Il conflitto in Siria arrivato nella sua fase finale
Il capitolo finale della guerra in Siria non è stato ancora scritto ma, quando si analizza quella che era la situazione della Siria circa due anni e mezzo fa, il cambio verificatosi nella correlazione di forze è visibile, un cambiamento che favorisce il governo siriano di Bashar al-Assad, ed in questo è stato decisivo l’appoggio delle forze aerospaziali russe, così che tale cambiamento fa balenare la prospettiva di un definitivo trionfo della Repubblica Araba Siriana nella eliminazione dei gruppi terroristici sostenuti dall’estero.
Si è intensificata negli ultimi due anni l’offensiva dell’Esercito Siriano per eliminare totalmente le forze mercenarie terroriste e si è recuperata la sovranità in quasi tutto il territorio siriano.
L’intervento russo ha segnato la svolta fondamentale nella guerra che ha cambiato l’equilibrio delle forze sul campo. Questo mutato rapporto di forze, in particolare sta dando un chiaro segnale a USA e Israele che poco tempo fa, per bocca dell’allora ministro della difesa Lieberman, avevano dichiarato che il trionfo di Assad è ormai indiscutibile e che bisogna mantenere la tensione fra Israele e la Siria in una situazione mutata dove Israele non solo teme l’avanzata dell’esercito siriano ma soprattutto teme l’avanzata dell’asse della resistenza (Siria-Hezbollah-Iran).
Le rilevazioni sul campo indicano come il recupero di tutti i territori siriani sia dovuto alla forza ed alla determinazione dei combattenti siriani ed alla resistenza del popolo siriano, dopo quasi 8 anni di guerra, oltre che all’aiuto sostanziale e indispensabile delle forze russe, di Hezbollah e delle milizie popolari. Il tributo di sangue pagato è stato altissimo e, sebbene non ci sia un dato preciso, questo non è inferiore alle 500.000 vittime, oltre a migliaia di feriti, mutilati ed immani distruzioni nel paese.
Oggi non si discute più sul fatto del cambio di governo a Damasco o se Assad deve andarsene ma su una nuova costituzione in Siria e sulla ricostruzione del paese. Sarà il popolo siriano a decidere del suo futuro e non le grandi potenze.
Il conflitto in Siria ha rappresentato una grande sconfitta per gli Stati Uniti e per Israele che hanno visto infrangersi i loro piani di spartizione del paese arabo.
Per fronteggiare questa situazione e minimizzarne gli effetti, si sono mobilitati gli esponenti del gruppo di potere USA, da Mike Pompeo a John Bolton, con visite nelle capitali alleate e con riunioni al fine di disegnare un nuovo piano di destabilizzazione, questa volta contro l’Iran, e una politica di aggressione, che ha come obiettivo contrastare l’asse della resistenza, fortificare il regime sionista mantenendo la sua impunità per i suoi crimini, mettere sotto pressione l’Iran, ottenere guadagni economici. Una strategia basata su nuovi piani di destabilizzazione e nuove operazioni di “false flag”.
Da questi personaggi ci si possono aspettare soltanto nuove guerre e deve preoccupare il gran pericolo che rappresenta questa triade (USA-Israele-Arabia Saudita) per tutto il mondo. Il carattere sanguinario della monarchia saudita è già emerso in tutta la sua crudezza con l’omicidio Khasoggi e con il genocidio nello Yemen.
Tuttavia la sconfitta dei piani USA in Siria ha modificato gli equilibri internazionali. Ne sono la prova il rifiuto dei grandi paesi emergenti, dalla Cina all’India ed alla Turchia, di assoggettarsi alle direttive statunitensi in tema di sanzioni e la ricerca di un nuovo assetto multilaterale.
L’Impero USA ha iniziato la sua fase di declino, perde il controllo delle sue vecchie aree di influenza e reagisce in modo rabbioso, con minacce e provocazioni, mentre nuovi scenari imprevedibili si prospettano sull’arena mondiale.