sono una costruzione propagandistica fortemente ipocrita.

Il modello americano si è distinto per la sua violenza specialmente dopo l’avvento del presidente George W. Bush, quando questi ebbe a proclamare la “guerra  al terrore”. Da quel momento il mondo ha assistito all’aggressione militare degli USA all’Afghanistan, poi all’Iraq, alle prigioni segrete della CIA, alle eliminazioni mirate, ai fenomeni tipo Guantanamo e all’uso della tortura.

Nella fase successiva della presidenza di Barack Obama, questi ha esteso l’uso delle eliminazioni umane, ha autorizzato centinaia di attacchi militari con droni, che hanno ucciso civili inermi, compresi i bambini in Pakistan, in Afghanistan, in Somalia, nello Yemen, in Iraq e anche altrove.  A questi crimini si è aggiunta l’aggressione contro la Libia, un paese sovrano attaccato e distrutto con pretesti inventati. Con l’ingresso alla Casa Bianca di Trump questi si è prodigato nel continuare le pratiche dei suoi predecessori. Tutti ricordano l’omicidio del generale Soleimani e del suo seguito, mentre si trovavano all’aeroporto di Baghdad, in missione diplomatica.

Attualmente l’amministrazione Biden sta esaminando se vuole continuare la politica di uccidere persone in tutto il mondo.

Quanto al discorso delle regole internazionali, bisognerebbe capire quali siano queste regole, visto che presidenti americani hanno ordinato colpi di stato, invasioni e guerre contro paesi sovrani in cui sono morti milioni di persone. Alcuni dei casi più ovvii includono Vietnam, Cambogia, Laos, Indonesia, Brasile, Cile, Guatemala, Congo, Nicaragua, El Salvador, Iran, Iraq (1991 e 2003), Afghanistan, Pakistan, Somalia, Libia, Siria e il sostegno degli Stati Uniti all’Arabia Saudita mentre questa bombarda i civili nello Yemen. Tutte operazioni fatte in violazione delle regole stabilite dalla Carta dell’ONU.

Inoltre non bisogna trascurare una forma diversificata di assassinio indiretto: le sanzioni economiche e l’embargo che privano le persone di cibo e medicine; queste misure sono diventate l’arma principale della politica estera degli Stati Uniti. Centinaia di migliaia di civili sono morti a causa degli embarghi statunitensi.

Questi fatti incontestabili sono sotto gli occhi di tutti.

Gli Stati Uniti pretendono ancora oggi di svolgere il ruolo di poliziotto globale che impone le regole unilateralmente agli altri paesi per tutelare i propri interessi.

Per mantenere il proprio apparato di controllo militare sul mondo, gli Stati Uniti hanno costellato tutto il pianeta di basi militari.

Al fine di consolidare la propria egemonia, Washington ha arruolato i regimi arabi dispotici. Nonostante le spaventose violazioni dei diritti umani attuate dai suoi alleati arabi del Golfo , gli Stati Uniti forniscono a questi regimi l’accesso alle armi più letali per schiacciare il dissenso interno. Inoltre Washington mantiene la sua partnership con Israele, il paese della pulizia etnica contro i palestinesi.

Per quanto l’apparato mediatico, controllato in massima parte dalle elite di potere occidentali, tenda a occultare i crimini e le violazioni commesse dall’Occidente, oggi sta maturando una nuova coscienza in molte parti del mondo che reclama il diritto dei popoli a decidere del proprio destino senza dover subire le angherie e la tracotanza dei nuovi colonialisti al servizio dell’Impero.

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