Il fallimento dell’ “accordo del secolo”

 

Il fallimento dell’ “accordo del secolo”

Il nuovo corso della politica dell’Amministrazione Trump con il piano di pace per il Medio Oriente annunciato in pompa magna dallo stesso Trump e da suo genero, l’ultra-sionista Jared Kushner, si è arenato prima ancora di essere presentato ufficialmente.

Il riconoscimento di Donald Trump di Gerusalemme come capitale di Israele e il trasferimento dell’ambasciata americana in questa città hanno causato indignazione nel mondo musulmano. Era stata una mossa fatta da Trump per assicurarsi l’appoggio di Israele e soprattutto della potente lobby sionista all’interno degli USA, essenziale per le elezioni presidenziali del 2020.

Tuttavia le cose non sono andate come prevedeva la dirigenza di Washington e la reazione a questa mossa ha portato a nuovi disordini nei territori palestinesi ed a Gaza, con molte vittime palestinesi. Senza contare le manifestazioni di protesta avvenute in tutto il mondo mussulmano. 

Inoltre va segnalata l’irritazione da parte di alcuni alleati tradizionali di Washington come il regno di Giordania. Neppure gli sforzi diplomatici fatti dai rappresentanti di Washington sui vari paesi arabi della regione hanno consentito di superare la condanna di tutto il mondo arabo e mussulmano, con l’eccezione delle monarchie dei vassalli di Washington nel Golfo Persico, Arabia Saudita, Emirati, Kuwait e Barhain.

Persino i primati delle Chiese cristiane di Gerusalemme si son pronunciati contro la decisione degli Stati Uniti ed hanno ricordato lo status internazionale decretato a suo tempo dalle Nazioni Unite per Gerusalemme, città sacra alle tre religioni che non può essere unilateralmente violato.

Il 14 febbraio 2019, il quotidiano The Jerusalem Post ha riferito che la moschea di Al-Aqsa e la città vecchia di Gerusalemme erano “troppo simboliche, venerate e sacre per i musulmani per permettere ai loro leader di accettare di consentire a Israele di ricevere legittimazione per il loro controllo “.

Per quanto gli Stati Uniti abbiano sempre una posizione di rilievo nella comunità internazionale, questi non possono imporre molte delle loro decisioni, anche alla luce dei disastri che hanno provocato in Medio Oriente ed in Asia centrale. Gli alleati di Washington, sempre più attivamente, stanno tentando di difendere i propri interessi e cercano di seguire proprie politiche.

In questo senso è degna di nota la posizione presa da un certo numero di nazioni nei confronti dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e il lavoro per i profughi della Palestina (UNRWA). Quando gli americani hanno rifiutato di dare un contributo per sostenere il lavoro di questa organizzazione, alcune nazioni asiatiche ed europee hanno risarcito i fondi mancanti.

Sulla base delle perdite già subite, i palestinesi hanno già, in generale, respinto questo piano, in quanto non include alcuna menzione del fatto che Gerusalemme Est sia la capitale del potenziale stato palestinese. Secondo fonti palestinesi, gli americani vorrebbero solo discutere della questione di circa 40.000 rifugiati, che sono sopravvissuti alla guerra nel 1948, e non intendono prendere in considerazione il fatto che il numero complessivo di rifugiati è aumentato fino a 5 milioni in questi anni.

Tuttavia, il tentativo degli Stati Uniti e dei suoi alleati, è di accantonare la questione palestinese, e affrontare la lotta contro l’Iran.

Rimane il fatto che il tentativo grossolano di Washington di unire Israele e molte altre nazioni arabe in un’alleanza contro Teheran, durante la conferenza sul Medio Oriente a Varsavia,  non è riuscito. Il fallimento del vertice è stato ampiamente dimostrato da tutti gli osservatori internazionali.

Gli USA sono disperatamente alla ricerca di nuove alleanze dopo il fallimento dei loro piani ma il loro sistema di minacce e di sanzioni non riesce a cambiare gli equilibri della regione che volgono a vantaggio della Russia e delle forze di quei popoli che hanno combattuto per riaffermare il loro diritto all’emancipazione dal neocolonialismo.

Un siriano ci ha detto: nella nostra storia, nel corso dei secoli, abbiamo cacciato molti invasori dalle nostre terre; cacceremo definitivamente anche questi che si presentano come “esportatori di democrazia”.

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